Proseguono gli addestramenti dei nostri tecnici, anche durante l’autunno: nei giorni scorsi sulla Grigna Settentrionale si è svolta una esercitazione congiunta tra i tecnici della Stazione di Valsassina - Valvarrone della XIX Delegazione Lariana e i motociclisti della FMI - Federazione italiana motociclisti, Motoclub Valsassina, con il quale il Cnsas Lombardo ha sottoscritto di recente un protocollo di collaborazione.
La simulazione, che ha coinvolto più di una quarantina di persone, prevedeva il recupero di due feriti in due diverse doline, formazioni geologiche carsiche caratteristiche di questa zona.
Gli interventi in grotta di prassi sono svolti dai nostri tecnici Cnsas di soccorso speleologico ma, in alcune occasioni, nella parte più esterna può essere necessaria la presenza della componente alpina.
L’elicottero della Polizia di Stato, un AW139 di base a Malpensa, ha portato in quota con varie rotazioni il personale del Cnsas, tra cui un istruttore nazionale, fino all’Alpe Moncodeno.
I trialisti invece sono saliti con le moto fino al rifugio Bogani, per trasportare il materiale tecnico necessario per un eventuale intervento.
Il supporto dei motociclisti si è dimostrato molto efficace già in diverse occasioni in passato, perché conoscono molto bene il territorio e perché possono muoversi velocemente su strade carrozzabili, sentieri o mulattiere e in questo modo agevolare il lavoro dei soccorritori, in particolare per il trasporto logistico di materiali come barelle e dispositivi sanitari.
“Per mia esperienza e conoscenza credo di poter sostenere e confermare che il reperto indagato, il cosiddetto ‘Cristo di Lecco’, di proprietà della famiglia Gallo-Mazzoleni di Lecco, rivela la presenza della mano maestra di Leonardo da Vinci. È pertanto, per mia opinione, un autentico testo grafico di Leonardo da Vinci”.
Con queste parole il Prof. Rolando Bellini (storico e critico dell’arte, già professore di storia dell’arte, graphic art, museologia ed estetica presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera), nel corso del convegno intitolato “Epistemologia della bellezza – Leonardo un caso studio” tenutosi lo scorso 14 ottobre presso la prestigiosa sede del Palazzo delle Stelline ha presentato le conclusioni di un anno di studi scientifici ed accademici effettuati sull’opera del periodo lombardo di Leonardo. Da diversi mesi sono in corso una serie di indagini minuziose per svelare i misteri legati a questa sanguigna. Lo scorso gennaio erano già stati resi noti i risultati dei primi studi sull’opera: analisi scientifiche sulla carta incrociate con indagini storiche che come prassi puntano a non escludere che l’opera possa effettivamente essere riferibile alla mano del maestro vinciano. Si concretizza così il primo passo che oggi viene confortato da ulteriori preziose analisi circa la datazione dell’opera, e se effettivamente possa trattarsi del vero Salvator Mundi di Leonardo. Al termine delle indagini, 24 pagine di analisi tecniche e analitiche effettuate sul foglio del Ritratto di Lecco, i ricercatori, hanno confrontato i dati con quelli acquisiti sul celebre Autoritratto Leonardesco della Biblioteca Reale di Torino, riscontrando alcuni dati simili, come lo spessore della carta, la stessa distanza dei filoni, differenziandosi solo per alcuni elementi, e portando dunque a confermare l’antichità del foglio.
Dagli esami diagnostici, tra le altre cose, è emerso come nel pigmento usato nel Cristo di Lecco vi sia la presenza di tracce di titanio dovuta alla compresenza oltre di ematite anche della ilmenite. In Italia questo minerale è abbastanza raro e presente in Trentino-Alto Adige, in Piemonte, nella provincia di Vicenza ma soprattutto nella provincia di Sondrio, specie in Valmalenco. La presenza di questo elemento è un ulteriore dato interessante per arrivare alla datazione dell’opera, effettuata dalla studiosa Annalisa Di Maria, già ipotizzata intorno al 1492, data che coincide, secondo le fonti storiche, al passaggio di Leonardo dalla Valsassina, Valchiavenna e Valtellina. Molto interessanti anche le analisi (spettroscopia infrarossa) sulla composizione della carta, chiaramente di manifattura artigianale, che hanno rivelato la presenza, ovviamente, di tracce della cellulosa. La collatura (complesso di operazioni con cui, per mezzo di colle, la si rende impermeabile all’inchiostro) potrebbe essere a base di amido vista la presenza del caratteristico segnale che raggiunge, come intensità, quello della cellulosa. Infine, non si evidenziano i segnali della gelatina. Assente il caratteristico segnale della lignina. Il mistero di Leonardo affascina, e le ricerche sull’opera continuano, assicura la studiosa, un viaggio dunque verso nuove indagini per approfondire ulteriormente quanto già confermato dai dati scientifici.
Il Cristo di Lecco ha potuto avere una prima importante consacrazione in ambito accademico durante la giornata di studi interdisciplinari alla quale hanno partecipato eminenti esponenti della comunità scientifica, non solo italiana, ma anche internazionale. Attorno al tavolo dei relatori, oltre al Prof. Bellini, si sono succeduti il Prof. Fabio Minazzi, ordinario di Filosofia della Scienza e Direttore Scientifico del Centro Internazionale Insubrico; il Prof. Pier Enrico Gallenga, ordinario di Clinica Oculistica all’Università di Chieti-Pescara e medaglia d’oro dell’Oftalmologia italiana; il Prof. Marco Marinacci architetto e storico dell’arte, già docente di storia dell’arte moderna e contemporanea presso il Politecnico di Milano; il Prof. Atila Soares Da Costa Filho in collegamento dal Brasile, studioso e storico dell’arte membro del comitato scientifico della Monna Lisa Foundation di Zurigo e della Fondazione Leonardo da Vinci di Milano. Ciascuno dei relatori, attraverso la propria specifica competenza, ha affrontato il percorso creativo di Leonardo da Vinci e il ruolo del grande genio italiano nell’ambito delle arti.
Guardando poco più in alto del capo del ritratto è facilmente distinguibile una sorta di semicerchio, che potrebbe essere un’aureola; se così fosse, l’opera rappresenterebbe un Cristo, ed è la connotazione iconografica che l’attuale denominazione Cristo di Lecco, ma anche come Ritratto di Lecco pone in luce. Inoltre, il tratto del disegno, molto delicato e sfumato, secondo gli storici presenta anche un tratto mancino.
Tutto combacia con l’ipotesi che anche Leonardo fosse nato mancino, ma che avesse imparato a scrivere anche con la destra in un secondo momento.
Nel suo intervento il professor Marco Marinacci ricostruisce in chiave ermeneutica ed epistemologica i collegamenti dell’opera con la Valsassina, territorio in cui probabilmente è stata realizzata l’opera.
“Valsasina viene di verso la Italia: questa è quasi di simile forma e natura, nascievi assai mapello, ecci gran ruine e cadute d’acqua”. Codice Atlantico
Nel Codice Atlantico Leonardo fissa con queste parole la mirabile visione della cascata della Troggia a Introbio «Invalsasina infra Vimognio et Introbbio amandesstra entrando per la via di Leccho si trova la Trosa fiume che chade da un sasso altissimo e chadendo entra sotto terra elli finisscie il fiume». E’ così descritto l’ineffabile spettacolo naturale: un salto di 100 metri del torrente Troggia, che proviene dal lago di Sasso sotto al Pizzo dei Tre Signori ed attraversando tutta la Val Biandino si mostra col suo fragoroso incanto proprio a Introbio, in Valsassina. Torrente che poi diventa affluenta del Pioverna che ruggisce nelle gole dell’orrido di Bellano.
“A riscontro a Bellagio castello è fiumelaccio, el quale cade, da allo più che braccia 100, dalla vena donde nascie apiobo nel lago con inistimabile strepito e romore, questa vena versa solamente agosto e settebre”.
Ludovico Sforza affida a Marchesino Stanga delicate missioni diplomatiche, tra cui non ultime quelle di spronare architetti, pittori e scultori al suo servizio a completare le opere commissionate. Il 29 giugno 1497 il Moro scrive al Marchesino “de solicitare Leonardo fiorentino perché finisca l’opera del Rifitorio delle Grazie principiata”. Milano attende il completamento del Cenacolo ma, come spesso accade, il Maestro è distratto da altri progetti. Dalla residenza di Bellagio, in compagnia di altri letterati e artisti, osserva le montagne e visita i luoghi rivieraschi, probabilmente in maggio, il mese che egli stesso indica quale il più propizio per questo genere di escursioni. Probabilmente in una di queste occasioni vede il famoso ermellino che offrirà il simbolo nomastico disvelando il segreto della “Dama”, e che la prima versione, visibile attraverso analisi radiografiche, rivela avere appunto il manto estivo.
Sempre nella Veneranda Biblioteca Ambrosiana è custodito un foglio in cui compaiono le Prealpi lecchesi. Si tratta di una curiosa testimonianza, inclusa nel Codice Resta. La pagina è occupata in gran parte dal disegno di un piede, ritenuta opera dell’allievo Francesco Melzi. Nell’angolo in alto a sinistra s’intravede invece un profilo di montagne. Altri tre fogli con le Prealpi lombarde sono presenti nelle collezioni reali di Windsor, nelle prime riprese da Milano, negli altri due lungo il corso dell’Adda. Nel primo si distinguono tre soggetti: un lungo panorama che va dal Cornizzolo al Pizzo dei Tre signori, con al centro le Grigne; riportato poi in un particolare del settore centrale della veduta: il pizzo Arera delle Prealpi bergamasche. Nel secondo la veduta va dalle Grigne all’Albenza. Nel terzo protagonista il Resegone. Scriverà: “La Grignia è più alta montagna ch’abbin questi paesi ed è pelata”.
Tra i primi incarichi che Leonardo riceve a Milano c’è quello per la pala d’altare per la Confraternita di Santa Maria della Concezione: la Vergine delle rocce. Lo sfondo roccioso della Vergine delle rocce richiama un’altra località lombarda: dopo Paderno l’Adda scorre profondamente e le sue sponde assumono sembianza d’alte muraglie, irte di rupi pittoresche e alti speroni. È certamente uno dei tratti più suggestivi di tutto il corso fluviale, che corre in questa gola tra turbinose rapide, dove fanno bella mostra di sé tre massi, oggi in gran parte ricoperti dalla vegetazione. Lo scorcio detto “Tre corni” è certamente conosciuto da Leonardo ed è molto simile a quello che occhieggia nel fondale del celebre dipinto. I pinnacoli che incorniciano la Vergine col Bambino invece sembrano una ripresa diretta “sul motivo” della grotta di Laorca.
Probabilmente Leonardo risale il corso dell’Adda che conosce bene perché spesso soggiorna a Vaprio, presso la villa di Girolamo Melzi, capitano della milizia milanese e padre di Francesco, dove studia il modo di rendere interamente navigabile il corso del fiume da Lecco a Milano, attraverso il Naviglio della Martesana. Un’altra via che può aver percorso è la cosiddetta “Carraia del ferro”, che da Milano conduce a Lecco per via interna alla Brianza. Sarebbe dunque il ponte ad archi multipli di Azzone Visconti, a Lecco, che apparirebbe nel fondale della Gioconda.
Leonardo riprende anche i laghi briantei di Pusiano, Annone, Alserio e Segrino, osservandoli dall’alto, probabilmente dal Pian dei Resinelli. Da essi si propone di ricavare ingenti quantità d’acqua per indirizzarle verso il bacino dell’Adda e consentirne così l’intera navigabilità, osservando e rilevando attentamente l’idrografia della zona. “Il lago di Pusiano versa in nel Lago di Segrino e di Annone e di Sala. Il lago di Annone ha 22 braccia più alta la pelle della sua acqua che la pelle dell’acqua del lago di Lecco e 20 braccia è più alto il lago di Pusiano che ‘l lago d’Annone le quali giunte con le braccia 22 dette, fan braccia 42, e questa è la maggiore altezza che abbia la pelle del lago di Pusiano sopra la pelle del lago di Lecco”.
Questa speciale testimonianza potrebbe costituire un argomento prezioso per la definizione di un tema controverso e assai articolato e divenire volano di valorizzazione del territorio tramite la realizzazione di un museo diffuso nei luoghi leonardeschi della Valsassina, così come prospettato quale traiettoria progettuale dai Proff. Bellini e Marinacci.
3.113.718,37 euro ai comuni della provincia di Lecco per finanziare 13 progetti aderenti al Bando Ri-Genera di Regione Lombardia.
Si tratta di una misura che mira a sostenere in particolare i comuni nel contenimento dei consumi energetici di edifici pubblici, anche attraverso l’integrazione con impianti a fonte rinnovabile.
Serata organizzata da WWF e CAI Lecco, per presentare esperienze di possibile convivenza tra grandi carnivori ed attività umane.
Si è svolto nella serata di mercoledì 16 novembre, presso la Sala Conferenze della Comunità Montana Valsassina, un incontro a tema sul Progetto Pasturs, un progetto attivo in Lombardia da sette anni con la collaborazione e il coinvolgimento degli allevatori delle Orobie, finalizzato alla prevenzione dei danni da grandi predatori e per la convivenza tra ambiente ed economia di montagna.
Relatrici della serata, tutta “in rosa”, la dr.ssa Chiara Crotti, tra le promotrici del progetto Pasturs, Anna Albertinelli, allevatrice a Castione della Presolana nella splendida Alpe Zò, e Gloria Sigismondi, educatrice ambientale del WWF Bergamo Brescia.
La serata è stata introdotta da Lello Bonelli, Presidente WWF Lecco, che ha voluto ringraziare gli enti patrocinanti (Provincia di Lecco e Parco della Grigna Settentrionale) e il CAI, coorganizzatore dell’evento, presente con il Presidente regionale Emilio Aldeghi e il Presidente del CAI Lecco Adriana Baruffini.
Il CAI è anche supporter del progetto LIFE WolfAlps, finalizzato a favorire la coesistenza fra lupo e attività umane a livello di popolazione alpina.
Attori del progetto Pasturs, oltre agli allevatori delle Orobie, sono giovani volontari maggiorenni che, adeguatamente formati, vivono per un periodo negli alpeggi con gli allevatori stessi, per aiutarli ad adottare misure efficaci di protezione delle greggi, quali ad esempio la sorveglianza diretta delle greggi, l’utilizzo dei cani da protezione del bestiame, l’installazione di recinzioni elettrificate mobili.
Le splendide immagini degli alpeggi bergamaschi coinvolti nel progetto sono state protagoniste della prima parte della serata, commentate da Chiara Crotti, che ha illustrato l’esperienza di anni di lavoro congiunto tra realtà con interessi e finalità a volte non facili da conciliare, ma impegnate in uno sforzo collaborativo per affrontare una problematica, e una sfida, che è quella del ritorno del lupo sulle Alpi, ricercando insieme soluzioni praticabili e condivise.
Anna Albertinelli ha portato la sua esperienza sul campo, raccontando le difficoltà quotidiane del lavoro della sua famiglia di allevatori di ovini e le soluzioni, adottate con successo, per la salvaguardia della sua attività dai rischi di predazione dei grandi carnivori.
Gloria Sigismondi ha infine posto l’accento sul tema educativo e formativo delle centinaia di volontari che hanno partecipato al Progetto Pasturs, all’incontro e allo scambio culturale tra i giovani e i pastori, per contribuire a valorizzare e tutelare il territorio montano e le attività di chi, dall’attività zootecnica, trae il proprio lavoro e il proprio sostentamento economico.
A chiudere la serata un interessante dibattito tra i partecipanti, dove è emersa la volontà di riproporre il tema, cercando di coinvolgere anche gli Enti pubblici e i rappresentanti delle categorie economiche interessate, per preparare il terreno per un possibile ampliamento del Progetto Pasturs anche alle Orobie lecchesi.
Due giorni di pioggia tutto sommato leggera non hanno spostato di molto il bilancio delle precipitazioni annuali che ad oggi sono ferme (dati di Meteobarzio.it) a 911 millimetri, esattamente la metà di quanto piovuto nell'intero 2021.
Ha fatto capolino anche la neve che ieri è scesa a quote sotto i 1.800 metri per poi sparire nel momento in cui le temperature si sono leggermente elevate e la foto che pubblichiamo qui sotto dei Piani di Bobbio scattata nel pomeriggio lo conferma (in copertina la Grigna allo stesso orario).
Cosa dobbiamo attenderci nei prossimi giorni?
Meteosvizzera prevede per la serata di domani e nella notte su venerdì delle precipitazioni con neve sopra i 1.600 metri che termineranno venerdì in mattinata quando arriverà anche il favonio e le temperature potrebbero arrivare anche a 14 gradi. Per sabato e domenica probabilmente sarà soleggiato anche se il termometro non salirà più di tanto.
Lunedì e martedì, invece, è previsto il ritorno della pioggia.
Nel pomeriggio di lunedì 14 novembre, nella sala don Ticozzi in via Ongania 4 a Lecco, si è svolta la presentazione del rapporto Il sistema economico e il sistema formativo a confronto, fortemente voluto dalla Provincia di Leccoper analizzare le relazioni tra il mondo della scuola e quello del lavoro e per attuare interventi in grado di ridurre il disallineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro a livello locale.
L’incontro si è aperto con i saluti della Presidente della Provincia di Lecco Alessandra Hofmann e con l’introduzione delConsigliere provinciale delegato all’Istruzione, Formazione professionale e Centri ImpiegoCarlo Malugani.
Subito dopo Rossella Riccò, responsabile area Studi e ricerche di odm consulting, è entrata nel merito dell’indagine, presentando nel dettaglio i dati contenuti.
Spazio poi al dibattito, dal quale sono emersi spunti interessanti e utili per la definizione del prossimo piano dell’offerta formativa della provincia di Lecco.
Per chi fosse interessato, qui sotto il link al rapporto.
Monta in sella il Panathlon Club Lecco per una conviviale, nella sede della Canottieri Lecco, dedicata interamente al rapporto tra uomo e cavallo dal titolo “Equitazione, una gran bella passione”.
Un tema affrontato sotto molteplici aspetti, a trecentosessanta gradi come si usa dire: dall’ippoterapia alle competizioni passando dai primi momenti dove anche i bambini in tenera età imparano a giocare e a divertirsi acquisendo fiducia in se stessi e con il cavallo.
La serata - promossa e organizzata dal panathleta Adriano Airoldi - è stata aperta dal presidente Andrea Mauri che ha annunciato l’ingresso di un nuovo socio, Lorella Cesana, sportiva da sempre protagonista in più specialità: dalla corsa alla vela passando per la bici da strada e il golf ed ora anche il trekking di montagna.
Mauri ha salutato anche con grande piacere la presenza, quale ospite, del Questore di Lecco Ottavio Aragona accompagnato dal capo di gabinetto Andrea Atanasio.
É toccato poi ad Adriano Airoldi introdurre con grande calore e passione il tema della serata cedendo per prima la parola alla valsassinese Alessia Casari, istruttrice di primo livello, che ha spiegato come si può iniziare un percorso formativo avvicinandosi al cavallo anche con bambini di soli tre anni. Piccoli ma importanti gesti.
Successivamente ha preso la parola la dottoressa Giulia Francesca Rabboni, istruttrice e tecnico per educazione ludico ricreativa e titolare della Floriding School di Introbio, introducendo il tema delle attività e terapie assistite con animali, mettendo in luce i grandi benefici della pratica, soprattutto per coloro affetti da handicap di vario genere.
Gabriele Pina, allenatore e istruttore del Centro Ippico “Pegaso” di Barzago, ha invece spiegato in maniera semplice e coinvolgente come si sviluppa il rapporto tra uomo e cavallo sottolineandone gli aspetti positivi di gioia nel cavalcare, ma anche quelli più faticosi nella cura del cavallo.
Pina ha presentato anche due giovani cavallerizze: la ventenne meratese Emma Invernizzi e la ventiquattrenne bergamasca, ma con origini valmadreresi, Nicole Rusconi.
Entrambe al 2° grado di equitazione nella difficile e spettacolare specialità del salto ad ostacoli. Emma con la sua cavalla “Idessa” e Nicole con “Quella” con la prospettiva di un salto tra gli Under 25. Due ragazze che hanno davanti a loro un futuro tutto da scrivere.
In chiusura Pina ha spiegato come a certi livelli agonistici il cavallo deve essere considerato come un “atleta” con allenamenti quotidiani (talvolta anche tripli) e che quindi il ruolo dell’animale nell’equitazione sportiva è tutt’altro che marginale.
Nella foto di copertina da sinistra a destra: Giulia Francesca Rabboni, Alessia Casari, Gabriele Pina, Emma Invernizzi, Nicole Rusconi, il questore Ottavio Aragona, Adriano Airoldi, il capo di gabinetto Andrea Atanasio e il presidente Panathlon Lecco Andrea Mauri.
Lo sappiamo tutti: dobbiamo convivere con persone che credono di poter disporre del bene pubblico a loro piacimento e sfogano i loro istinti primordiali andando a imbrattare qua e là pensando, magari, di lasciare il segno come artista.
In realtà un segno lo lasciano, ed è quello della loro ignoranza alla quale altre persone, dotate queste di intelligenza e rispetto, devono poi porre rimedio.
E' quello che è successo a Cortabbio dove, come scrive Primaluna Informa "alcuni volontari questa mattina hanno ridipinto il sottopasso della pista ciclabile a Cortabbio, imbrattato da scritte di improbabili graffitari".
"L'Amministrazione - prosegue la nota - apprezza la street art, ma quello che c'era alle pareti del sottopasso è l'involuzione del fenomeno, opera di chi si diletta ad imbrattare e imbruttire, capovolgendo i concetti di arte e senso civico".
Quindi ai volontari va un sentito "Grazie, perché per ogni segno meno c'è sempre qualcuno che lo trasforma in più".