Di solito la si può incontrare in montagna, oltre i mille metri, in piccole zolle erbose che supportano tre o quattro fiori di un bel blu intenso. Ma si può presentare anche, come l’esemplare riprodotto nella foto, con rametti lunghi fino a 70/80 centimetri, costellati di fiori lungo la parte terminale della nervatura. Abbiamo fotografato il nostro “soggetto” l’autunno scorso lungo i bordi della strada che porta in Val Biandino, nei pressi del guado di Valbona. La genziana (di questo stiamo parlando) ha una storia antichissima. Ne riferisce addirittura il naturalista ante litteram Plinio il Vecchio secondo il quale l’appellativo genziana deriverebbe dal nome del re Genzio (180 - 168 a. C.) che regnò sull’Illiria, regione nord occidentale della penisola balcanica.
Plinio sostiene anche che Genzio fu il primo a scoprire le proprietà medicinali di questa essenza vegetale le cui radici, ancora oggi, vengono utilizzate per aromatizzare soprattutto la grappa ma anche alcuni famosi amari e aperitivi per i quali viene impiegata una varietà di genziana (ne esistono più di cento) dai fiori gialli (gentiana lutea). L’infuso alcolico ottenuto dalle radici di questa pianta possiede ottime proprietà digestive ed epatoprotettrici. Il sapore intensamente amaro delle radici di genziana è dovuto soprattutto alla presenza di amarogentina, il composto naturale più amaro che si conosca. Maggiori notizie sono reperibili a questo link http://www.radicidigenziana.com/
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Fiori e Piante della Valsassina