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IL GRANDE ALBERO MILLEUSI

Martedì, 14 Febbraio 2023 08:19 Scritto da  Elio Spada

Chi frequenta con una certa assiduità sentieri e boschi prealpini avrà certamente riconosciuto il gruppo di alberi i cui tronchi potati alla base sono riprodotti nella foto scattata nei pressi della baita di Daggio. Si tratta di “Fagus sylvatica” comunemente chiamato Faggio, una delle specie arboree in assoluto più frequenti sulle Prealpi orobiche fino a quote di circa 1800 metri. Tutti, in Valsassina, conoscono il decano locale di queste piante, il cosiddetto Fo de tée, plurisecolare albero dalle dimensioni colossali, purtroppo giunto da tempo a inarrestabile decadenza, la cui antica imponenza è ancor’oggi presente a dimidiare il tratto di sentiero che conduce dalla Séra al rifugio Buzzoni, meglio noto come Mota. Il termine generico “Fagus” è di origine latina ma deriva dal greco “phēgós” (φηγός) che indicava un genere di quercia dalle ghiande commestibili.

Il faggio, appunto. Storicamente interessante il termine tedesco “buche” (faggio) dal momento che, durante il Medioevo, tavolette di faggio venivano usate non solo come copertine rigide (spesso rivestite in cuoio) a protezione dei libri (tedesco: buch; inglese: book) costituiti da pagine di preziosa pergamena, ma anche come fogli lignei poiché “…le tavolette per scrivere erano di faggio. “Barbara fraxineis pingatur runa tabellis” (la runa barbara sia tracciata su tavolette di faggio) scrive nel IV secolo il vescovo e poeta Venanzio Fortunato”. Ricaviamo questo particolare dal saggio di R. Greaves “La Dea bianca” (pag 45; Adelphi, 1992). Del faggio, come del maiale, non si butta via quasi nulla: legno, corteccia, frutti e radici sono tutti utilizzabili per diversi scopi. Innanzitutto si tratta di una pianta che fornisce un’ottima legna da ardere che produce poco fumo e mantiene a lungo la fiamma. Inoltre il faggio viene impiegato in falegnameria per la produzione di parquet, mobili, sedie, piani di lavoro, giocattoli e utensili da cucina grazie alla elevata densità e compattezza del legno.

Per quanto riguarda gli utilizzi fitoterapici ricordiamo il decotto di corteccia che secondo la medicina tradizionale ha proprietà febbrifughe; e il decotto ottenuto dalle radici ancor giovani che sembra possedere capacità anticonvulsive. Inoltre dalla distillazione del legno di faggio si ricava il creosoto impiegato in passato come disinfettante. Da segnalare anche l’impiego alimentare del Faggio i cui frutti, dai quali deve essere rimosso il guscio velenoso, possono essere arrostiti e consumati come castagne o mandorle mentre tostati vengono utilizzati come surrogato del caffè. Dai semi si estrae anche un olio alimentare usato anche come combustibile.

Ultima modifica il Martedì, 14 Febbraio 2023 08:23
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