Bello vero? Sembra una grossa margherita gialla. O, se preferite, un piccolo girasole. È molto comune dalle nostre parti. In questo periodo di inizio autunno popola con vistose colonie le rive del Pioverna dove svettano i suoi lunghi steli che possono raggiungere i tre metri. In cucina è famosissimo grazie alle numerose ricette nelle quali entra come ingrediente ma anche come elemento primario. La parte commestibile di questa graziosa essenza vegetale è la radice la cui polpa, ben pulita e cotta a puntino, assomiglia a una patata dal sapore di carciofo.
Avrete già capito che stiamo parlando del Topinambur, vegetale presente in quasi tutta Europa dai 3/400 metri ai 7/800. Noto scientificamente come Heliantus tuberosus (sì, è stato l’immancabile Linneo a chiamarlo così) è noto in Europa fin dai primi anni del Seicento quando, proveniente dal Canada, fu presentato in un’esposizione a Parigi. Ma i venditori, per motivi di marketing, finsero di averlo importato dal Sudamerica chiamandolo Topinambùr (con l’accento sulla ù), dalla tribù dei Tupinamba. Quando si dice il fascino dell’esotico… Il nome Helianthus deriva dal greco helios (sole) e anthos (fiore). Fiore del Sole, insomma a causa del suo eliotropismo che lo induce ad orientare la corolla sempre verso la luce solare seguendo lo spostamento apparente della nostra stella da est a ovest. Il tubero è molto nutriente e viene raccolto verso la metà dell’autunno o in inverno.
In Germania, precisamente nel Baden-Württenberg, la produzione di topinambur viene utilizzata quasi completamente per realizzare una bevanda alcoolica, il Topi, considerato un ottimo digestivo. Inoltre è un alimento anticolesterolemico e ipoglicemico indicato quindi nella dieta dei diabetici, ricco di sali minerali, potassio, magnesio, fosforo, selenio e zinco. Un grande poeta come Andrea Zanzotto, gli ha dedicato alcuni versi: “Entro i manipoli qua e là sparsi / dei topinambùr lungo gli argini / ogni lustro del giallo si fa intimo / all’autunnale catarsi”.
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Fiori e Piante della Valsassina