Il Coronavirus non molla. Mentre in Cina sono stati introdotti nuovi lockdown per fermare quella che si presenta come una possibile ulteriore ondata epidemica, da noi le misure restrittive sono state significativamente ridotte anche sulla base dei dati confortanti emersi nelle ultime settimane. Pur se cifre alla mano, almeno in Lombardia, le cose non stanno andando benissimo sul piano pandemico. I dati forniti quotidianamente dalla Regione sembrano confermare che la curva epidemiologica fatica a rallentare. Soprattutto per quanto riguarda i decessi che, dal 7 di venerdì primo aprile, ieri sono diventati 29, con un balzo all’insù di parecchi ordini di grandezza: +400% circa. Un dato che però potrebbe scaturire da una serie di fattori che non provengono necessariamente né direttamente dall’estensione dell’infezione ma da contingenze occasionali coincidenti. Anche perché il tasso di contagio relativo al numero di tamponi effettuati, elemento statisticamente molto più significativo, non si discosta molto da quello di una settimana fa: 12,8% contro 12,6% ma con un calo netto rispetto a ieri quando si era registrata una punta del 13,3%.
Oscillazioni che comunque potrebbero essere fisiologiche. In salita ad ogni modo i ricoveri nelle terapie intensive nella regione che, dopo alcuni giorni di segno negativo, ieri sono tornati a puntare verso l’alto (+5). Buone notizie invece per quanto riguarda i ricoveri nei reparti covid “ordinari” che passano dai +30 di otto giorni fa a un saldo decisamente e positivamente negativo (perdonate l’ossimoro) di ieri con -56. Siamo comunque piuttosto lontani dalle cifre di fine gennaio quando il sistema sanitario era sottoposto a grande pressione. Oggi le cose vanno meglio anche perché, così pare, la nuova versione “ricombinata” del Coronavirus (XE per quelli che ne sanno) individuata per la prima volta nel gennaio scorso in Gran Bretagna, sembra sia meno aggressiva del virus originario nonostante la maggior contagiosità che le consente una più elevata rapidità di diffusione a fronte però di una minore gravità della sintomatologia. A livello nazionale va segnalata una statistica prodotta da Epicentro, il portale di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità, che riporta il grafico nazionale dei contagi, riprodotto qui sotto, in riferimento alle diverse età anagrafiche.
Il grafico a torta conferma con chiarezza la presenza, sviluppatasi negli ultimi mesi, di una sorta di proporzionalità inversa fra diffusione del Coronavirus ed età dei contagiati. Infatti il 65,7 % delle infezioni registrate negli ultimi 30 giorni riguarda i soggetti fra 0 e 50 anni con prevalenza (43%) fra 19 e 50 anni mentre il restante 34,3% si riferisce ad una platea di ultracinquantenni. Insomma il coronavirus sembra prediliga i giovani forse anche a causa delle abitudini sociali di una popolazione nel cui ambito i contatti personali e di gruppo sono molto più frequenti ed estesi. Ma la parola d’ordine rimane sempre la stessa: prudenza. Il Coronavirus è ancora fra noi.