Con lenta ma significativa e costante progressione la curva che indica l’andamento della pandemia da SARS-Cov-2 si sta appiattendo. Ciò significa che la diffusione dei contagi da coronavirus nella sua ultima e più infettiva variante omicron è in fase di regressione. Non solo su scala nazionale. Anche i dati pubblicati quotidianamente dalla Regione Lombardia suonano a conferma. Mercoledì 23 febbraio, l’indice di contagio nella regione (indicato dal rapporto fra numero dei prelievi e infezioni rilevate), era del 7,5%, identico a quello di otto giorni prima. Con poche e poco significative variazioni intermedie dell’ordine di qualche punto decimale. La situazione di progressivo anche se lento miglioramento della cosiddetta “curva epidemica” è ben evidente ed immediatamente rilevabile dal confronto “cromatico” presente in uno dei grafici contenuti nel report settimanale dell’ATS Brianza, riprodotto di seguito, del quale abbiamo ignorato i dati più lontani nel tempo risalenti all’inizio della pandemia (dunque meno significativi per i nostri scopi) per esigenze di formato, di spazio e leggibilità.
Come è semplice notare le curve delle aree colorate in blu Città di Monza) e arancione (città di Lecco) tendono ad appiattirsi fino alla settimana dal 14 al 21 febbraio scorso. Andamento pressoché identico mostrano nel grafico le linee riferite alle due province. La “curva epidemica” rappresenta l’andamento dei casi di una malattia nel tempo riferiti ad una specifica popolazione. Interessanti anche i dati riferiti dal report per quanto riguarda i tassi di positività relativi ai tamponi effettuati nel territorio di competenza dell’ATS Brianza. Come si può osservare nella tabella gli indici percentuali sono in diminuzione in tutto il territorio considerato, pur con alcune oscillazioni e differenze fra aree.
In particolare fra i Comuni di Merate e Lecco c’è uno scarto di oltre due punti percentuali mentre nella provincia lariana il tasso di positività supera di un punto quello rilevato a Lecco città. La tendenza evidente punta verso una diminuzione dei casi. Anche per quanto riguarda gli istituti scolastici, il numero delle classi in quarantena, al rilevamento del 20 febbraio scorso, è del tutto residuale. A proposito di scuola, dalla Gran Bretagna arriva una notizia in una certa misura positiva. Pare infatti che l’isolamento scolastico e domestico prodotto dal lockdown nel 2020 potrebbe aver indotto in molti casi effetti psicologici benefici sugli adolescenti. Almeno queste sarebbero le conclusioni emerse da uno studio condotto su più di 17mila studenti fra gli 8 e i 18 anni, da alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge. I risultati della ricerca, guidata da Emma Soneson e pubblicati ieri sulla rivista European Child & Adolescent Psychiatry, (https://www.springer.com/journal/787/?gclid=CjwKCAiA9tyQBhAIEiwA6tdCrOAaZG6j5ycaxny593p8jhmZ9UeDfbulbnI1fqi_V3jI4mJWDASvJhoC6Q8QAvD_BwE) smentiscono in parte la convinzione comune che l’assenza dei giovani dai banchi scolastici e l’isolamento sociale in genere abbiano sortito effetti deleteri sul loro equilibrio psicologico, affettivo ed emotivo: ma non per tutti è così. Spiega lo studio, dal titolo “Effetti longitudinali della consapevolezza e della regolazione delle emozioni sui sintomi della salute mentale negli adolescenti con e senza perdita dell'udito” che uno studente su tre della platea esaminata, ha conosciuto un miglioramento della qualità della vita con un deciso miglioramento della propria capacità di rilassamento e anche nella qualità del sonno. Inoltre i giovani avrebbero riportato benefici anche per quanto riguarda sintomi di ansia e depressione legati a lungo periodo di isolamento. Un altro effetto positivo delle restrizioni dovute alla pandemia su bambini e adolescenti riguarda gli episodi di bullismo, ovviamente pressoché scomparsi per tutto il periodo dell’isolamento. Il lockdown avrebbe inoltre influito positivamente sui rapporti familiari poiché i ragazzi hanno trascorso molto più tempo con i genitori godendo in tal modo di più diffuse opportunità di dialogo.
Va comunque precisato che dalla ricerca è emerso che anche un giovane su tre ha dichiarato di aver subito un deterioramento in termini di benessere psicofisico per non poter frequentare la scuola e i propri amici.