Nel Vangelo di questa domenica Gesù, nell’imminenza della sua passione e morte, parla di se come del Buon Pastore. Possiamo raccogliere tre riflessioni riferite ciascuna a un giorno del triduo pasquale. Venerdì santo. Nel Vangelo di oggi per tre volte Gesù parla di sè come del buon pastore che dà la vita per le sue pecore. Un episodio molto significativo a questo riguardo accadde la notte del giovedì santo, quando nell’orto degli ulivi Gesù, ai soldati venuti per arrestarlo, chiese: “Chi cercate”. “Gesù di Nazareth”. “Sono io; dunque lasciate liberi costoro”. Non è difficile immaginare, dietro a queste parole, il buon pastore che si mette davanti alle sue pecore per difenderle, e non dietro per farsi difendere la loro.
Quanti mercenari, invece, vogliono guadagnare su di noi, senza mettere in alcun modo a rischio la propria vita, ma facendoci invece perdere la nostra. Sabato santo. Gesù è morto e non ancora risorto. Nel credo diciamo che “discese agli inferi”, che non sono “l’inferno”, ma, secondo la concezione ebraica, “quella esistenza vissuta dopo la morte, come un’esistenza vissuta nell’ombra”.
I Padri della Chiesa dicevano che Gesù discese agli inferi per riportare con se, alla pienezza di vita, quanti vi si trovavano.
Possono sembrare pensieri di una religione costruita da noi, eppure non è già una vita nell’ombra quella degli apostoli rinchiusi nel Cena-colo per paura dei Giudei, o quella dei due discepoli di Emmaus senza speranza?
E non è così tante volte anche la nostra vita?
Ripensare a questo alla luce di Gesù buon pastore ci ricorda che, per raggiungerci, anche lui è disceso in queste zone d’ombra della nostra vita: tradimento, paura, solitudine, angoscia, morte, fino a quel grido “Dio mio, perchè mi hai abbandonato?”.
Immaginando il buon pastore che va in cerca della pecorella perduta possiamo dire che anche lui si è graffiato per raggiungerci nei rovi in cui eravamo caduti per tirarci fuori e restituirci ad una vita nuova.
Domenica di Pasqua. E’ il giorno in cui esplode lo stupore e la gioia per il Signore risorto e ritrovato.
Quando un bambino, di notte, attraversa un bosco buio, non ha bisogno di parole che lo tranquillizzino, ma di una presenza, di una mano amica.
E’ la gioia della pecorella che si sente ritrovata, ma il Vangelo metterà in luce soprattutto la gioia del pastore che ha ritrovato la sua pecorella che si era perduta.
Nella vita, nell’attraversare ciò che suscita in noi paura, sfiducia, perfino dubbi di fede, oggi Gesù ci assicura che cammina con noi come il buon pastore: ancora una volta dobbiamo dire che Gesù non ci ha promesso di essere risparmiati dai momenti difficili della vita, ma ci ha promesso la sua presenza amica e per questo ha pregato il Padre per noi, e ha promesso: “Io sono con voi sempre”.
Dopo la fatica della sua passione e la vittoria della sua risurrezione, Gesù ci appare in pienezza pastore amorevole e sicuro.
Affidiamoci a Lui con la docilità e la fiducia di una sua pecorella, e con le parole del salmo diciamo: “Se anche dovessi camminare in una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me: il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”.