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Valbiandino.net : notizie dalla Valsassina e non solo...

Lunedì, 03 Giugno 2024 08:38

AKSEL ARTUSI E VENT INSIEME PER LA NUOVA STAGIONE

in Sport

Siglato nei giorni scorsi a Introbio nella sede della VENT a Introbio un accordo di collaborazione tra la stessa Casa e la giovane promessa dello sci di fondo Aksel Artusi, atleta di Primaluna, medaglia d’argento ai campionati mondiali junior e recentemente convocato in Nazionale Azzurra nel gruppo Milano-Cortina.

A fronte dell’intesa, VENT ha consegnato all’atleta una GRAVEL FRONTIER in versione muscolare, bici prodotta nello stabilimento introbiese di Via alla Cascata.

AkselQuirino Vent esterno

Aksel Artusi e Quirino Tironi, CEO di VENT

Aksel Artusi potrà così da una parte allenarsi e contemporaneamente diffondere l’immagine di un’azienda locale molto conosciuta per i suoi ciclomotori e motocicli ma che da alcuni anni è entrata anche nel mondo delle biciclette con le e-mtb LDV500 e, in tempi più recenti, le Gravel Frontier (anche in versione e-bike) che sono le uniche gravel al mondo biammortizzate grazie all’esclusivo sistema TST brevettato da VENT che prevede il monoammortizzatori alloggiato direttamente nel tubo superiore del telaio.

Quirino Tironi (amministratore unico VENT): "Siamo particolarmente felici di aver stretto questo accordo. Aksel Artusi è più di una promessa nello sci di fondo e, soprattutto, rappresenta il territorio dove da sempre abbiamo la nostra sede. Un connubio indubbiamente positivo che ben identifica la mission di VENT come azienda rivolta ai giovani e quindi quale miglior ambasciatore se non un giovane atleta del luogo per promuovere le nostre bici e la nostra immagine in generale?"

Aksel Artusi: "Ringrazio VENT per aver subito creduto nelle mie potenzialità come atleta e come ambassador dei loro fantastici prodotti. Per quanto mi riguarda sono felice di poter dare un contributo all’immagine di un’azienda così storica e importante per il territorio dove sono nato e vivo e di potermi allenare con una bicicletta così innovativa e performante come la Frontier. A VENT e a i miei tifosi posso assicurare che darò il massimo come ho sempre fatto per raggiungere i miei obiettivi sportivi".

AkselQuirinoSindaci

Aksel Artusi, Quirino Tironi e i due sindaci di Primaluna e Introbio che hanno fatto da testimoni all'accordo 

 

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Lunedì, 03 Giugno 2024 08:34

NUOVA VITA AI TENNIS DI PRIMALUNA: LA FAMIGLIA MONETA E' TORNATA!

L'avevamo anticipato tempo fa quando si erano aggiudicati il bando del comune di Primaluna: la famiglia Moneta (in breve la Birreria Belli & Beati) torna in scena e lo fa in una location d'eccezione come quella del centro sportivo di Primaluna.

In attesa di concludere i lavori per la riapertura del bar, hanno messo a disposizione i campi da tennis e quello di calcetto: sulla foto di copertina tutte le informazioni.

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Domenica, 02 Giugno 2024 12:54

VIVA IL 2 GIUGNO, LA FESTA DELLA REPUBBLICA !

in Cultura

Sono convinto che se si fosse votato per il Referendum sulla Monarchia o la Repubblica nel 1919, la Monarchia avrebbe prevalso di almeno il 90 % .
Già nel 1946 lo scarto fu sostanzialmente abbastanza ridotto: solo due milione di voti in più per la Repubblica, i promotori se ne aspettavano molti di più, con scarti più pesanti in Lombardia, Piemonte e Toscana (al Sud vinse la Monarchia).
Anche in Valsassina vinse ampiamente la Monarchia (solo nel Comune di Barzio i voti Repubblicani furono superiori).

Perchè dico questo ? Perchè se c'è uno Stato unitario italiano, a partire dal 1861, il merito fu quasi esclusivamente dei Savoia : e cioè del coraggio di Carlo Alberto, che nel 1848 sfidò impudentemente lo strapotere dell'Austria-Ungheria, perdendo poi nelle battaglie di Novara e a Custoza, e della fortuna di Vittorio Emanuele II, che ebbe in Cavour un abilissimo tessitore.

Non vinsero, e dico purtroppo, gli ideali repubblicani di Giuseppe Mazzini, non vinse neppure l'idea federalista di un Carlo Cattaneo da Milano (che avrebbe anticipato di un secolo e passa l'Italia delle Regioni) . Vinse il centralismo monarchico, fondato sul Regno dei Savoia. Punto.

Di per sè in verità i re savoiardi non fecero molto per meritarsi questo onore. Vittorio Emanuele II, distratto dalla bella Rosina, era più che altro dedito ai piaceri della caccia e della carne (anche nel senso culinario!).
Un "viveur", per il quale Roma era lontanissima (fino all'Unità d'Italia non era mai sceso più a Sud di Genova, anche se il suo dominio si chiamava "Regno di Sardegna") e gli impegni ufficiali li considerava una gran noia !
Umberto I fu quello che fece cannoneggiare dal Generale Bava Beccaris gli operai milanesi che protestavano per il caro pane, in piazza Duomo nel 1898, e per questo fu ucciso a Monza dall'anarchico pratese Gaetano Bresci (nella mia Prato e a Massa Carrara volevano fargli un monumento !)

Vittorio Emanuele III era partito anche benino, dando il Governo a un Liberale illuminato come Giovanni Giolitti, ma continuò malissimo.
Sua, come già scritto, l'idea di entrare nella I Guerra Mondiale capovolgendo le alleanze (il "Re Guerriero").
Gli andò bene (sia pure col sacrificio di centinaia di migliaia di giovani italiani). Nel primo dopoguerra il suo consenso era altissimo.
Ma da allora sbagliò tutto: sua la decisione di non fermare la "Marcia su Roma", il 28 Ottobre 1922 , rifiutando di firmare lo "Stato d'assedio", che avrebbe mobilitato l'Esercito contro le bande dei Fascisti.
Sua la decisione di chiamare al Governo con un telegramma Benito Mussolini, che il giorno dopo arrivò a Roma in vagone-letto.
Sua l'acquiescenza con cui per venti anni non solo tollerò ma anche controfirmò tutte le nefandezze del Fascismo (dall'abolizione della Democrazia, dei Partitti, dei Sindacati, la repressione ideologica ecc.) e persino le orribili "Leggi Razziali" contro gli Ebrei nel 1938.

Non ebbe obiezioni sulla decisione di entrare in guerra il 10 Giugno 1940, e per tre anni, nonostante gli evidenti disastri causati dal Regime, fu molto indeciso su come comportarsi con "il Duce", in particolare dal Febbraio del 1943, quando ormai era chiaro che si andava al disastro, fino al 25 Luglio, quando ci volle un gerarca come Dino Grandi per convincerlo all'azione.

Sua la decisione di imprigionare Mussolini (cosa forse inutile che ne fece una vittima) e, insieme a Badoglio, soprattutto la disastrosa gestione dell'uscita dall'alleanza con la Germania, gestita tra mille ambiguità e dichiarazioni fasulle, che ebbe l'epilogo nell'8 Settembre, con la ignominiosa fuga a Brindisi, in territorio liberato dagli Alleati.

Insomma a dirla chiara non ne azzeccò una ! Anche il tentativo di scaricare la corona sul povero Umberto II e la sua consorte Maria Josè, "il Re e la Regina di Maggio" , con la sua abdicazione nel 1946, non fece un gran bell'effetto.

Il risultato fu che i Savoia, i veri creatori dell'Italia, persero la Corona. Dal 2 Giugno quindi siamo Repubblica ! Probabilmente meglio così : Viva sempre la Repubblica !

Enrico Baroncelli

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Domenica, 02 Giugno 2024 08:27

DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA SECONDA DOPO PENTECOSTE

in Cultura

Credo di essere diventato un “cacciatore” di passerotti. Ho usato le virgolette perché non ho nessuna intenzione di catturarli ma, con la stessa intensità di un cacciatore nei confronti della sua preda, desidero vederli da vicino. Mi pare che ce ne siano così pochi in giro. Ricordo tempi in cui insieme alle rondini ne vedevo tantissimi. Se mi capitava di sedermi su una panchina o in qualsiasi luogo all’aperto se ne presentavano sempre diversi accanto a me. Da qualche anno mi sembra di vedere solo corvi. Anche qui in valle ce ne sono tantissimi, si alzano in cielo e facendo un gran caos si spostano da un punto all’altro dell’altopiano a sfondo Grigna e Grignetta. Da quando ho visto il dipinto “campo di grano con volo di corvi” mi guardo bene dal pensare che se non ci fossero sarebbe meglio anche se ho nostalgia del volo delle rondini e dei passeri.

Forse è per questi “strani” pensieri, che ogni tanto mi ritrovo addosso, che mi ha colpito nel brano di vangelo di questa domenica il fatto che tra i tanti tipi di “uccelli del cielo” che Gesù poteva citare è andato a prendere i corvi.

Chissà se aveva i miei gusti Gesù, chissà se gli è capitato qualche volta di distinguere tra “uccellacci e uccellini”. Domande forse inutili resta il fatto, per me, che questa volta ascolto il brano del vangelo in un modo diverso. Dio nutre i corvi, non solo i passeri, gli usignoli, le allodole, le rondini. Dio nutre anche i corvi. Brutti, non sanno cantare, combinano tanti guai, sembrano sgraziati, più che uno stormo quando volano insieme richiamano una gang di malintenzionati. Eppure Dio si prende cura anche di loro.

Mi pare che non sia semplicemente annunciata da Gesù la verità di Dio che provvede ma anche la sottolineatura che la sua provvidenza riguarda ogni creatura e in particolare ogni uomo a prescindere dal suo esserne meritevole oppure no. Non solo della provvidenza ma di una provvidenza misericordiosa.

Al centro del brano c’è l’invito a non preoccuparsi al punto di entrare in ansia, di affannarsi per il cibo e il vestito. Gesù sa benissimo che per qualcuno è inevitabile. I poveri come possono non preoccuparsi? Gesù aveva chiesto ai discepoli di preoccuparsi della fame della folla e di prendersene cura, diventando provvidenza per tutti. Dopo le parole lette oggi, Luca riporta queste parole di Gesù: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma”. Il “non preoccupatevi…non state in ansia” deve essere allora inteso bene. Gesù vuole che venga messa al centro delle nostre attenzioni e preoccupazioni la vita intera e il senso che le diamo. La vita è bella e vera non per quello che abbiamo, non per i traguardi che raggiungiamo, la gloria e il successo che guadagniamo. La vita è bella e vera se riconosciuta come un dono, se ci preoccupiamo che sia così per tutti. Vale la pena preoccuparsi, come fa Dio, che a tutti sia offerto ciò che rende la vita bella, dignitosa, vissuta come figli che si riconoscono amati, fratelli che si sanno amare vicendevolmente. Ciò che poi rende la vita straordinaria è che diventi segno del Regno se vissuta nella fede, nella speranza e nella carità, amore provvidente e misericordioso offerto a tutti siano “uccellacci o uccellini”.

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Venerdì, 31 Maggio 2024 10:30

PROGETTO WINTER E SUMMER ALTA VALSASSINA: 4,5 MILIONI DI EURO BEN SPESI PER RILANCIARE IL TERRITORIO O MAL SPRECATI PER IMPORGLI UN MODELLO TURISTICIO OBSOLETO E ILLOGICO?

P.S. – Pre Scriptum: l’articolo che state per leggere è stato pubblicato in origine su “Leccoonline” il mercoledì 7 febbraio scorso, e propone alcune mie considerazioni su questo precedente articolo pubblicato dalla stessa testata, la cui redazione ringrazio molto per l’attenzione e lo spazio concessomi. La speranza, come sempre e come mi auguro si colga dal senso del mio scritto, è di suscitare pensieri avveduti e dibattiti costruttivi per chiunque e, ancor più, per il bene delle montagne e di chi le vive sia da abitante che da turista.

In questi giorni i media locali hanno dato notizia di “Winter e Summer Alta Valsassina” il progetto di riqualificazione estiva e invernale delle località “turistiche” dell’alta valle nel quale sono coinvolti i Comuni di Margno, Casargo, Crandola Valsassina, Premana, Pagnona e Taceno.

Una lettura entusiasmante, senza dubbio, per chi voglia restarvi in superficie, nella suggestione delle espressioni che presentano il progetto. Che di primo acchito va bene, sia chiaro, non c’è mai troppo tempo per approfondire le cose. Però poi un poco più nel loro profondo bisogna andare, per capire meglio e farsi una propria opinione quanto più indipendente dalle chimere lessicali dei bravissimi professionisti – veri e propri prestigiatori delle parole – che scrivono la parte poi resa pubblica di quei progetti.

Dunque, provo ad approfondire quanto ho letto senza – e ribadisco senza voler ribattere ad alcunché ma per proporre un diverso punto di vista sul tema – e mi scuso fin d’ora per la prolissità, d’altro canto inevitabile.

Soldi da spendere: 4,5 milioni di Euro, per buona parte pubblici (Regione Lombardia e Comunità Montana) e in piccola parte privati (ITAV srl, società privata creata appositamente nel 2022 cui verrà in seguito affidata la gestione delle nuove opere): sarebbe interessante capire le modalità di tale partnership (project financing?) con un soggetto privato alla quale sarà affidata un’opera pubblica, finanziata con i soldi dei contribuenti.

Interventi: nuova seggiovia biposto tra l’Alpe Paglio e la Cima Laghetto, sulla linea occupata dallo skilift chiuso dai primi anni 2000 (chissà come mai). Quota: 1450-1730 metri, ben inferiore ai 2000 m indicati da tutti i report scientifici e climatici atti a garantire una copertura nevosa più o meno costante per il numero di giorni necessario a poter considerare economicamente sostenibile un comprensorio sciistico nei prossimi anni, nonostante qui si sia su un versante esposto a settentrione – elemento geografico ormai non più determinante, basti vedere le temperature di questi giorni anche sui versanti nord. Mi chiedo se in tali circostanze convenga spendere così tanti soldi (e me lo domando io che a Paglio ho imparato a sciare più di quarant’anni fa, dunque coltivando un legame particolare con il luogo).

“Obiettivo” 1, «ridare lustro alla storica “pista di Paglio”, un tracciato suggestivo e di grande valenza tecnica»: pista “storica”, ben detto, infatti oggi non più in linea con gli standard turistici e di sicurezza (anche rispetto al carico sciatori per mq di pista) dei tracciati di discesa offerti dagli altri comprensori (i Piani di Bobbio, senza andare troppo lontani).

“Obiettivo” 2, «la creazione di un unico comprensorio» con il Pian delle Betulle: quota 1500 m, esposizione ovest pieno, una delle più sfavorevoli per un comprensorio sciistico (le cronache meteoclimatiche recenti del luogo lo attestano), garanzia di brevissima permanenza della neve al suolo e in quantità sufficiente per mantenere aperte le piste e/o per innevarle artificialmente (mentre scrivo queste mie considerazioni al Betulle ci sono 12°. Dodici al 6 di febbraio, già).

“Obiettivo” 3, «verrà così potenziata in modo significativo la proposta sciistica dell’Alta Valsassina, che diverrà realmente (e nuovamente) attrattiva per gli amanti dello sci alpino.» Posti i due punti precedenti, sembra di leggere il brano di un libro fantasy – e lo dico con molta amarezza, ben più che con ironia.

Inoltre, l’offerta «sarà supportata anche da interventi di miglioramento dell’accessibilità alla località divisa tra i comuni di Casargo e di Margno. Nello specifico, verranno realizzati cento nuovi posti auto nelle aree limitrofe a quelle già utilizzate a tale scopo.» Mobilità sostenibile? Mai sentita nominare. Meno traffico e auto in montagna? Che sarà mai! Navette sostitutive che alleggeriscano la località dal traffico veicolare? Non pervenute. Meno asfalto e cemento? Macché, sono così belli tra prati e boschi e fanno così bene al paesaggio montano! D’altro canto «l’importante è fare interventi che siano sostenibili». Eh già!

Andiamo all’Alpe Giumello. «Un anello di ben 5 km gestito da Nordik Ski Valsassina – in relazione alla quale è prevista la realizzazione di un impianto di innevamento artificiale, grazie ai finanziamenti in arrivo dal Ministero del Turismo.» Soldi pubblici, di nuovo. E dove? Su un’esposizione a sud piena, ancora più sfavorevole per mantenere la neve al suolo. Cosa sparerà, il nuovo impianto di innevamento che tutti noi pagheremo? Direttamente acqua? Ciò con il massimo rispetto per la pratica dello sci nordico, una delle più belle in assoluto da fare sui monti d’inverno: ma dove un inverno ci sia ancora e la neve permanga! Che ciò possa accadere al Giumello – mi permetto di osservare – sembra alquanto arduo.

Proseguiamo con «la realizzazione dell’Osservatorio Astronomico in rete scientifica e culturale»: bella iniziativa, senza dubbio, non vedo l’ora di visitarlo. Ma pure un’azione assai “tipica” in progettualità del genere, nelle quali se ne inserisca almeno una simile per poter affermare di “investire” anche nella cultura. «Piutost che nient, mej piutost» dicono a Milano, e ci sta, ma è anche è un po’ come riaffermare – biecamente, come fece quel noto ex ministro – che siccome con la cultura non si mangia, se proprio la volete fateci mangiare altrove. Scrivo “mangiare” per restare in tema senza alcun significato tendenzioso, ovviamente!

Infine, «esiste un vastissimo patrimonio immobiliare di seconde case distribuito sui comuni di Margno e Casargo. Attualmente non è valorizzato a dovere, come invece avveniva negli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Con il rilancio delle nostre località, vogliamo far rivivere questo patrimonio, favorendo al contempo la crescita degli affitti brevi e dei B&B». Motivazione già sentita altrove (è scritta su qualche manualetto?) che appare quanto mai scollata dalla realtà attuale delle cose, priva di fondamento concreto e di un’autentica visione strategica riguardo il recupero di questo patrimonio immobiliare sovente degradato e degradante: perché, è bene rimarcalo, pensare di valorizzarlo con affitti brevi B&B significa degradarlo ancora di più – numerose località turistiche che hanno intrapreso questa strada anni fa se ne stanno accorgendo e ora cercano di correre ai ripari in tutti i modi – e trasformare tutti quei “letti freddi”, tali ormai da lustri, in letti definitivamente ghiacciati.

Per inciso, quello degli immobili con finalità di seconde case costruiti nei decenni scorsi (grazie alla vorace e bieca ottusità di numerosi impresari con la compiacenza degli amministratori locali) in tante località montane un tempo turisticamente appetibili e oggi non più in grado di esserlo (non perché non ne siano capaci, ma perché non esistono più le condizioni grazie alle quali lo siano), è un grosso problema, in gran parte irrisolvibile. Pensare di far tornare abitati quegli immobili come cinquant’anni fa è una suggestiva utopia, e in ogni caso resterebbero “letti freddi”, alloggi abitati per pochi giorni all’anno che nulla di concreto apportano alla vitalità socioeconomica dei paesi. Servirebbero ben altre soluzioni, molto più articolate, magari in certi casi ben più drastiche, che posso capire siano considerate ostiche da gestire per le amministrazioni locali. Fatto sta che dal problema non se ne esce, al momento, e certamente non grazie agli affitti brevi e dei B&B, mero e ingannevole palliativo che, come detto, rischia di peggiorare ancor più la situazione anche alterando il mercato immobiliare locale a favore di chi invece vorrebbe abitare stabilmente, in zona.

Obiezione di qualcuno che starà leggendo: ah, voi siete capaci di dire sempre e solo «no»! Contro-obiezione: ho scritto da qualche parte che «quelle opere non s’han da fare»? Non mi pare. Sto solo proponendo delle deduzioni logiche direttamente ricavate dalla realtà dei fatti e dai rilievi sperimentali messi nero su bianco in una pletora di documentazioni scientifiche. Piacciano o meno, le si accettino o meno, liberissimi di farlo. E poi, “voi” chi? Io sono io e scrivo per me, punto.

Domanda, ora: si potrebbero spendere meglio i tot milioni di Euro stanziati, soprattutto quelli pubblici, magari a favore di opere ben più dirette al benessere di tutta la comunità residente nel territorio in questione? Forse sì, forse no. I punti di vista e le proposte al riguardo potrebbero essere diverse e nessuna migliore o peggiore dell’altra.

Domanda successiva: si potrebbe evitare di sprecare così tanti soldi pubblici, in forza delle ineludibili evidenze oggettive che caratterizzano il contesto in questione come quota, esposizione, geomorfologia, situazione climatica attuale e in divenire, “giorni ghiaccio” (dai quali dipendono i giorni di permanenza della neve al suolo), capacità concorrenziali rispetto ad altre località, visione strategica (o sua assenza) delle proposte presentate, innovazione turistica, portato socioeconomico e culturale rispetto alla comunità residente, impatto ambientale, ecologico, paesaggistico… per magari pensare una strategia di sviluppo alternativa più consona ai luoghi in questione e più equilibrata nel rapporto tra benefici per il turista e vantaggi per la comunità residente? Io credo di sì: occorre un’elaborazione attenta, articolata, strutturata e con visione a medio-lungo termine (che io non vedo nel progetto qui dibattuto, forse perché sono miope!) ma si può assolutamente fare e di casi virtuosi al riguardo ve ne sono molti, in giro per le Alpi. Basta volerci pensare, ne potrebbero scaturire iniziative veramente notevoli e capaci di attrarre molta attenzione e altrettanto prestigio sul territorio.

Domanda ulteriore: ma insieme al progetto delle opere previste, è stato presentato anche un piano di gestione economico-finanziaria di esse sul lungo periodo? È stato previsto un piano dei costi di esercizio delle opere e un business plan al riguardo? Come saranno coperte queste spese? La gestione sarà totalmente in carico alla Itav Srl, la società privata cui verranno affidate le nuove opere, e sostenuta con i suoi flussi di cassa? E se si generassero debiti tali da impedire alla società di intervenire? Chi li appianerebbe?

Domanda finale, già in parte accennata: ma negli interventi previsti da questo progetto “Winter e Summer Alta Valsassina”, dov’è la comunità? E dov’è il fare comunità, elemento fondamentale per garantire veramente ai piccoli comuni dei territori montani un futuro, proprio, solido e non soggiogato agli andamenti di fattori sostanzialmente esterni al contesto locale come quelli legati al turismo? Il quale è un apporto importante, sia chiaro, ma non può essere il fattore predominante. Non più, da qui al futuro prossimo in territori come l’alta Valsassina.

Dulcis in fundo: la “Big Bench” dell’Alpe Chiaro. Be’, per quanto mi riguarda preferisco soprassedere – cioè sedere sopra una panchina normale: ben più comoda, molto meno pacchiana.

Ribadisco: nessuna obiezione formale, solo osservazioni messe nere su bianco per capire meglio. Personalmente non posseggo alcuna verità assoluta, ma una notevole sensibilità verso le cose dotate di buon senso, ovvero prive di esso, quella sì – e mi auguro la coltivino in molti, a prescindere da ciò su cui sto scrivendo e per il bene del civismo condiviso. Se c’è buon senso, logica, visione, sensibilità verso i luoghi e i loro abitanti, in montagna si può fare di tutto, anche cose “pesanti”; se non c’è nulla di questo, tutto ciò che sarà fatto rappresenterà un danno inesorabile, pure la più piccola e apparentemente innocua opera.

Magari il progetto “Winter e Summer Alta Valsassina” rappresenterà una grande e benefica rivoluzione per residenti e turisti rivitalizzando la zona e la sua economia. Magari sarà l’ennesimo spreco di denaro pubblico a danno del territorio e a fronte di ben altri bisogni necessari agli abitanti dell’Alta Valsassina per vivere al meglio la propria quotidianità.

Questione di buon senso, appunto.

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Giovedì, 30 Maggio 2024 22:02

UN SUCCESSO L'ASSALTO ALL'ANGELONE. VINCONO GIOVANNI DEDIVITIIS E BARBARA SANGALLI

in Sport

Circa centocinquanta atleti hanno accolto l'invito del CSC Cortenova e del gruppo che organizza la Introbio - Biandino e si sono ritrovati mercoledì sera a Introbio in Piazza Cavour alla partenza dell'Assalto all'Angelone, competizione di corsa in salita propedeutica al circuito GoingUp di Affari&Sport.

Le incerte condizioni meteo non hanno scoraggiato i concorrenti che si sono dati battaglia sin dai primi metri del 3,5 km di un percorso che li ha portati in cima allo Zucco Angelone per un dislivello positivo di 486 metri.

L'albo d'oro della gara si arricchisce di nomi importanti come quello di Giovanni Dedivitiis che si è imposto tra gli uomini con il tempo di 22.48.7 e di Barbara Sangalli, vincitrice tra le donne in 27.12.0.

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Dedivitiis ha preceduto, nell'ordine, Giulio Mascheri (23.07.0), Giovanni Malugani (23.19.0), il fratello minore Nicola (23.39.5) e Luigi Pomoni (23.41.6).

Dietro Barbara Sangalli si sono classificate Debora Benedetti (28.35.2), Simona Fazzini (29.53.0), Rita Bonacina (30.02.4) e Giovanna Cavalli (31.06.1).

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Le premiazioni hanno avuto luogo al Palabaster dopo la degustazione del premio gara: una apprezzatissima gigantesca pizzocherata magistralmente preparata dai gestori del Rifugio Tavecchia in collaborazione con i soliti grandi e immancabili volontari introbiesi.

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Grande soddisfazione per l'ottima riuscita della manifestazione è stata espressa dagli organizzatori per voce di Attilio Artusi (che guida il gruppo volontari della Introbio-Biandino) e di Riccardo Benedetti (presidente del CSC Cortenova) che hanno dato appuntamento a tutti al prossimo anno ma, soprattutto, all'edizione 2024 della Introbio-Biandino in programma domenica 30 giugno.

Le classifiche complete: introbiobiandino - Home (weebly.com)

 

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Giovedì, 30 Maggio 2024 16:35

INCIDENTE SULLA TACENO - BELLANO

Brutta avventura per l'autista di un lungo furgone stamattina in una delle gallerie tra Taceno e Portone. Per motivi da accertare il veicolo si è rovesciato ed è stato necessario l'intervento dei Vigili del Fuoco per recuperarlo e ripristinare la circolazione.

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