Sembra un puntaspilli in piena azione. Invece è il fiore del salice. O, meglio, di una varietà di salice. Stiamo parlando del cosiddetto salicone la cui fioritura avviene nel tardo inverno. Utilizzato solo a scopi ornamentali, il salicone è comune anche in Valsassina nei pressi di fiumi e corsi d’acqua in genere. Viene anche chiamato “salice delle capre” che sembra se ne nutrano volentieri.
La mitologia greca narra che la capra Amaltea nutrì il piccolo Zeus nascosto dalla madre Rea, divinità del primordiale pantheon ellenico, in una caverna del monte Ida a Creta, dove i salici crescevano rigogliosi. In tal modo il piccolo, futuro capo degli dei Olimpi, evitò di essere divorato dal padre Crono che temeva di essere spodestato da uno dei suoi figli.
Il che, come tutti sanno, accadde e proprio ad opera di Zeus il quale costrinse anche il genitore teofago a rigurgitare tutti gli altri figli che aveva ingoiato. Un tempo il salice veniva genericamente chiamato vimen (vimine). Pare che proprio a causa della distesa di salici che popolava le sue pendici, il colle romano del Viminale (sede del ministero dell’Interno) abbia assunto questo nome.
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Fiori e Piante della Valsassina