In provincia di Lecco la forbice dei redditi è sempre più ampia.
CISL: “Fondamentali contrattazione e servizi”
La provincia di Lecco conta oltre 238 mila (238.398) contribuenti distribuiti
negli 84 comuni per un reddito complessivo dichiarato che supera i 5,8 miliardi di euro
(5.809.465.234). Ma al di là del mero computo numerico, interessante è la redistribuzione
reddituale tra lavoratori dipendenti, pensionati, imprenditori e autonomi. A profilare il quadro è il
MEF, Ministero Economia e Finanza, che annualmente fornisce i dati relativi alle dichiarazioni IRPEF.
“Il dato assume per noi un valore decisivo, consentendoci di leggere più in profondità il contesto della
nostra azione sindacale – dichiara Mirco Scaccabarozzi, Segretario Generale CISL Monza Brianza
Lecco (nella foto) –. Ciò orienta l’articolazione di scelte politico-sindacali a sostegno di lavoratrici e lavoratori,
pensionate e pensionati. Grazie al nostro centro studi Bibliolavoro, abbiamo elaborato alcuni dati a
livello provinciale che illustrano la stratificazione sociale.”
Anzitutto si impone la presenza di un numero consistente di persone con redditi medio bassi e una
ricchezza che si concentra invece in una fascia più ristretta della popolazione. Ciò è palese
considerando i redditi medi: oltre 66 mila euro l’introito degli autonomi, poco meno di 26 mila euro
quello dei dipendenti e poco più di 20 mila euro quello dei pensionati.
Il punto cruciale è però l’incidenza, ovvero quanto pesano le forze contribuenti: i dipendenti del
lecchese (57,3%) incidono il 60,1%, i pensionati (38,8%) per il 32,6% mentre autonomi e imprenditori
(3,9%) per il 7,2%. La forbice, come traspare, si allarga considerevolmente.
Ma tutto ciò, va ricordato, deve essere disposto entro una realtà più ampia: i prezzi al consumo,
soprattutto del comparto alimentare, si innalzano con percentuali più consistenti, cosicché il potere
di acquisto dei cittadini decresce progressivamente. Il ridotto aumento del reddito dei dipendenti
nell’ultimo triennio (+3,09%) che traspare dai dati IRPEF, non regge certo il confronto con gli
aumenti determinati in primis dallo scoppio della guerra in Ucraina.
Infine ma non ultimo vale la pena considerare un ulteriore dato: l’elaborazione che ha fatto
l’Osservatorio Vulnerabilità e Resilienza ci dice che in provincia di Lecco più di un contribuente su
cinque (22%) appartiene alla categoria dei cosiddetti vulnerabili, ovvero coloro che assommano a
redditi bassi anche qualche altra forma di disagio economico o sociale, che li porta ad essere
maggiormente esposti al rischio di scivolamento in povertà ed esclusione sociale, un dato
sicuramente allarmante. Tra i maggiori fattori di rischio emergono il notorio gender gap, la
cittadinanza straniera e l’appartenenza a una famiglia con figli, specie se numerosa e con minori.
D’altra parte risultano essere fattori protettivi l’età più anziana ed il poter beneficiare di un reddito
da pensione, decisamente più stabile nel periodo pandemico rispetto al reddito da lavoro.
Ciò posto, “Per la Cisl - sostiene Scaccabarozzi - l’azione sindacale deve anzitutto fermare la perdita
del potere d’acquisto dei salari. E ciò mediante un’accelerazione nel rinnovare i contratti di lavoro
(alcuni fermi da anni) e un nuovo impulso impresso alla contrattazione aziendale e territoriale.
Vanno inoltre incalzati gli Enti locali, Regione Lombardia in testa, affinché da un lato ci sia una
razionalizzazione delle misure di sostegno al reddito, rendendole più integrate a quelle nazionali. Ad
oggi contiamo circa 60 misure a sostegno del reddito tra nazionali e regionali, ma ognuna di queste
risponde a criteri di accesso diversi, di Isee, di condizioni sociali, di nucleo famigliare. D’altro lato va
rafforzato il welfare di prossimità, ovvero il sistema dei servizi pubblici sociali, sanitari e socio-
sanitari con particolare riguardo per quelli previsti per il contrasto alla povertà”.
Si allegano le tabelle regionali e provinciali elaborate da Bibliolavoro su dati MEF.