Sembra una piccola margherita gialla ma non lo è. Anche se appartiene alla stessa famiglia delle asteracee. È possibile osservarne popolose colonie spuntare direttamente dallo spigolo fra asfalto e muri di cinta, proprio come accade al tarassaco (altra asteracea), ma cresce bene anche in terreno libero spingendosi fino a quasi un metro di altezza. SI tratta della lapsana communis, pianta il cui nome è stato impartito nel XVIII secolo dall’onnipresente Carl von Linné, meglio noto come Linneo.
L’origine dell’appellativo lapsana deriva, come spesso accade in botanica, da un termine greco: lapasso, utilizzato dall’antico botanico Dioscoride, con significato di svuotato, scarico in riferimento alle proprietà depurative e lassativa della pianta. La medicina tradizionale attribuisce alla lapsana proprietà emollienti, rinfrescanti, antiglicemiche. Le foglie giovani della pianta sono commestibili e possono essere consumate crude per arricchire un’insalata, o cotte. Il gambo contiene un lattice appiccicoso che secondo la medicina tradizionale può essere efficace contro screpolature e piccoli tagli superficiali. La lapsana è nota anche come “erba delle mammelle” perché sotto forma di pomata veniva un tempo usata contro le ragadi del capezzolo.