APERTA IN ANTICIPO LA STRADA PER BARZIO
Aperta in anticipo rispetto al previsto la SP64 dal Ponte della Fola a Barzio interessata dai lavori di realizzazione del sottopasso della ciclopedonale della Valsassina.
Il transito viene gestito a senso unico alternato con semaforo (come si vede dalle foto).
Come già scritto sul nostro giornale, il completamento del collegamento dalla Fornace al nuovo tratto che sale ai Noccoli compreso il sottopasso è previsto entro la fine dell'anno. Il costo dell'opera si aggira intorno ai 550 mila euro.
PROSSIME ELEZIONI E AMBIENTE: COSA DOBBIAMO ATTENDERCI?
BUONA LA PRIMA A CORTENOVA PER IL DODICI ORE IN MEMORIA DI PEPPINO NEGRI
Prendete un bel gruppo di amici legati (anche) dalla passione per il calcio e aggiungetevi la voglia di divertire e divertirsi nonché raccogliere fondi per la propria associazione sportiva: questi gli ingredienti che hanno fatto da sfondo e da motore alla prima edizione del 12 ore intitolato alla memoria di Peppino Negri (socio fondatore del CSC Cortenova) disputatosi ieri, sabato 1° luglio, a Cortenova.
"È stata una bella giornata - commentano gli organizzatori - e vedendo l’entusiasmo della gente sembra sia stato apprezzato sia l’evento sia l’organizzazione. Ringraziamo gli sponsor e in primo luogo la famiglia Negri che ha voluto intitolare a Peppino questa manifestazione".
Sedici squadre hanno dato vita al torneo iniziato alle 8 del mattino con la fase a gironi; le prime due classificate di ciascun ragguppamento hanno avuto accesso ai quarti, poi le semifinali e, intorno alle 20 (quindi in perfetto orario) la finalissima.
Il podio finale ha visto salire sul gradino più alto la formazione del Biorca che ha sconfitto la CD Spiaze mentre al terzo posto di è classificata la squadra del Bar Campanile.
Buona, anzi ottima, la prima insomma e arrivederci al prossimo anno!
I vincitori del Biorca premiati da Walter Negri, tesoriere del CSC Cortenova, figlio di Peppino.
CD Spiaze, secondi classificati con Raffaella Negri, figlia di Peppino.
Al terzo posto il Bar Camoanile premiati da Chicco Negri, nipote di Peppino.
SABATO PROSSIMO FESTA DI COMPLEANNO PER IL MUSEO DI VENDROGNO
DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 5ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Nel Vangelo di oggi, che parla di come seguirlo, Gesù si presenta particolarmente esigente. Il Vangelo ci presenta la figura di tre possibili discepoli e per ciascuno Gesù mette in evidenza una condizione ed esigenza di come seguirlo. Il primo, è l’uomo stesso che si offre di seguirlo, ma Gesù lo mette in guardia: è come se gli dicesse: “Pensaci bene, seguirmi non è una vita agevole: non ho un posto dove posare il capo”. È invece Gesù a dire a un secondo: “Seguimi”, e questi gli chiede di poter prima seppellire il proprio padre. Sembra durissima la risposta di Gesù: “lascia che i morti seppelliscano i loro morti”, come a dire che Gesù e il Regno vengono prima anche dei legami più sacri.
Anche al terzo uomo, che gli chiede di poter prima salutare i propri familiari, Gesù risponde con durezza: “ Chi mette mano all’aratro e poi si volta indietro non è adatto per il regno di Dio”: cioè, presa una decisione non bisogna più tentennare o rimpiangere il prima.
Abituati come siamo a pensare a Gesù paziente, umano, ci sorprende di vedere oggi questa sua esigenza senza sconti e ci chiediamo: perché?
In realtà, questo Vangelo, prima ancora di dire le esigenze del seguire Gesù, dice come Lui stesso è stato ed ha vissuto.
Il “pensaci bene” detto al primo uomo ci ricorda il digiuno nel deserto con il quale Gesù si è preparato alla sua missione.
La richiesta di mettere Dio prima anche dei legami più sacri ci ricorda come anche Gesù mise Dio prima di Maria quando lo cercava: “Chi è mia madre? Mia madre e miei fratelli sono coloro che fanno la volontà del Padre mio”.
La decisione richiesta al terzo ci fa pensare alla decisione con la quale Gesù si incamminò verso il compimento della sua missione, nonostante il “non sia mai che ti accada questo” di Pietro.
Ma perché mettere Dio e la sua volontà prima dei nostri sentimenti più umani?
Perché al cuore di Dio e della sua volontà ci siamo noi e così troviamo la nostra vera gioia.
Come l’ha vissuta anche Gesù: gioia per la vita, per le persone buone, per il dovere compiuto bene, per un amare senza rancori; gioia data anche a noi dal vivere nell’amore del Padre.
LA FANTASTICA STORIA DI CATERINA
"Tutto è cominciato con il ritrovamento di un documento del 1452 presso l'Archivio di Stato di Firenze" racconta Carlo Vecce, autore di uno splendido "romanzo storico" che subito è diventato un "caso letterario" , "Il sorriso di Caterina" , pubblicato da Giunti nel marzo 2023 e già diventato un "best seller".
La presentazione si è svolta a Lecco venerdi scorso 30 Giugno, organizzata da Franco Minonzio, ex professore del Liceo Classico lecchese e titolare della Libreria "Parole nel tempo" nonchè delle Edizioni Polihistor.
"Carlo Vecce - ricorda Minonzio - professore di Italiano presso l'Università Orientale di Napoli è uno dei maggiori esperti italiani di Leonardo da Vinci, su cui già una trentina di anni fa aveva pubblicato una ampia biografia per Sonzogno".
"Avevamo bisogno di qualche cosa di nuovo per la ricorrenza del quinto centenario della morte di Leonardo - prosegue Vecce - in particolare sulle origini biografiche della sua vita. Si sapeva che erano oscure, essendo figlio non riconosciuto, con pochissime notizie sia del padre che della madre. Di solito i bambini figli di rapporti adulterini e fuori dal matrimonio venivano portati alla "Ruota" dei Frati, e il loro destino di poveri orfanelli era abbastanza segnato: al massimo avrebbero vissuto come garzoni, falegnami, mestieranti di diverso tipo. Non fu così, per fortuna, per Leonardo, che pur dichiarandosi "homo sanza lettere" (ma non era vero, aveva una ampia biblioteca già ai suoi tempi, agli albori della invenzione della stampa) non potè avere una istruzione come quella dei figli dei nobili fiorentini, ma all'età di dieci anni venne comunque mandato a fare l'apprendista presso una bottega artistica già prestigiosa".
Torniamo al documento del 2 novembre 1452, il manoscritto delle "Ricordanze" di Francesco, "con la copertina antica in pergamena". Si tratta di un rogito, cioè un atto notarile, tra i circa ventimila scritti nella sua lunga vita da "Ser Piero d'Antonio di Ser Piero", un notaio che con il suo banchetto pubblico in piazza operò per circa 40 anni nel periodo mediceo e francese, in cui si parlava della "liberatione della Catherina balia della Maria facta per Monna Ginevra d'Antonio Redditi patrona di dicta Caterina e donna di Donato di Filippo".
A colpire il nome dello storico è quello di Caterina: chi è questa donna ? Da dove arriva ?
Era una schiava: "ai tempi del nostro splendido Rinascimento era ancora in vigore lo schiavismo, cioè la perdita di ogni libertà e dignità personale operata su uomini e donne inerti e privi di ogni diritto, una vergogna assoluta" non si esime dal commentare Vecci. Ma qual'è la sua storia ?
"Avrei potuto scrivere un breve articolo sui documenti ritrovati - dice Vecce - e in effetti uscirà sulla Rivista "Leonardiana" di Settembre". Però allo storico non basta, "il lavoro dello storico è come quello dell'esploratore, o dell'investigatore, mettere insieme vari elementi per cercare di approfondire e collegare le diverse vicende".
"Caterina era un nome comune per le schiave, che veniva dato loro quando queste erano portate in Italia: ma nel suo caso non era così, quello era proprio il suo vero nome".
Ecco allora che la fantasia dello storico si scatena - "ma basandomi su elementi concreti: mentre nel romanzo letterario di Manzoni i nomi sono inventati ma la storia è verosimile, qui i nomi sono tutti reali e di personaggi esistenti" regalandoci uno splendido romanzo sulla vita avventurosa di questa "schiava Circassa", proveniente dalle alte montagne del Caucaso e a Nord est del Mare di Azov, all'epoca chiamato "Mare Maggiore", all'estremità sconosciuta dell'Europa dell'epoca, dove arrivavano appena le navi genovesi e veneziane.
Caterina figlia di Jacob, un principe delle terre circasse, viene catturata all'età di 13 anni circa da una spedizione genovese e portata nella città di Tana , alle foci del Don (oggi Mariupol "dove si sta svolgendo una guerra terribile ed assurda") . Termo, un mercante genovese di schiavi, che però la prende a cuore (Caterina ha la fortuna di trovare quasi sempre persone che la prendono a cuore e la trattano bene) la porta dopo un lungo viaggio nel Mar Nero a Costantinopoli, nel febbraio del 1440, dove diventa la schiava di Ser Giacomo, che la utilizza per fare ciò in cui le schiave circasse sono specializzate, cioè tessuti "battiloro" in seta ed oro.
Da Costantinopoli, ormai alla vigilia della drammatica conquista Turca del Sultano Saladino (1453), Caterina viene portata a Venezia, al servizio di Donato, un imprenditore fiorentino di incerta fortuna.
"Donato è il tipico imprenditore di questo periodo, in certi periodi ha fortuna con la sua bottega di "battiloro", ma si ritrova anche in mezzo a guai giudiziari per attività poco pulite, compresa la falsificazione di monete (viene anche imprigionato anche nei terribili "Piombi" veneziani)".
Deve perciò scappare da Venezia, portandosi con sè Caterina, e si ricongiungerà a Firenze con la sua amata Monna Ginevra" , entrambi compaiono nel documento citato sopra.
Anche Ginevra tratta Caterina come una figlia. Nella loro casa compare però un giovane notaio, Ser Piero, agli inizi della sua attività notarile, che conosce Caterina e se ne innamora. Dai loro rapporti fugaci nasce prima un bambino, PierFilippo, che verrà portato alla "Ruota" , e Caterina verrà portata a fare da balia altrove per il suo latte materno, ma il secondo, che nasce a Vinci, è proprio Leonardo, e Caterina, nel frattempo data in sposa a un contadino di Vinci, decide di tenerlo e allevarlo, fino all'età di dieci anni .
"Pochi hanno notato che Leonardo è un nome di libertà: si riferisce a San Leonardo di Limoges, patrono dei carcerati che spesso libera dalle catene".
Questi sono quindi i genitori naturali del genio vinciano : il giovane notaio e la schiava "circassa", che proprio pochi mesi dopo la nascita di Leonardo viene "liberata" appunto da Monna Ginevra, la sua ultima "proprietaria", che decide persino di darle una dote.
Una storia avventurosa, forse un po' romanzata, ma decisamente intrigante e scritta con grande maestria e "suspence". Di questo "romanzo storico" ne sentiremo sicuramente a parlare a lungo, complimenti a chi ha organizzato questo interessantissimo incontro.
Enrico Baroncelli
AVIS BELLANO E CS MARGNO PRIME SEMIFINALISTE. LUNEDI' GLI ALTRI DUE QUARTI
AVIS Bellano e i padroni di casa del CS Margno sono le prime semifinaliste dell'edizione 2023 del Torneo dol Chile.
I bellanesi hanno sconfitto 3 - 1 gli Inazuma Eleven con Simone Ferrari miglior giocatore in campo.
Tre gol a zero è invece il risultato con cui i margnesi hanno battuto i Baby & Company. MVP Luca Gobbi.
Lunedì gli altri due quarti: si affronteranno Arredamenti Muttoni - Ragno Orobic Caffè e Laghettesi - Divano Kiev.
Le finali, come si può leggere nella locandina in copertina, venerdì 7 luglio.
RIAPERTA OGGI LA FUNIVIA DEL PIAN DELLE BETULLE
Conclusi i lavori di manutenzione è tornata oggi a salire e scendere la funivia del Pian delle Betulle.
Attenzione: per orari e giorni di attività consultare il sito pianidibobbio.com
GIORNATA REGIONALE PER LE MONTAGNE, ZAMPERINI (FDI): MONTAGNA VA RISPETTATA E CUSTODITA, NON E’ UN LUNA PARK, MA ELEMENTO IDENTITARIO CHE RENDE PIU’ FORTE LA LOMBARDIA. RISORSE VANNO ALMENO RADDOPPIATE.
Regione Lombardia celebra il 2 luglio la Giornata Regionale per le Montagne, come stabilito dalla Legge 3/2020, che rappresenta simbolicamente l'apertura della stagione turistico-escursionistica sui rifugi delle montagne lombarde. La giornata si pone anzitutto l’obiettivo di informare e sensibilizzare l'opinione pubblica sul patrimonio di risorse naturali, storiche, culturali, paesaggistiche, idriche e forestali che le montagne lombarde rappresentano. La Legge prevede inoltre che il Consiglio Regionale promuova iniziative di informazione e sensibilizzazione, workshop di approfondimento, di ricerca e laboratori progettuali volti a salvaguardare e conservare le risorse naturali e gli ecosistemi delle montagne lombarde. Rafforzando vieppiù la cooperazione tra le comunità locali, le aree urbane ed i territori montani, salvaguardando e diffondendo le culture, i saperi e gli stili di vita delle genti di montagna. Ad oggi, lo stanziamento di risorse ammonta a 30mila euro. Sull'argomento interviene il Consigliere Regionale lecchese Giacomo Zamperini, Presidente della Commissione Speciale Montagna.
«Le nostre montagne non vanno trattate come se fossero un luna park, dove ci si preoccupa solo del divertimento, senza pagare nemmeno il biglietto. Esse vanno rispettate e custodite, valorizzate e conosciute nella loro genuinità ed autenticità. - così Giacomo Zamperini, Consigliere Regionale di Fratelli d'Italia - Come ha osservato la professoressa Luisa Bonesio, tra le più autorevoli studiose italiane del paesaggio, vivere la montagna in modo autentico tocca le forme della cultura, evidenziando il carattere storico, comunitario, simbolico che è proprio dell’esperienza dell’abitare. Solo un paesaggio differenziato, stratificato e memoriale può offrire ospitalità ai suoi abitanti, rispettandone il diritto a vivere in luoghi significativi. La Lombardia, terra che presenta grandi differenze territoriali entro i suoi estesi confini, deve trarre forza dalle sue peculiarità, valorizzandole nel rispetto delle differenze che le connotano. Ritengo che il senso profondo di questa giornata debba essere quello di sensibilizzare e promuovere un rapporto virtuoso e sano con le nostre montagne. Dobbiamo prendercene cura, ognuno nel suo piccolo, imparando a dare il buon esempio nel prestare attenzione alla sicurezza ed alle indicazioni sui corretti comportamenti da tenere quando ci troviamo nei sentieri montani, mantenendoli puliti, raccogliendo rifiuti abbandonati e lasciando in ordine i bivacchi ed i luoghi dove si è di passaggio.»
«Nel breve termine, - conclude Giacomo Zamperini, Consigliere Regionale di Fratelli d’Italia e Presidente della Commissione Montagna - alcune progettualità, anche in collaborazione con il CAI della Lombardia, saranno finanziate, ma contiamo per il futuro almeno di raddoppiare le risorse stanziate per questa Legge, consapevoli della sua enorme potenzialità. I Comuni Montani della Lombardia si estendono per circa la metà del nostro territorio e rappresentano un elemento altamente identitario capace di rendere più forte tutta la nostra splendida regione.»