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IL GLICINE SBIANCATO PIENO DI SPINE

Martedì, 24 Maggio 2022 06:25 Scritto da  Elio Spada

Un’infiorescenza dai molti utilizzi. Soprattutto officinali e gastronomici. Il fondovalle valsassinese in questa caldissima primavera è abbellito dal candore fitto dei grappoli simili a quelli del glicine che popolano le chiome di questa pianta. Il suo nome scientifico è Robinia pseudoacacia, dato che non si tratta di un’acacia vera e propria, la quale è più simile alla mimosa e produce fiori gialli. Ma entrambe le essenze vegetali appartengono alla famiglia delle fabacee (o leguminose secondo un’altra classificazione). Dunque sono, per così dire, consanguinee. L’appellativo Robinia è stato imposto dal solito Linneo nella seconda metà del Settecento in omaggio al botanico Jean Robin, giardiniere di Luigi XIII e fondatore dell’Orto botanico di Parigi nel XVII secolo. I fiori di pseudoacacia sono profumatissimi e attirano api e altri insetti. Basta passeggiare in questi giorni lungo la pista ciclabile di Introbio per goderne l’intenso aroma.

Inutile dire che il miele di robinia, come quello di acacia, è apprezzatissimo. Ma questo “arbusto” che può raggiungere i 25 metri in altezza, possiede (oltre a un cospicuo numero di acuminatissime spine), numerose qualità. Foglie, fiori e radici, ricchi di fibre, carboidrati e proteine (ovviamente vegetali) vengono ancora oggi utilizzati in erboristeria per rimediare a scompensi digestivi e altri problemi simili. La Robina è inoltre ricca di vitamine (A, B1, B2, B3), calcio, fosforo, sodio, potassio, zinco e ferro. I decotti ottenuti dalle foglie venivano usati come epatoprotettori mentre le tisane ricavate dai fiori essiccati sembra posseggano proprietà sedative e distensive Caratteristiche, queste ultime, analoghe a quelle dell’Acacia vera e propria. I fiori della Robinia possono essere anche consumati fritti con pastella (farina, latte, tuorlo d’uovo e albume montato a neve, sale buccia di arancia o di limone). Ma fate attenzione a non esagerare perché la Robinia contiene anche i tannini che possono risultare tossici se assunti in grandi quantità. Quindi il candore cremoso dei fiori di pseudoacacia è meglio limitarsi ad ammirarlo senza servirne a merenda.

Ultima modifica il Martedì, 24 Maggio 2022 06:31
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