Queste delicate infiorescenze sono conosciute comunemente sotto molti nomi: Mellifoggiu, Mazzetti, Rosone, Stagnasangue e altri ancora. Si tratta dell’Achillea millefolium, erba molto comune in tutta la Valsassina (ma reperibile anche a quote superiori ai 3000 metri) lungo i bordi di prati e sentieri o presso ruscelli e torrenti. In altre parole non dovete allontanarvi troppo da casa per individuare le minuscole chiazze bianche e le sottili foglioline verdi dalla profonda e fitta dentellatura dell’Achillea, il cui epiteto generico affonda le sue radici nella mitologia greca. Pare infatti che Achille, l’imbattibile guerriero acheo che tante stragi portò a termine sotto le mura di Troia, si affidasse alle cure del suo precettore, il centauro Chirone il quale guariva le ferite riportate dall’eroe in battaglia, utilizzando proprio impiastri a base di una pianta che, tremila anni dopo, verrà per questo chiamata, non Chironea o qualche cosa di simile come sarebbe stato forse più appropriato, bensì Achillea.
Colpa (o merito) dell’onnipresente Linneo che, nella seconda metà del XVIII secolo, attribuì a questa Asteracea (una famiglia che comprende più di 20.000 specie diffuse in quasi tutto il mondo) il nome che la comunità botanica ancora oggi accetta di buon grado ma che il pastore luterano Jerome Bock nel XVI secolo aveva già così chiamato. Ma nessuno se ne era accorto. Anche l’appellativo specifico è opera di Carl von Linnaeus: Millefolium, forse perché le fitte, piccole dentellature ospitate da ciascuna foglia, danno l’impressione di un intenso proliferare della fogliazione di questa erba molto frequente lungo l’intero arco alpino e prealpino dove se ne possono incontrare una ventina di specie. L’Achillea non è solo gradevole alla vista ma pare possa anche giovare alla salute. Infatti, soprattutto in passato, i preparati a base di Achillea venivano usati per curare piccole ferite, ragadi, varici e ulcerazioni di varia natura. Sembra inoltre che l’Achillea sotto forma di infuso possa indurre benefici nei confronti di alcuni disturbi femminili come mestruazioni irregolari e sia inoltre efficace nella mitigazione di alcuni problemi digestivi.
Determinate varietà di “erba di Achille” possono essere utilizzate anche in cucina nell’insalata o come ingrediente di preparazioni liquorose mentre in Svezia sono impiegate per aromatizzare la birra. In alcune regioni dell’Inghilterra, infine, l’Achillea polverizzata sostituisce a basso prezzo il tabacco da fiuto. Concludiamo questa scheda con la consueta raccomandazione alla prudenza: se non siete assolutamente sicuri che si tratti di Achillea, non raccogliete alcun fiore né erba ma soprattutto non fatene un uso gastronomico o fitoterapico. Sottoporsi ad una lavanda gastrica non è affatto piacevole. Se proprio non resistete e volete provare direttamente le proprietà taumaturgiche (peraltro molto tenui) dell’Achillea, allora rivolgetevi a un bravo erborista.
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Fiori e Piante della Valsassina