Sarebbe stato più corretto se il percorso deliberato della giunta della Regione Lombardia avesse atteso il risultato delle discussioni che stanno avvenendo sul tavolo del governo nazionale. Tavolo che sta affrontando e delineando un piano nazionale per la somministrazione dei vaccini. A livello lombardo non c'è stato e non c’è alcun confronto con le organizzazioni sindacali. Sebbene la nostra disponibilità non è mai mancata fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, ancora una volta si pensa che tutto si possa fare senza coinvolgere i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori. Invece sarebbe stato utile affrontare insieme i percorsi e concertare le modalità che garantiscono la maggior sicurezza possibile nel momento in cui i lavoratori decidessero di vaccinarsi.
Chiediamo di garantire la sicurezza complessiva, sia a livello sanitario sia per quanto riguarda la privacy, che a noi nella delibera regionale sembra insufficiente. Ai medici competenti aziendali viene data una alta responsabilità: dovranno garantire e certificare che tutto quello che è necessario per gestire sui posti di lavoro la somministrazione dei vaccini è in grado di rispettare e garantire la salute dei lavoratori. E questo non è di poco conto. Ancora una volta emerge la difficoltà del sistema sanitario pubblico, che si trova ad affrontare i tagli fatti dai diversi governanti del passato.
È necessario riprendere seriamente una discussione vera e una difesa della sanità pubblica. La dimostrazione che i modelli utilizzati per tutelare la salute con il meccanismo dell’autonomia regionale non funzionano.
Fare fughe in avanti non fa bene al Paese.
Il tema della salute deve trovare convergenze con tutti per evitare di lasciare indietro le fasce più deboli, nonché le attività più esposte e quelle che svolgono servizi essenziali. Il governo sta organizzando un gestione centralizzata per vaccinare in modo massivo tutti i cittadini e tutti noi dobbiamo fare la nostra parte per sostenerla.