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Pubblicato in Editoriali

IL RICATTO DELLA BANDA LARGA

Sabato, 04 Novembre 2023 17:27 Scritto da  Riccardo Benedetti

Forse non lo sapete, ma in giro per l'Italia c'è una banda che comanda in lungo, in largo e addirittura in profondità. 

Questa banda arriva, ordina, impone e poi si impadronisce delle strade, le perfora, le buca, le ricopre alla bell'e meglio e se ne va indisturbata lasciando sulle carreggiate le cicatrici del suo passaggio. Cicatrici che sono prima di tutto pericolose se non per le auto per i ciclisti o i motociclisti; cicatrici pericolose perchè ogni volta che piove peggiorano la situazione della strada; cicatrici maleducate, perchè fanno ristagnare l'acqua della pioggia che ad ogni passaggio di auto rischi di tornare a casa inzuppato.

Questa banda si chiama "banda larga" e serve per portare connessioni ultra veloci nelle nostre case, una missione utilissima e benedetta, a patto poi che tutto torni come prima.

Ma così, purtroppo, non è.

Tra i tanti casi presenti in ogni comune prendiamo quello del vialone (il Viale della Vittoria) di Introbio, ma potremmo citare decine di esempi in tutta la Valle e anche oltre (come non citare la pericolosissima "riga" sulla Taceno-Portone che è stata lì per lunghi anni o lo stato pietoso in cui ha versato la strada per Pasturo sino a poco tempo fa?).

L'amministrazione aveva trovato i fondi e il modo per asfaltarlo a nuovo e ci era riuscita. Era bellissimo e non sembrava quasi vero.

Ma dopo pochi mesi, ecco la gang della banda larga arrivare, scavare, posare tubi e cavi, ricoprire, tamponare in qualche modo il tracciato e andarsene. Poi, qualche tempo dopo, arriva un'altra gang della stessa specie e ributta per aria l'asfalto ricoprendo esclusivamente (perchè così devono fare per ovvi motivi economici) i dieci/venti centimetri dello scavo (vedasi la foto di copertina).

Già, perchè dovete sapere che di "bande" ce ne sono diverse e ognuna reclama il suo diritto in base al Nuovo Codice delle Comunicazioni Elettroniche, uno strumento perfido come pochi altri che mette con le spalle al muro i comuni i quali non hanno nessuna possibilità di farsi garantire il ripristino del fondo stradale com'era prima.

Il suddetto Codice, per la verità, prevede una richiesta di autorizzazione la quale comporta solo "l'effettuazione degli scavi e delle eventuali opere civili indicati nel progetto, nonchè la concessione del suolo o sottosuolo pubblico necessario all'installazione delle infrastrutture".

Come si vede nessun accenno alle modalità di ripristino e, soprattutto, nessuna possibilità da parte dell'ente proprietario della strada di chiedere, ad esempio, una fidejussione a garanzia che una volta terminato il lavoro il fondo torni ad essere quello di prima.

Per di più queste gang sono velocissime nell'arrivare e nell'andarsene e non è semplice poi, a lavoro fatto, correr dietro ai danni che hanno lasciato dietro di loro (anche perchè, stante il famoso Codice, servirebbe a poco o nulla).

Inoltre la concessione è gratuita in quanto "nessuna indennità è dovuta" a chiunque sia proprietario o concessionario delle aree pubbliche "in conseguenza di scavi ed occupazioni del suolo, pubblico o privato, effettuate al fine di installare le infrastrutture di comunicazione elettronica".

Insomma, la banda è ben tutelata mentre i sindaci hanno le mani praticamente legate perchè non è raro che vengano ipotizzate sanzioni per il ritardato avvio dei lavori. 

Tutto nella legge, intendiamoci, così come il silenzio assenso per cui se un'amministrazione non dà l'autorizzazione entro 30 giorni questa si intende rilasciata.

Ora, a mio modesto parere, ci sarebbe un modo per risolvere la questione e non far restare i sindaci con il cerino in mano e i cittadini fuori dalla porta incazzati a protestare: lo Stato dovrebbe prevedere un contributo a fondo perso per riasfaltare le strade ferite dalla banda. 

Potrà mai succedere?

Ai nostri politici la risposta.

 

 

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