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Pubblicato in Cultura

DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA SESTA DOPO PENTECOSTE

Domenica, 30 Giugno 2024 07:58 Scritto da  Don Stefano Colombo

Quante cose belle troviamo nella Parola di Dio di questa domenica. Forse troppe…ne scelgo qualcuna Mosè, Mose! Chissà che emozione sentirsi chiamare per nome da Dio nel silenzio del deserto mentre era in compagnia solo di un gregge di pecore. Che bello sapere che Dio ci conosce nel profondo, vuole avere a che fare con noi, siamo importanti per lui, ci conosce per nome, conosce il nostro cuore, sa che cosa c’è nel nostro cuore.

“Io ci sono” questo è il nome di Dio, così risponde a Mosè che glielo ha chiesto. Risponde con un verbo Dio e questo verbo può essere tradotto così: “Io ci sono per te, per voi”. E’ un verbo che contiene il presente di Dio, ma anche il passato, anche il futuro di Dio: per te c’ero, ci sono, ci sarò. E’ un verbo che apre alla considerazione di ciò che Dio ha fatto, fa e farà per noi. Ad esempio: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa”. Che bello avere a che fare con un Dio di cui possiamo dire con certezza: c’è, ed è tutto per me, per noi!

“Sono venuto ad annunciarvi il mistero di Dio, io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso”. È bello associare a Dio la Parola “Mistero”. Non perché dice che Dio è incomprensibile ma perché dice che non lo si finisce mai di conoscere, non si finisce mai di meravigliarsi nello scoprire pian piano com’è e quanto ci ama. Sostare davanti a Gesù crocifisso è lasciarsi avvolgere da un amore che non si finisce mai di comprendere, che diventa sempre più luminoso, trasformante e sbaragliante.

Infine è bello sentirci dire da Gesù che dobbiamo imparare da lui soprattutto due cose, difficilissime ma davvero possibili a tutti. La mitezza e l’umiltà. “imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Sono cose che ci chiedono di togliere e non di aggiungere. Se fossero cose che ci chiedessero di aggiungere ci troveremmo prima o poi a fare i conti con qualcosa di impossibile da realizzare, dovremmo essere particolarmente forti, coraggiosi, capaci, intelligenti, esperti, fantasiosi, super eroi. Invece la mitezza e l’umiltà ci chiedono di togliere e questo è a volte molto difficile ma sicuramente sempre possibile. Togliere la violenza; il pretendere; il desiderio di apparire, di emergere, di mettersi al di sopra degli altri. Togli e si crea spazio solo per tutto ciò che è bello e buono e rende davvero beati, felici e affascinanti così che anche altri inizino a dedicarsi all’arte dello “sgombero”.

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