"Non impedir lo suo fatale andare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare": e così è stato dantescamente anche a Parlasco, dove a seguito dell'insolito avviso "AAA Assessore esterno cercasi", il prescelto, guardacaso, è proprio chi doveva essere, cioè il buon Fabio Canepari, leghista, esponente di minoranza a Barzio (dove le elezioni le ha perse) ma evidentemente ritenuto (da chi può fare quel che vuole ed è inutile star lì a farsi tante domande) l'unico possibile "nuovo" presidente della Comunità Montana in grado di succedere a sè stesso.
Che fosse tutto scritto a caratteri più che cubitali era chiaro sin dal principio: diciamo che il bando (del tutto regolare, s'intende) ha coperto gli accordi come un foglio di cellophane tanto erano stati dichiarati in partenza e felicemente portati a termine nel paese del Lasco, bandito buono di giorno e temuto di notte, insomma una specie di Dr. Jekill e Mr. Hyde alla valsassinese.
Intendiamoci, le credenziali presentate dal neo assessore esterno erano e restano ottime, ma qui non stiamo discutendo sulla rispettabilità di una persona che ha dimostrato di essere un bravo presidente di Comunità Montana, quanto, piuttosto, su un metodo che qualche riflessione la meriterebbe.
A onor del vero, anche se non l'abbiamo trovato scritto da nessuna parte, sembra che al "concorso" per diventare assessore del borgo affrescato di più o meno 130 anime abbia partecipato anche una signora in ossequio alle quote rosa evocate dalla minoranza; una partecipazione, per quanto ne sappiamo, più di principio che di sostanza, visto che nemmeno Mario Draghi se avesse inviato il curriculum sarebbe riuscito a rompere le uova nel paniere a chi comanda bulgaramente (si dirà così? Mah!) la maggior parte dei nostri amministratori i quali, ovviamente, si sono accodati senza riserve e tra quindici o venti giorni voteranno compattamente il nuovo direttivo comunitario (che oltre a Canepari sarà formato dai leghisti Sergio Galperti e Pierluigi Artana e dai fratelli d'Italia Giovanni Gianola e Michael Bonazzola).
Ma l'accordo per la "nuova" Comunità Montana rappresenta solo uno dei tasselli che si vanno componendo nel quadro politico locale e provinciale.
Domenica, infatti, i consiglieri comunali della Provincia di Lecco sono chiamati a votare per il rinnovo del Consiglio Provinciale, un banco di prova piuttosto interessante per i sostenitori dell'attuale presidentessa (l'incarico della quale, in nome della disastrosa legge Delrio, continuerà ancora indipendentemente da chi entrerà nella nuova compagine) che dovranno guardarsi soprattutto dai voti di quella Brianza che alle scorse amministrative ha scelto di cambiare bandiera, come, ad esempio, Merate.
E cosa voteranno i nostri amministratori? Quelli della Lega sembra siano stati caldamente "invitati" a mettere la croce vicino al nome dell'attuale vicepresidente e così è indubbio che faranno. Tutti gli altri (mica tanti per la verità) si divideranno fra chi appoggia l'establishment e chi invece vorrebbe un cambiamento nell'assetto del Consiglio (i "Civici per la Provincia" sono tra questi).
Vedremo domenica sera cosa uscirà dalle urne.
Infine, tornando agli accordi nel centrodestra (raggiunti non senza una certa fatica), non sfugge agli osservatori più attenti che siano frutto di uno sforzo collettivo per cercare di cementare una coalizione che nel 2026 dovrà giocarsi la carta più importante: quella della poltrona di sindaco di Lecco (e qui il candidato c'è già senza bisogno di fare bandi o concorsi).