Si mostrava con timido silenzio ai margini del bosco. In lontananza le nevi della Grigna riflettevano sui tetti fumanti di Pasturo e sul bosco, la luce di un sole ancora tiepidamente indeciso. E, intorno, lungo lo sterrato della “Spinera” molti altri capolini bianchi a tre petali si sforzavano di proclamare la fine, pur lontana, dell’inverno. È il primo bucaneve che incontro in questo strano gennaio avaro di neve. Lo chiamano, quelli che se ne intendono, “Galanthus nivalis.” L'appellativo generico composto "Galanthus" deriva dal greco γάλα (latte) con riferimento al colore bianco del fiore mentre il lemma "anthus" (dal greco ἄνθος, anthos) significa "fiore". Il termine specifico "nivalis" è latino e sta per "della neve" o "niveo."
Dunque "fiore della neve" a indicare che il Bucaneve spunta proprio dalla neve (quando ce n'è) e annuncia che il Sole ha iniziato da tempo a riprendere la sua scesa verso lo zenith. Alcuni lo chiamano "stella del mattino" poichè annuncia il "mattino" del nuovo anno ed è simbolo di speranza e purezza. Attorno al Bucaneve sono nate alcune leggende e si celebrano festività come la Candelora (2 febbraio) che ricorda la presentazione di Gesù al tempio. Anche cosiddetti pagani ricordano il Bucaneve in occasione di "Imbolc", antica festa celtica che cade il 1 febbraio, a mezzo fra il solstizio d'inverno e l'equinozio di primavera, celebrata ancora oggi in versione cristiana nel giorno di S. Brigida, regina di Svezia vissuta nel Trecento.
Si narra che i primi Bucaneve siano spuntati ai piedi di Eva, come angelica consolazione, dopo la cacciata da Eden. Il Galantus gode anche di una citazione omerica. È presente infatti nell'Odissea come antidoto somministrato ad Ulisse contro il veleno di Circe.
Il Galanthus trova un suo spazio anche in medicina poichè la "galantamina" contenuta nella pianta sembra possa avere effetti positivi su alzheimer e sclerosi multipla.
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Fiori e Piante della Valsassina