Ecco la sua biografia da Wikipedia.
Nato a Trento nel 1929, Cesare Maestri, fratello di Giancarlo ed Anna Maestri, rimase orfano di madre all'età di 7 anni. Il padre Toni era stato un attore girovago, ma dalla fine della prima guerra mondiale aveva trovato lavoro come funzionario nella pubblica amministrazione. Nel 1943, a seguito dell'occupazione tedesca dell'alta Italia, Toni Maestri fu condannato a morte per "attività antiaustriaca" (la condanna si riferiva a fatti di 25 anni prima); Toni ed il figlio Cesare fuggirono a Ferrara, per poi tornare a Trento quando la Polizia locale ricevette ordine di arrestare Toni Maestri. A Trento, Cesare Maestri si unì ad un gruppo di partigiani comunisti, con i quali partecipò alla guerra di liberazione.
Dopo la guerra, Cesare fu mandato dal padre a Roma per studiare storia dell'arte; qui partecipò nuovamente alla vita del Partito Comunista Italiano, ma dopo due anni a Roma tornò a Trento. Qui, cercando un modo per incanalare lo stress derivato dall'esperienza bellica, incominciò ad arrampicare, e da allora si dedicò in maniera pressoché esclusiva a questa attività.[4] Le sue prime imprese di rilievo risalgono al 1951, quando salì in solitaria la via Detassis-Giordani al Croz dell'Altissimo, e per primo effettuò la discesa in solitaria dalla Paganella. Nel 1952 diventa guida alpina.[5] Da allora si susseguirono numerose imprese, principalmente sulle Dolomiti.
Nel 1959 partecipò, con Toni Egger e Cesarino Fava, ad una spedizione al Cerro Torre, sulle Ande tra Argentina e Cile. La spedizione, che affrontò la parete nord, vide la morte di Toni Egger per una valanga durante la discesa; Maestri dichiarò di aver raggiunto la vetta con Egger, ma di non avere prove concrete dell'impresa. Negli anni seguenti l'impresa suscitò molte polemiche; nel 1970 Cesare Maestri tornò sul Cerro Torre, questa volta risalendo lo spigolo sud-est con l'uso di un compressore per piantare i chiodi sulla roccia invece del tradizionale martello, fino al limite del fungo di ghiaccio terminale, senza giungere in vetta. Anche in questo caso vi furono polemiche, sia per l'uso del compressore che per la mancata scalata dell'ultimo tratto terminale sul ghiaccio.
Maestri non abbandonò l'attività alpinistica nemmeno in età avanzata. Nel 1998 ripeté la salita della via Maestri-Alimonta alla Rocca di San Leo, appunto in comune di San Leo.[6] Nel 2002, all'età di 74 anni, Cesare Maestri organizzò la spedizione A 8000 for peace, volta a salire lo Shishapangma; nel progetto originale, Maestri avrebbe dovuto salire in vetta con Sergio Martini e Fausto De Stefani. In seguito ad un attacco di mal di montagna fu però fermato dal medico della spedizione, che temeva un edema polmonare.[7]
Cesare Maestri ha vissuto a Madonna di Campiglio con la moglie Fernanda, lavorando come guida alpina e maestro di sci[5] e gestendo il negozio "La bottega di Cesare Maestri".[3] Inoltre, ha collaborato come giornalista con numerose testate e ha esercitato con successo l'attività di scrittore, pubblicando numerosi libri autobiografici.[5] Nel corso della sua carriera ha effettuato circa 3500 salite, delle quali circa un terzo sono state effettuate in solitaria.[5] Si è sempre battuto per il rispetto dell'ambiente e per la realizzazione di un turismo in grado di creare e assicurare posti di lavoro, pur contenendo i costi ecologici e la speculazione. Si è interessato in particolare dell'educazione alpina ed ambientale dei più giovani.