Laorca oggi è una frazione di Lecco, sulle pendici del Monte S. Martino, lungo il torrente Gerenzone, ma la sua è una storia antica, che mescola religiosità e tradizione, industria e devozione e che risale al medioevo, quando era un centro piccolo ma molto attivo nella lavorazione siderurgica. All’epoca il paese ospitava mulini, trafilerie e fucine ed attirava manodopera dai paesi e dalle valli vicine.
Poco sopra il paese, in un anfiteatro naturale protetto da speroni rocciosi e traforato da grotte, il paese seppelliva i propri morti: prima nell’antica chiesa cimiteriale di S.Giovanni ai Morti poi, a partire dal 17° secolo, anche nel cimitero circostante.
La chiesa è già citata nei documenti del 1289 e sotto il suo pavimento trovavano riposo gli abitanti del paese passati a miglior vita.
Il sito originariamente ospitava una serie di cappelle che ricostruiscono ancora oggi la Via Crucis, realizzate nel 1765, simili a quelle trovate presso i vari Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia. Già nel 1649 venne realizzato un ossario per ospitare i resti delle vittime della peste portata in Italia dai Lanzichenecchi; dopo la prima guerra mondiale, al sito vennero aggiunti un deposito ed un memoriale per i caduti nel conflitto.
Nel 1930, l'ingegner Giosuè Todeschini, realizzò un terrazzamento inferiore per ospitare otto cappelle private.
Il cimitero di Laorca rappresenta un complesso unico, che ha raccolto nel corso dei secoli le istanze storiche, religiose, devozionali, tradizionali della popolazione locale. Un luogo che gli abitanti di Laorca hanno plasmato secondo le proprie esigenze materiali e spirituali, in cui hanno espresso i propri bisogni più profondi e che hanno riconosciuto come espressione autentica dell’identità del paese.
A partire dal 1933, durante gli anni del regime fascista, il cimitero venne dichiarato "Luogo che non dovrebbe esistere": difatti, con la costruzione del nuovo camposanto di Malgrate, ne fu disposta la chiusura e la traslazione delle salme sia a Malgrate che nel cimitero monumentale della città, comportando così la soppressione dei cimiteri locali. Tutta la popolazione locale insorse ed il cimitero di Laorca rimase immutato.
Si raccontava anche dei miracoli avvenuti nell’area del camposanto, che attirava così pellegrini e devoti: al di sopra del cimitero la tradizione indicava in un’ampia grotta la dimora di San Giovanni Battista, all’interno della quale stillava un’acqua miracolosa che favoriva la coltura del baco da seta. Altra acqua miracolosa stillava dal roccione soprastante il cimitero: raccolta in un bacile di pietra, veniva utilizzata per curare le malattie degli occhi.
Ma veniamo a Leonardo da Vinci....
Quanto il paesaggio e le montagne del Lecchese hanno ispirato Leonardo da Vinci? Difficile dare una risposta certa anche se molti sono gli elementi che rendono questa ipotesi plausibile.
Seppur molto sintetici ed essenziali, i suoi appunti di viaggio documentano il suo interesse per la Brianza, la valle dell'Adda ed i laghi Eupilei, le Grigne, il Resegone, la Valsassina e la Valtellina.
Tra i luoghi che più colpirono l'immaginazione di Leonardo è verosimile pensare al sito di Laorca.
Il luogo in cui Leonardo ambienta la "Vergine delle Rocce" è una grotta, questo è certo, ma non di fantasia, come qualcuno racconta, bensì un luogo ben preciso: la grotta di San Giovanni Battista a Laorca appunto: in cui l'artista sostituisce il naturale paesaggio che si offre al visitatore (la conca di Lecco col il ramo orientale del Lario) con i pinnacoli che popolano la soprastante Val Calolden, una valle in località Pian dei Resinelli, sita in linea retta poco sopra.
Per raggiungere Laorca da Lecco basta prendere la provinciale per la Valsassina e si giunge all'abitato addossato alla montagna.
Si accede alla piazza centrale del paese salendo le vie strette: l'imponente chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo è il cuore dell'abitato. Un sentiero verso monte conduce, a breve distanza, all'area sacra occupata da una settecentesca Via Crucis ed il panoramico cimitero con le sue cappelle.
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