I giudei si sono lamentati con Gesù rimproverandolo di questo…”perché ci tieni nell’incertezza, perché non ci dici chiaramente se tu sei il Cristo, il messia?” Gesù si era obiettivamente rivelato/velato con loro. Si era descritto con immagini: bel pastore, porta dell’ovile, luce del mondo, verità, via, vita, pane di vita eterna…; aveva compiuto dei “segni” tutto per interpellare la libertà degli uomini, per smuovere cammini di ricerca, per accogliere domande, provocazioni, verifiche. Gesù si rivelava e si nascondeva, chiedeva fiducia, disponibilità a rischiare, chiedeva conversione, disponibilità ad accogliere novità.
Confermava tanti aspetti della religiosità ebraica, quella dei suoi interlocutori, e nello stesso tempo inquietava con il suo modo di viverla, di interpretarla. Basta pensare a come viveva il comandamento del Sabato. Per comprenderlo occorreva seguirlo ma loro volevano ancora conferme da parte sua per poterlo fare.
Ecco perché la richiesta di sciogliere in loro l’incertezza.
E noi? Gesù ci tiene nell’incertezza?
Mi viene da dire che l’incertezza può benissimo andare a braccetto con la fede perché potrebbe essere segno della obiettiva fatica a compiere il “salto della fede”. La fede è e sarà sempre un atto libero, non obbligato da evidenze indiscutibili. E’ sempre fiducia, affidamento, abbandono, rischio. L’incertezza è motivo di ricerca, di domande sempre nuove.
A volte però l’incertezza può essere segno di un cammino non compiuto per negligenza, pigrizia, e troppi timori.
Ascoltiamo la parola, riconosciamo la voce dell’innamorato che ce la offre, sappiamo di essere conosciuti per nome, di essere amati, abbiamo anche già sperimentato che seguendo Gesù bel pastore siamo stati condotti a pascoli di erbe fresche e a sorgenti che dissetano, abbiamo già toccato con mano che l’essere veri discepoli di Gesù dona pace, gioia, pienezza di vita.
Eppure spesso ce ne stiamo comodi nell’incertezza, è un alibi fantastico per rimanere dove siamo, per non comprometterci, per non rischiare, per non andare controcorrente, per comodità, per custodire interessi, piaceri, per trovare attenuanti ai nostri errori o peccati.
Un ultimo pensiero. Può sembrare strano. Chi è uscito dall’incertezza tra i giudei ha deciso di “eliminare” Gesù in nome di certezze che non volevano assolutamente mettere in discussione, certezze teologiche, certezze di tradizione, certezze di buon senso. A volte l’incertezza è più buona della certezza.
È la festa della dedicazione del nostro duomo. Mi ritrovo questa semplice suggestione: il duomo e le nostre chiese sono un grande segno nella loro semplice presenza. Un segno che dice che c’è qualcuno che custodisce con trepidazione e santo timore la certezza che Gesù è il Signore, il messia, il salvatore, colui che fa nuove tutte le cose, colui che veramente può offrire salvezza e pace. C’è qualcuno che dice al mondo Gesù è qui, è con noi, e ha a cuore la sorte del mondo. E’ in mezzo a noi per offrici vita, bellezza, gioia, pace….lasciamoci attirare da lui.