Dopo molte discussioni sull'attribuzione sul Cristo di Lecco, una recente pubblicazione pubblicata su una delle più grandi riviste scientifiche "Open Science" ha messo in luce un sistema di proporzioni che si ritrovano nelle opere di Leonardo da Vinci e permette finalmente di togliere ogni dubbio sull'autenticità del meraviglioso disegno “il Cristo di Lecco”, scoperto da una delle più illustri conoscitrici del Maestro fiorentino, Annalisa Di Maria.
Nella sua bottega, Leonardo da Vinci condivise la sua conoscenza ed esperienza sulla pittura con i suoi discepoli. La loro collaborazione fu tale che a volte è difficile distinguere ad occhio nudo la loro opera da quella del maestro, di cui ripresero volentieri le lavorazioni. Il maestro fiorentino possedeva una maggiore padronanza tecnica e soprattutto una scienza della misura e delle proporzioni, rispetto ai suoi discepoli.
Leonardo era ancora apprendista quando dipinse il ritratto di Ginevra de Benci, figlia di un suo amico, di cui conosciamo un modello scolpito in marmo, della stessa epoca, da Andrea del Verrocchio, maestro di Leonardo. Lo studio matematico effettuato dal Professore emerito Jean-Charles Pomerol e dalla specialista Nathalie Popis ha permesso di dimostrare misurazioni identiche.
Queste stesse proporzioni si ritrovano nei ritratti realizzati dai discepoli di Leonardo. Il Maestro aveva quindi trasmesso loro l'insegnamento che aveva ricevuto dal Verrocchio. Una metodologia che lui stesso aveva utilizzato fino al suo arrivo a Milano. Fu soprattutto nella città degli Sforza che si rivelarono il suo interesse per la matematica e il suo spirito scientifico, periodo che rappresenta le sue massime ricerche scientifiche nella ricerca dell'ideale, contrassegnato soprattutto dal suo incontro con il monaco matematico Luca Pacioli.
A prima vista, le opere dei discepoli di Leonardo da Vinci hanno forti somiglianze con le sue. Tuttavia, lo studio matematico, di grande precisione, ha permesso di evidenziare differenze nella concezione dei ritratti realizzati da Leonardo da Vinci e quelli dei suoi discepoli. Questa ricerca rivela che la differenza si vede in particolare nella distanza degli occhi, più distanziati nei discepoli del Maestro che porta a rettangoli aurei che scendono fino al livello del mento. In Leonardo i rettangoli aurei si fermano al limite del fondo della bocca, qualunque sia la morfologia e la corpulenza del modello.
Leonardo da Vinci aveva un approccio basato sull'intelligibilità della matematica e della sperimentazione per raggiungere la perfezione, questo è ciò che lo ha portato alla riscoperta del rapporto aureo. Le misure universali che il Maestro aveva immaginato sono sottolineate in due suoi disegni che rappresentano archetipi ideali,"l’Uomo Vitruviano" e " il Cavallo Ideale", recentemente scoperto in una collezione privata.
Infatti, la loro sovrapposizione ha permesso di rivelare proporzioni identiche, inscritte in rettangoli aurei, dove i loro membri sono collocati nello stesso posto.
Questi due disegni che simboleggiano la suprema perfezione testimoniano le convinzioni neoplatoniche di Leonardo da Vinci, che presuppongono un legame tra tutti gli esseri. L'uomo e il cavallo sono due esseri diversi ma provengono nella loro molteplicità di un'unità comune che sarebbe divina. Il suo desiderio di evidenziare l'unicità divina, incarnando la perfezione e l'armonia, si ritrova nei suoi ritratti, con un comune denominatore, come sul Cristo di Lecco.
Le opere di Leonardo da Vinci materializzano la sua spiritualità e la sua profondità d’animo. Nella sua ricerca dell'ideale, il maestro aveva quindi ideato le proprie misure universali, che aveva conservato con cura per sé. La metodologia impiegata nell'esecuzione dei suoi ritratti non è ripresa da nessun altro pittore. Le regole seguite da Leonardo sono molto precise e differiscono da quelle osservate dai suoi discepoli. Questa grande scoperta permette finalmente di differenziarli e di fornire ottimi indizi per l'attribuzione.