Partiamo da un presupposto: l'affermazione di un imprenditore (specie se, come in questo caso e visti i risultati, di consolidata e comprovata capacità e lungimiranza) non può e non deve mai essere sottovalutata.
Se, perciò, Massimo Fossati arriva a dire, a proposito del progetto della sostituzione della cabinovia per raggiunta "scadenza", che non si può non pensare ad un arroccamento a valle, ebbene personalmente lo ritengo come la classica crepa in una diga che sino ad ora ha retto all'impetuoso incremento delle presenze in quel di Bobbio, ma che da tempo è assolutamente insufficiente a contenere e gestire i fiumi in piena che travolgono Barzio e tutto l'Altipiano.
Il mio pensiero (che può valere anche zero ma è pur sempre un pensiero libero e ovviamente del tutto opinabile) sulla materia è ben noto: ho sempre considerato e pubblicamente scritto (firmandomi) che l'esito del referendum del 1999 fu una sciagura.
Ovviamente continuo a pensarla così.
Ma visto che è del tutto inutile rivangare il passato, credo sia più intelligente e produttivo guardare al futuro e cogliere l'occasione per rimettere in discussione un'ipotesi di progetto nella consapevolezza che se non lo si realizza ora, non lo si realizzerà mai più (anche se qualcuno - riecco la sciagura - dirà "per fortuna").
Credo però che dal 1999 ad oggi così come è cambiato a velocità ipersonica il mondo, anche il modo di pensare di tanti barziesi non sia più lo stesso e che nella Perla della Valsassina sia cresciuta la convinzIone che un paese non possa continuare in eterno a diventare ostaggio di migliaia di auto nei fine settimana e nei periodi di feste comandate sino a renderlo inavvicinabile e per molti versi invivibile.
Manca però il passo successivo e decisivo: mettere insieme una buona dose di onestà intellettuale ed un'altra altrettanto consistente di coraggio per fare delle scelte senza farsi trascinare dalla paura di perdere consensi.
Sarebbe una grande prova di maturità ed anche un esempio per tutta la Valle.