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GIALLO, BELLO E VELENOSO

Mercoledì, 02 Novembre 2022 06:58 Scritto da  Elio Spada

I sepali, come si vede nella foto, sono di un giallo cromo brillante e lucido, quasi fossero verniciati. Se ne conoscono più di 1600 varietà, alcune delle quali molto diverse fra loro. Oggi però noi ci occuperemo di una specie spontanea, il Ranunculus acris, che cresce abbondante nei nostri prati. Il nome ha radici greche e latine poiché l'appellativo generico fa riferimento al termine Ranunculus (piccola rana, in greco batracos, [βάθραχος]) dal momento che questo fiore predilige le zone molto umide o acquitrinose, habitat d'elezione di ranocchie e rospi.

L'epiteto specifico trae origine dal lemma latino “acer” col significato di aspro o tagliente, in riferimento alle proprietà leggermente caustiche e irritanti di questa pianticella. L'appellativo binomiale oggi accettato è stato imposto come spesso accade in botanica, da Linneo nel XVII secolo. Il primo ad occuparsene fu Plinio il vecchio, attivo nel primo secolo dell'Era volgare (la nostra), che descrisse il ranuncolo nella sua opera maggiore, la “Naturalis historia” (storia naturale), una colossale enciclopedia in 37 volumi, l'unica giunta fino a noi, nella quale l'autore si occupa di botanica, geologia, medicina, mineralogia, arte ed altro ancora. Bello da vedere, il ranuncolo può però risultare pericoloso. La pianta infatti contiene un principio attivo tossico, l'anemonina in grado di causare avvelenamenti in caso di ingestione. Anche gli animali ne mangiano con difficoltà e solo dopo adeguato essiccamento sotto forma di fieno, quando le tossine sono scomparse per evaporazione. Persino le api e altri insetti non frequentano spesso il calice del ranuncolo le cui foglie e sepali, a contatto con l'epidermide, possono provocare dermatiti e intenso bruciore.

La medicina tradizionale considera il ranuncolo un possibile rimedio contro l'avvelenamento in base al principio (in questo caso molto discutibile) “chiodo scaccia chiodo” poiché l'ingestione di parti del ranuncolo provoca il vomito e quindi l'espulsione delle sostanze tossiche dalla sacca esofagea. Da segnalare infine l'utilizzo di questa erba da parte di alcune tribù di nativi nordamericani i quali impiegavano il ranuncolo come analgesico e come emostatico per bloccare piccole emorragie. Ma in caso di taglietti o abrasioni è molto meglio ricorrere alla certamente superiore efficacia di un apposito disinfettante e all'applicazione di un cerotto.

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Novembre 2022 13:51
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