L’alberello riprodotto nella foto, scattata un paio di mesi fa all’Alpe di Cova, sui monti di Pasturo, è ben conosciuto dai cacciatori “da piuma”. SI tratta infatti del cosiddetto “Sorbo degli uccelli” o “Sorbo selvatico” delle cui bacche rosse i volatili sono ghiotti. Per questo nei pressi di queste piante si trovano spesso capanni o appostamenti frequentati da chi pratica l’arte venatoria. In Valsassina lo chiamano “Tremei” L’appellativo binomiale, Sorbus aucuparia, è stato imposto nella seconda metà del XVIII secolo, dal naturalista e padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, Carlo Linneo. L’origine del nome generico “Sorbus” è latino e di etimo incerto. Potrebbe derivare dal verbo “sorbere” col significato di inghiottire, ingoiare forse a causa della parziale commestibilità dei frutti.
Ma più probabilmente il termine trova radice nel lemma indoeuropeo “sor-bho” (rosso, scarlatto) anche se non può essere esclusa la derivazione celtica di “sorbo” nel senso di “mela”. Questa essenza vegetale è conosciuta e utilizzata fin da tempi molto remoti. Ne hanno parlato, infatti, autori come il greco Dioscoride Pedanio (I sec.) e il medico romano Galeno (II sec.). I frutti del Tremei contengono numerosi principi attivi fra i quali acido malico (caratteristico delle mele), acido sorbico (utilizzato come antibatterico e conservante alimentare), acido citrico, presente anche negli agrumi e sorbitolo, sostanza zuccherina spiccatamente igroscopica utilizzata spesso come dolcificante alternativo allo zucchero in alcuni prodotti dietetici, dentifrici e colluttori.
Le bacche contengono inoltre flavonoidi, antociani e vitamina C, dotati di potere antiossidante. Ma fate attenzione: i frutti scarlatti del sorbo contengono anche amigdalina, un composto in grado di liberare, se ingerito, acido cianidrico, estremanente tossico per l’uomo. Per queste ragioni le bacche del Tremei possono essere consumate in piccole quantità quando sono giunte a completa maturazione e solo dopo cottura o prolungato congelamento. Secondo la medicina tradizionale il decotto di Sorbo avrebbe proprietà astringenti. Ad ogni modo meglio lasciar perdere il fai da te e, se necessario, rivolgersi ad un erborista qualificato: col cianuro non si può scherzare.
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Fiori e Piante della Valsassina