A volte ritornano.
Questa volta la ricomparsa riguarda il dottor Paolo Gulisano, (d’ora in poi dott. G), medico lecchese con specializzazione in Igiene, Epidemiologia e Medicina Preventiva e in possesso di interessi e strumenti culturali enciclopedici che spaziano dalla storia della medicina, allo studio della letteratura sacra medievale, con particolare riferimento alle profezie del vescovo irlandese Malachia, alla storia dei Celti, per finire (ma abbiamo certamente trascurato qualche cosa) con l’esegesi delle opere tolkeniane.
Dunque, come era già accaduto in passato, il dott G ce l’ha fatta ancora una volta e ha annunciato di aver scoperto che Pfizer, la multinazionale produttrice di uno dei più noti vaccini anti covid, sotto la spinta dell’inconfutabile testimonianza dei dati ha finalmente rivelato la verità sugli effetti avversi del prodotto somministrato “coercitivamente” (ad oggi, nel mondo, le dosi inoculate di Comirnaty ammontano a 13.476.535.132, quasi 13miliardi e mezzo).
Però l’ha fatto “con freddezza” come specifica il dott. G. Anche noi vogliamo dire la verità e confessiamo che avremmo preferito un report statistico commentato in endecasillabi sciolti (ancor meglio in distici elegiaci) sostenuti da un intenso afflato lirico.
Ma la scienza e Big pharma, come tutti sanno, (no vax in testa) hanno un cuore di ghiaccio.
La clamorosa notizia intitolata “3000 morti: Pfizer ammette con freddezza il dramma dei danneggiati” è apparsa qualche giorno fa sul sito di “controinformazione” La nuova bussola, del quale il dott. G è assiduo protagonista, che annovera fra i propri principi fondativi la “passione per la fede” nell’intento di spiegare la realtà, tutta la realtà, in “una prospettiva cattolica nel giudicare i fatti: certi che l’esperienza cristiana è in grado di abbracciare e rispettare pienamente la dignità dell’uomo”.
Lo scopo di tutto ciò è semplicissimo: “cogliere nel particolare della cronaca il destino di ogni singolo uomo.”
L’importante, come ognuno può capire, è giudicare.
In hoc signo vinces: ogni riferimento ad un sia pur elementare approccio scientifico o soltanto razionale alla realtà è semplicemente assente.
Insomma, il dott. G colloca in testa al catalogo delle cause cliniche di decessi e delle patologie segnalate, il vaccino anti covid prodotto da Pfizer, il quale non avrebbe causato solo 3000 decessi ma anche “900 casi di cecità”, 700 complicazioni in gravidanza.” Tutto specificato a chiare lettere nel succitato report di Pfizer la cui appendice consiste di 400 intense pagine contenenti i dati raccolti dal 19 dicembre 2021 al 18 giugno 2022.
Il dott. G rincara la dose indicando “Migliaia di patologie infiammatorie, tra cui le miocarditi e le pericarditi di cui (? n.d.r.) ormai tra gli addetti agli (sic!) lavori si parla apertamente di “epidemia”, ovviamente di origine misteriosa e inspiegabile”.
E se l’origine di tutto fosse miracolosa? Sospettiamo infatti di trovarci al cospetto di vero evento prodigioso: un illustre membro di Big Pharma che tafazzianamente denuncia i guai provocati da uno dei suoi prodotti di punta: il vaccino anti covid.
Ma il vero miracolo che spunta da questa operazione di cherry picking consiste in una sorta di transustanziazione grazie alla quale l’autore riesce a trasformare la verità (i dati) in una vera bugia (le conclusioni).
È lo stesso dott. G a spiegare come le cifre prodotte da Pfizer provengano dalla cosiddetta “farmacovigilanza passiva”, un database che raccoglie tutte le segnalazioni su base volontaria riguardanti reali o presunti effetti avversi verificatisi successivamente all’inoculazione di Comirnaty. (per saperne di più)
Ciò significa che chiunque, operatore sanitario, impiegato di banca, muratore, operaio, venditore ambulante e via elencando fino a comprendere l’intera popolazione mondiale in tutte le categorie immaginabili che la compongono, può segnalare di aver subìto effetti indesiderati di varia gravità dopo (si badi bene: non “a causa” bensì “dopo”) l’inoculazione. Ecco il miracolo gulisaniano: grazie all’applicazione del principio post hoc propter hoc, l’illustre clinico, storico, saggista et coetera, trae la conclusione dell’esistenza certa di un rapporto di causa ed effetto fra vaccinazione ed effetti indesiderati fra cui 3000 decessi.
Trattasi certamente di dati certificanti un evento prodigioso che presenta profili di elevata attendibilità, come si deduce dal fatto che fra i danni da vaccino segnalati figurano anche fratture, gravidanze più o meno desiderate, tomografie assiali computerizzate (TAC), calcificazioni delle valvole cardiache, mutazioni genetiche, eccessi di cerume, prolassi vaginali, carie dentali, ernie inguinali e ombelicali e così via fino a comprendere l’intero universo delle patologie conosciute. Qualcuno ha persino denunciato di aver contratto un elettrocardiogramma!
Annotati anche 2128 non meglio precisati “indurimenti” (Per approfondire).
Insomma chiunque può segnalare qualsiasi cosa senza che qualcuno sia in grado di controllare alcunché, neppure se il segnalatore sia stato realmente vaccinato. Ma la farmacovigilanza passiva funziona così e possiede anche molti lati epidemiologicamente positivi.
Non è tutto: le 400 pagine di Pfizer rappresentano soltanto un’appendice del report e sono precedute da altre 820 che inquadrano il problema e consentono una valutazione adeguata dei dati che seguono.
Ma il dott. G e tutte le altre testate on line o cartacee (poteva mancare la Verità? Infatti c’è.) che si sono lanciate a corpo morto e colpi di copia e incolla sul “miracolo” realizzato dal dott. G sul suo blog e su “La bussola quotidiana” hanno tranquillamente ignorato questa circostanza.
Il dott. G è, come abbiamo visto, un esperto di profezie.
Applichiamo la stessa tecnica interpretativa che deduce conclusioni certe rispetto a dati di significato incerto e segnaliamo un esempio illuminante di preveggenza che forse lo riguarda.
Sul fregio della facciata della chiesa parrocchiale di Primaluna, corre una scritta tratta dagli Inni sacri ambrogini contenente il seguente testo: “Apostolus Petrus primus nec Paulus impar gratia”.
Traducendo senza pretese di perfetta aderenza filologica: “Il primo apostolo è Pietro ma Paolo non gli è inferiore”. (De Sancti Petro et Paulo apostolis, PL, 17, 12-53) Non ci sentiamo di escludere che il vescovo Ambrogio avesse già miracolosamente avvertito, nel IV secolo, l’avvento, in un futuro lontano, del dott. G, milanese di nascita (coincidenza?).
Forse quel “Paulus” era proprio riferito all’autore di “Malachia, storia e misteri”. Anzi, ne siamo certi. In fondo è solo questione di fede, no?