E' successo, ultimo caso, al Liceo Majorana di Latina: il Preside aggredito da un genitore a causa del divieto di portare il cellulare a scuola. Casi del genere sono capitati anche a Bari e in diverse città italiane.
L'opinione pubblica si divide tra chi condivide l'iniziativa delle scuole, di solito supportate da qualche progetto "pedagogico", e chi invece sarebbe per lasciare i cellulari ai ragazzi (soprattutto per comunicare con i genitori, non solo con gli amici).
Non è molto noto, ma dall' inizio dell' anno scolastico, cioè dal 12 Settembre, anche due scuole lecchesi hanno adottato la stessa misura, cioè vietare i cellulari a scuola almeno ai ragazzi di Prima e Seconda (ma anche del Triennio). Si tratta del corso professionale dell'Istituto Parini e di quello, sempre professionale , del Bertacchi.
Abbiamo sentito qualche insegnante: "L'obiettivo era quello di migliorare l'attenzione e la partecipazione in classe - dice Raffaella -. I ragazzi in effetti erano sempre chini sul cellulare, per scambiarsi messaggi tra di loro, e non sempre davano l'adeguata attenzione alle lezioni del prof."
" Giustissimo - rispondo - avete però notato un miglioramento dell'attenzione dopo che, fin dal primo giorno di scuola, i cellulari sono riposti in una scatola sulla cattedra ?".
" A dire il vero non proprio - risponde Raffaella - i ragazzi, si distraggono in tanti altri modi. Per esempio le ragazze pitturandosi le unghie o guardandosi negli specchietti, ci sono molti modi per distrarsi oltre che chiaccherare. Comunque qualche miglioramento c'è stato".
Anche Piero è abbastanza critico:" Effettivamente il problema della distrazione c'è, e c'è sempre stato. Togliere i cellulari al mattino, anche se poi vengono ridati loro durante l'intervallo, è sempre un po' un problema, perchè ormai i cellulari fanno parte della vita quotidiana, sono un legame continuo e indissolubile con gli altri (a volte sostituendo il contatto fisico), una specie di cordone ombelicale mai risolto".
Anche Piero conferma che comunque il livello di distrazione rimane alto.
Molto critico sulla disposizione invece il giudizio di Dante, che insegna al Bertacchi professionale ma è stato anche Preside di un noto Istituto privato paritario di Lecco.
"Togliere i cellulari d'imperio potrebbe avere delle conseguenze anche di carattere legale, cosa di cui spesso docenti e Presidi non si rendono conto. Se per caso un genitore, uno zio o un nonno-nonna, avessero bisogno urgente di una comunicazione con qualcuno che venga a salvarli da una situazione di pericolo, o anche per problemi di salute, non poter rispondere da parte del ragazzo/a potrebbe avere conseguenze pesanti anche dal punto di vista legale".
"Esiste allora un progetto, un piano pedagogico, una normativa approvata dagli organi collegiali alla quale si faccia riferimento e che dia una base giuridica a una tale disposizione (che riguarda anche la privacy dell'alunno) ? A mio parere in tante scuole non c'è, e questo ci sottopone a un grosso rischio".
E' vero che alla base di questa nuova ingiunzione c'è una volontà didattica di migliorare la partecipazione dell'alunno a scuola, distraendosi per qualche ora dalla sua "dipendenza" tecnologica, "ma la partecipazione dell'alunno io me la conquisto come insegnante nel momento in cui rendo interessanti le mie lezioni e soprattutto mentre dialogo con loro" aggiunge Dante.
Insomma il problema non è per nulla semplice, e rischia addirittura di essere portato nelle aule giudiziarie. Per adesso è passato solo poco più di un mese ( almeno alle Superiori, alle Medie di Cremeno per esempio invece si è sempre usato ritirare il cellulare agli alunni, già da qualche anno) vedremo se si andrà avanti.