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Pubblicato in Cultura

DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA DOMENICA DI PENTECOSTE

Domenica, 28 Maggio 2023 14:07 Scritto da  Don Gabriele Carena

Il Vangelo di oggi e quello che celebriamo in questa domenica di Pentecoste nascono dalle parole di Gesù: “Non vi lascerò orfani”. Gesù usa l’immagine dell’orfano per esprimere la nostra condizione se fossimo senza di lui; e poi quella condizione nuova, ignorata dal mondo, che consiste nell’essere accolti nella comunione di Gesù e del Padre mediante il dono dello Spirito Santo. Anzitutto pensiamo alla desolazione di chi rimane orfano. E’ un taglio profondo delle proprie radici, specie se si tratta di bambini o di ragazzi: tagli le cui conseguenze spesso si prolungano nella vita e possono segnarla perfino drammaticamente.

Il Vangelo di domenica scorsa esprimeva bene la tristezza dei discepoli di Emmaus per avere perso Gesù.

Ma oggi Gesù continua con una promessa: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore che rimarrà con voi per sempre”.

Ripensando all’immagine del bambino orfano è come se un nuovo papà e una nuova mamma si avvicinassero a lui e lo accogliessero totalmente come proprio.

Nel nostro rapporto con Gesù è così che si compie la sua promessa: come quella mano di papà e di mamma data a quel bambino ha generato in lui la certezza, invisibile ma estremamente reale, di essere amato e accolto in una nuova famiglia, così parole e gesti di Gesù generano in noi la certezza di essere accolti e amati come figli nella vita stessa di Dio, resi partecipi dell’amore che unisce le tre persone della Trinità: è questo il dono dello Spirito Santo.

Sembrano cose tanto lontane dalla concretezza della vita, anche della stessa vita cristiana.

Forse perché abbiamo sostituito il nostro fare con l’opera di Dio in noi, mentre è Lui il vero costruttore di unità e di pace.

La festa di oggi segna la nascita di quella nuova fraternità che è la Chiesa: non risplende ancora della sua vera bellezza perché ha ancora bisogno di essere liberata da tanti nostri intralci personali, fino a quando, umili e perdonati, vivremo in essa con gli stessi sentimenti di Gesù.

Sentire l’accortezza dei suoi gesti e della sua voce: “Come ho fatto io, così fate anche voi”, “Come ho perdonato io, così perdonate anche voi”, “Come io sono stato servo tra voi, così siate anche voi”, è lasciare che lo Spirito susciti in noi sentimenti e gesti sinceri di umiltà e di pace, come sono stati quelli di Gesù.

Solo così la Chiesa non avrà bisogno di propaganda perché sarà più libera e bella; in essa la fraternità sarà un po’ più vera; vi si potrà provare perfino un po’ di gioia.

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