L’insetto che vedete all’opera nella foto, sta facendo scorta di polline per nutrire la covata in attesa nel favo o nell’arnia. Si tratta di un fiore di Actinidia deliciosa, nota ai più con l’esotico nome di Kiwi i cui “pergolati” sono diffusi un po’ dovunque anche dalle nostre parti. Si tratta di un frutto squisito dal sapore leggermente acidulo (in Valsassina la raccolta avviene fra novembre e dicembre) e dotato di numerose proprietà nutritive, apparso sulle nostre tavole soltanto negli ultimi decenni del Novecento.
Il kiwi, infatti, è una bacca autoctona della Cina meridionale, dove viene coltivato da almeno 700 anni, ed era considerato una vera prelibatezza dai regnanti del Celeste Impero che ne facevano largo uso. Importata nei primi anni del XIX secolo in Nuova Zelanda dal missionario francese, Guillaume Farges, la coltivazione di questa pianta si estese dapprima in Australia e Inghilterra, quindi in Europa. Il nome scientifico Actinidia deriva dal greco ἀκτίς (aktis) col significato di “raggio”, forse a causa dei sottili rami dell’albero adulto che dal tronco si estendono verso l’alto, simili a raggi.
Più interessante l’etimologia del nome comune. Kiwi è parte del termine maori “huakiwi” che tradotto significa “uovo di kiwi”. La forma ogivale delle bacche, il colore marrone e la lanugine che ricopre il frutto e i giovani rami, ricordano infatti l’omonimo uccello privo di ali simbolo della Nuova Zelanda. La polpa di kiwi possiede numerosi elementi nutritivi fra i quali vitamina C (85 mg /100 g), carboidrati (zuccheri), rame, ferro, magnesio e soprattutto potassio, elemento di cui le bacche di kiwi sono particolarmente ricche. Il consumo di Actinidia deliciosa è infatti indicato, per evitare il rischio di crampi, agli atleti e a chi svolge attività fisica prolungata. Dal momento che i fiori producono polline ma sono quasi del tutto privi di nettare, non ne viene ricavato miele monofloreale. Va sottolineato, infine, che l’Italia è uno dei massimi esportatori al mondo di kiwi dopo Cina e Nuova Zelanda.
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Fiori e Piante della Valsassina