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Pubblicato in Attualita`

IL NOME DI DON LUIGI MELESI ISCRITTO NEL PANTHEON DI MILANO

Giovedì, 26 Settembre 2024 09:01 Scritto da  Redazione

Un altro riconoscimento civico, probabilmente il più alto possibile, per Don Luigi Melesi, salesiano di Cortenova scomparso nel 2018 all'età di 85 anni, per decenni cappellano del carcere di San Vittore ma che in precedenza si era dedicato con grande cuore ai giovani al tempo della sua permanenza al centro salesiano di Arese.

E' di ieri la comunicazione da parte della Commissione consultiva del Comune di Milano per le onoranze al Famedio delle "13 personalità che il prossimo 2 novembre saranno iscritte nel Pantheon di Milano, all’interno del Cimitero Monumentale. L’elenco delle cittadine e dei cittadini illustri comprende: Enzo Baldoni, Maria Alda Bencini, Luigi Calabresi, Irene Camber, Maria Bianca Cita, Anna Gastel, Don Luigi Melesi, Franca Nuti, Laura Perini, Maurizio Pollini, Italo Rota, Angelo Stoppani, Giuseppe Turani".

Immaginiamo l'enorme emozione del mondo salesiano ma, soprattutto, di quanti ne hanno incrociato il percorso di vita, un viaggio costellato di esperienze per molti versi uniche che vede al suo culmine lo sforzo profuso per indurre i terroristi delle Brigate Rosse alla resa. Fu a lui, infatti, che i brigatisti consegnarono le armi chiudendo la porta di una stagione nerissima per la nostra nazione. 

Ora, con l'iscrizione nel Famedio, Don Luigi, se ce ne fosse stato ancora bisogno, viene consegnato definitivamente alla Storia ed il suo nome vivrà accanto alla tomba di di Alessandro Manzoni (per citare il più illustre dei presenti all'interno del "tempio della fama" milanese. 

famedio

Ma cos'è il "Famedio"? Ci viene in aiuto il sito del Comune di Milano.

Al centro del prospetto frontale del cimitero monumentale, affacciato sul piazzale di ingresso domina il Famedio, o "Tempio della Fama". Originariamente progettato da Maciachini con la funzione specifica di cappella cattolica, l'edificio tra il 1869 e il 1870 viene destinato a luogo di sepoltura, celebrazione e ricordo dei milanesi di origine o di adozione (compresi gli ospiti e i cittadini onorari) che attraverso opere e azioni hanno reso illustre la città e l'Italia. Viene così a concretizzarsi l'idea di allestire un grande Pantheon ambrosiano, già viva in età napoleonica e prefigurata dalla serie di monumenti commemorativi ai cittadini celebri innalzati nel cortile e negli spazi interni del Palazzo di Brera, per eccellenza il luogo del sapere della Milano ottocentesca.
Alle forme tipiche dell'eclettismo neomedioevale di Maciachini che contraddistinguono l'esterno del Famedio e che trovano il suo elemento distintivo nel grande rosone goticheggiante sovrastante l'ingresso centrale, all'interno fa riscontro un apparato decorativo estremamente ricco e dai colori vivaci. Nella realizzazione dei lavori, avvenuta tra il 1884 e il 1887, l'architetto si vale della collaborazione di una equipe composta dal pittore Luigi Cavenaghi, dagli ornatisti fratelli Angelo e Celso Stocchetti e da molteplici scultori e marmisti, i quali rivestono letteralmente le pareti interne del Famedio con decorazioni pittoriche a motivi floreali e geometrizzanti, lapidi commemorative e altorilievi con ritratti. In seguito, Lodovico Pogliaghi esegue i cartoni per i mosaici che ornano le lunette al di sopra dei tre portali di accesso, raffiguranti (da sinistra a destra) le allegorie della Luce, della Storia e della Fama. 

I criteri di "ammissione" al Famedio rispondono a un regolamento definito nel 1884 e in parte modificato nel 1904, il quale fissa a tre le categorie dei cittadini considerati degni di passare alla storia: gli "illustri" per meriti letterari, artistici, scientifici o atti insigni, i "benemeriti" che per virtù proprie hanno recato benefici e fama alla città e i "distinti nella storia patria" che hanno contribuito all’evoluzione nazionale. Per ricevere gli onori del Famedio non occorre esservi tumulati, molti dei personaggi ricordati nelle lapidi poste all'interno sono infatti sepolti in altre zone del Monumentale, per esempio Arturo Toscanini. Sono ricordati anche alcuni italiani illustri le cui salme riposano altrove, come Giuseppe Verdi, tumulato nella cripta della Casa di Riposo per Musicisti a lui dedicata, sita in piazza Buonarroti a Milano, oppure Giuseppe Mazzini, sepolto nel cimitero di Staglieno a Genova.
Nel Famedio sono ospitati i resti di soli otto personaggi: al centro, in un sarcogafo disegnato dallo stesso Maciachini, riposa Alessandro Manzoni, il primo ad essere traslato nel Famedio, nel 1883, a dieci anni dalla sua morte. Negli altri due sarcofaghi presenti nella grande sala si trovano Carlo Cattaneo e Luca Beltrami; mentre quattro colombari di fascia a lato ponente custodiscono i resti di Salvatore Quasimodo, Carlo Forlanini, Bruno Munari e Leo Valiani; in un colombaro di fascia sul lato di levante riposano le spoglie di Carla Fracci dal 2021. 
Nella cripta del Famedio, cui si accede dai portici di ingresso al cimitero, s’incontrano alcuni personaggi che godono tuttora di grande notorietà: Aldo Aniasi, Guido Crepax, Dario Fo e Franca Rame, Ambrogio Fogar, Giorgio Gaber, Paolo Grassi, Enzo Jannacci, Duilio Loi, Alda Merini, Giovanni Raboni.

Ultima modifica il Giovedì, 26 Settembre 2024 09:30
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