Don Luigi Melesi è stato un salesiano di grande importanza, originario di Cortenova. È noto soprattutto per i suoi 30 anni di servizio come cappellano del carcere di San Vittore a Milano, dove, con l’aiuto del cardinale Martini, contribuì alla resa delle Brigate Rosse e alla fine della lotta armata in Italia. A Primaluna, il 12 luglio 2024, si è tenuta una serata culturale per ricordare la sua vita e il suo impegno, con testimonianze di chi lo ha conosciuto e ha camminato con lui. Don Luigi è ricordato come “l’uomo della speranza” per il suo ruolo cruciale nel promuovere il dialogo e la giustizia.
Don Luigi Melesi ha lasciato un’impronta indelebile attraverso diverse opere significative. Tra le più rilevanti, il suo lavoro come cappellano del carcere di San Vittore a Milano, dove ha contribuito alla resa delle Brigate Rosse e alla fine della lotta armata in Italia. Prima di questo, ha prestato servizio presso la casa di rieducazione giovanile di Arese, dove ha lavorato per vent’anni. Inoltre, ha promosso il dialogo e la riconciliazione tra vittime e responsabili della lotta armata, come documentato nel “Libro dell’incontro”. La sua dedizione nel sostenere e ascoltare le persone più bisognose di redenzione è stata una testimonianza del suo amore per l’umanità.
Le testimonianze su Don Luigi Melesi sono numerose e profondamente toccanti. Una delle più significative è quella di Ernesto Balducchi, ex membro delle Brigate Rosse, che ha raccontato come Don Luigi sia riuscito a guadagnare la sua fiducia e a portarlo alla resa, segnando la fine della lotta armata. Balducchi ha descritto come una semplice stretta di mano attraverso il blindato sia stata per lui una corda di speranza calata in un pozzo.
Un’altra testimonianza commovente proviene da Don Sandro, che ha sottolineato come Don Luigi non giudicasse mai le persone per i loro errori, ma le accogliesse sempre con amore e comprensione. Questo approccio ha permesso a molti detenuti di sentirsi accettati e ascoltati, trovando in lui una guida verso la redenzione.
Infine, il cardinale Martini ha ricordato come Don Luigi vedesse in ogni detenuto un amico e un uomo, indipendentemente dai crimini commessi, dimostrando una profonda umanità e compassione. Queste testimonianze evidenziano il grande cuore e la forza di Don Luigi nel condurre una vita dedicata al sostegno e alla redenzione delle persone più bisognose.
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Ho avuto la fortuna di incontrare tantissime volte Don Luigi e, in una occasione grazie al Grinzone, di essere assieme a lui su un palco cercando invano di non sfigurare con le domande. Ma, soprattutto, ho avuto il privilegio (assieme a tanti miei compaesani) di ascoltare le sue "prediche": quando a Cortenova si sapeva che la Messa l'avrebbe celebrata lui la chiesa si riempiva oltre la solita misura (che a quei tempi era decisamente più considerevole rispetto ad oggi) e c'era attesa per ascoltare un'omelia che si trasformava in un racconto di vita vissuta, in una sequenza di esempi su cui riflettere poi.
Chi non l'ha conosciuto personalmente non ha potuto essere colpito dalla potenza del pensiero, dalla forza dell'animo, dalla profondità del suo cuore, da quegli occhi che avevano visto veramente di tutto: il carcere minorile, quello di San Vittore, la stagione della paura, i terroristi e tutto quanto un resto che a raccontarlo servirebbe un'enciclopedia e non quattro righe scritte da un umile suo compaesano riconoscente quale sono.
Un consiglio, però, lo posso dare: se riuscite recuperate una delle sue tante opere, quella intitolata "Il Vangelo secondo Barabba" e leggetevela. Poi raccontatela ai vostri figli e nipoti. Farete del bene a voi stessi ed a loro.
Riccardo Benedetti