Alcuni lo chiamano “Fior di pesco”. Altri, più frequentemente, “Cotogno del Giappone”. Nei Paesi scandinavi il frutto è conosciuto come “Limone nordico” a causa del sapore asprigno e allappante della polpa cruda. Il nome scientifico è "Chaenomeles japonica” e, come si intuisce, la specie è originaria del Giappone. L’appellativo generico è un nome composto di provenienza greca: “kainein” (χαίνειν) significa “spaccare” o anche “spezzare” poiché si credeva che il frutto, giunto a maturazione, potesse in qualche modo esplodere frammentandosi in più parti; il termine desinenziale “meles” proviene da “melea” (μηλέα), melo in greco antico. Il termine comune “Cotogno” proviene dal latino cotoneus in riferimento alla città cretese di Cydonia (Oidone) dalla quale anticamente provenivano le coltivazioni del melo cotogno vero e proprio (Cydonia oblonga) che produce frutti più grossi ma dalle caratteristiche simili.
I frutti del “Chaenomeles” sono simili a piccole mele giallastre molto profumate. Al punto che vengono a volte utilizzati negli armadi come odorizzanti per biancheria e vestiti. In questo periodo però, il Cotogno giapponese, irto di spine acuminate, si segnala soprattutto per la fitta fioritura di un rosso rubino molto intenso e fa bella mostra di sé in molti parchi e giardini. I frutti contengono numerosi principi attivi fra i quali un’elevata presenza di vitamina C, potassio, ferro, magnesio e sostanze antiossidanti. La polpa del “Limone nordico” può essere impiegata nella produzione di una confettura proprio come accade per il “fratello maggiore” prodotto dal melo cotogno vero e proprio. L’alto contenuto di pectina consente l’utilizzo del “fior di pesco” in pasticceria come addensante per gelatine. Ma fate attenzione, i semi sono tossici: e volete cimentarvi nella produzione di confetture a base di Cotogno giapponese, eliminateli con grande cura.
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Fiori e Piante della Valsassina