NADEF: PREOCCUPAZIONE DEI SINDACATI PER IL RALLENTAMENTO DELL’ECONOMIA E L’AGGRAVARSI DELLE DISUGUAGLIANZE
Il commento del Segretario Generale della Cisl Monza Brianza Lecco, Mirco Scaccabarozzi
La Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF) 2022 del 29
settembre scorso, muove dal dato che registra i sei trimestri di crescita superiore alle aspettative
dopo la profonda recessione del 2020, avanzamento che nel secondo trimestre di quest’anno ha
portato il PIL a superare di 0,6 punti percentuali il livello medio del 2019, con una ripresa sostenuta
dai consumi, dagli investimenti e dalle esportazioni e, nei mesi più recenti, dal turismo.
Questo ha avuto un impatto positivo sull'occupazione, che secondo l'indagine Istat sulle forze
lavoro, in giugno e luglio è risultata superiore ai 23,3 milioni, mentre il tasso di disoccupazione in
luglio è calato al 7,9%, il livello più basso dal 2009 a oggi. Tuttavia manca del tutto nella Nota una
analisi della qualità dell’occupazione. Basti pensare che solo sul nostro territorio, sia a Lecco che a
Monza, nel periodo compreso tra maggio e settembre ben oltre il 70% delle entrate sono state a
termine, a tempo determinato o mediante altri contratti con durata predefinita, come risulta dalle
rilevazioni del Sistema Informativo Excelsior.
Nonostante il consuntivo positivo, le prospettive economiche non appaiono favorevoli, a causa del
peggioramento della fiducia delle imprese e della flessione di diversi indicatori congiunturali. Sono,
infatti, in rallentamento l'economia europea e quella mondiale, con segnali di inversione del ciclo
economico a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia e dell'aumento del tasso di inflazione che
ha indotto molte banche centrali ad adottare politiche monetarie restrittive. Anche la BCE, sia pure
solo dopo alcuni mesi, ha seguito la via iniziata dalla Federal Reserve e dalla Bank of England.
L'aumento dei prezzi dell'energia ha prodotto, dopo dieci anni di avanzi della bilancia commerciale,
un saldo negativo che comporta un trasferimento ingente di risorse verso i Paesi produttori di
energia fattore che evidenzia, come sostiene la NADEF, l'urgenza della transizione ecologica. Nei
primi sette mesi del 2022 si è registrato un disavanzo di 13,7 mld, contro un surplus di 37,5 nel
2021, frutto di un disavanzo energetico passato da -19,4 a -60 miliardi.
Per effetto dell'inflazione si è registrato un aumento oltre le previsioni delle entrate dello Stato,
utilizzato per finanziare i vari provvedimenti varati in corso d'anno per calmierare gli effetti negativi
dell'aumento del costo dell'energia su famiglie e imprese, senza modificare l'obiettivo
programmatico di indebitamento netto. Gli interventi calmieratori di bollette e carburanti e gli aiuti
alle famiglie nel 2022 ammontano a 57 miliardi, pari al 3% del PIL.
In merito al PNRR, la NADEF sottolinea come la sua attuazione stia procedendo secondo le tappe
concordate con la Commissione Europea che ha dato il via libera all’erogazione a favore dell’Italia
della seconda tranche di contributi e prestiti per 21 miliardi relativi ai 45 obiettivi conseguiti nel
primo semestre dell’ anno, alcuni dei quali riguardano progressi nell’attuazione dell’importante
agenda di riforme contenute nel Piano, in particolare in materia di giustizia, pubblica a
amministrazione e appalti. Significativi avanzamenti sono stati registrati, inoltre, per il
conseguimento dei 55 obiettivi da completare entro il secondo semestre dell’anno in corso.
L'inflazione al consumo, sensibilmente più alta rispetto alle previsioni del DEF, mostra una traiettoria
progressivamente discendente. Sotto la spinta dei beni energetici e alimentari l'inflazione ha
continuato a salire raggiungendo il 9,1% tendenziale ad agosto.
La crescita dei prezzi energetici e dei prodotti alimentari si è via via estesa agli altri beni portando
l'inflazione di fondo al 4,9% tendenziale ad agosto. La previsione della NADEF è per un inizio di
discesa dei prezzi nella parte finale dell'anno.
Il saldo primario, ovvero la differenza tra le entrate e le spese delle amministrazioni pubbliche,
escluse le spese per interessi passivi passa dal -3,7 del 2021 al -1,1 del 2022, con un risultato
migliore rispetto al -2,1 previsto dal DEF. Complessivamente, pertanto, l'indebitamento scende dal
-7,2 del 2021 al -5,1 del 2022 rispetto al -5,6 indicato nel DEF. Questo offre spazio per un intervento
di circa 10 mld entro la fine dell'anno senza produrre nuovo deficit e senza necessità di chiedere
autorizzazione al Parlamento come necessario in caso di uno scostamento.
Anche nel 2023 la Nadef presenta una previsione di indebitamento netto inferiore a quanto previsto
dal DEF, -3,4 contro -3,9. Pure in questo caso si apre uno spazio di intervento di circa 10 miliardi
senza aggravare il deficit. Il nuovo Governo parte quindi con una riserva disponibile di 10 miliardi.
Il rapporto tra debito e PIL è previsto scendere dal 150,3% del 2021 al 145,4% del 2022 e poi al
139,3 del 2025, a livelli di circa 2 punti inferiori a quelli previsti dal DEF.
Il documento, nei fatti, è una fotografia della situazione attuale e fornisce una previsione
moderatamente ottimistica, soggetta a variabili non del tutto certe. Se i 10 mld che i dati di finanza
pubblica rendono disponibili per i mesi restanti del 2022, potrebbero essere considerati dal
Governo, con qualche sforzo sufficienti, non lo sono certamente quelli indicati per il 2023.
Va infatti considerato che, a prescindere da nuove misure prospettate in campagna elettorale, sono
da rinnovare le misure contenute nei vari decreti approvati nel 2022 per sostenere le famiglie e le
imprese a fronte della crescita dei prezzi energetici. Il problema, come risaputo, non è stato certo
risolto in modo definitivo, ma solo tamponato.
È chiaro, pertanto, che la Legge di Bilancio dovrà stanziare risorse per affrontare questi problemi e
dovrà indicare come trovarle senza aggravare il quadro delle disuguaglianze presenti nel nostro
Paese, aprendo il confronto sui dossier importanti sintetizzati nella nostra Agenda Sociale, a partire
da quelli del fisco e della previdenza, evitando di entrare in conflitto con l'Unione Europea.