Molto interessante e partecipatissima (oltre un centinaio i presenti) la serata tenutasi a Introbio ieri sera con ospite Andrea Vitali, notissimo e bravissimo scrittore di Bellano, che ormai da molti anni incanta sempre più lettori, non solo italiani: i suoi libri sono tradotti in dieci lingue, compreso il giapponese (esclusa però stranamente la lingua inglese).
L'occasione era per parlare delle sue ultime produzioni, prontamente messe in vendita durante la serata dalla Biblioteca di Introbio: si poteva acquistare il libro e farselo firmare con dedica personalizzata, come molti hanno fatto, e il pubblico (circa un centinaio di persone) ha potuto intervenire alla fine della discussione per presentare le proprie idee e le proprie sensazioni.
In particolare si è discusso dell'ultimo suo libro, pubblicato da Einaudi nella collana Stile Libero, "Genitori cercasi". Il tema serio, anche se ammantato da una prosa un po' favolistica che a qualche lettore ha ricordato Gianni Rodari, è quello del rapporto tra genitori e figli, a proposito di un bambino che, completamente trascurato dai suoi genitori interessati solo ai loro affari, a poco a poco diventa sempre più trasparente fino a diventare addirittura invisibile.
"Gli invisibili sono tra noi" - ha detto Vitali, che per una volta tralascia i tradizionali toni leggeri e divertenti, per entrare nel campo dell'Attualità.
"Gli invisibili sono gli Ultimi, gli Immigrati, i più Poveri, dei quali non si occupa nessuno, che si trascinano nelle nostre città e nei nostri borghi nell'indifferenza generale".
"Anche se, sia chiaro, io non voglio fare la morale a nessuno, ma semplicemente suscitare una riflessione su un tema generale".
E anche invitare a occuparsi un po' di più dei propri figli, cercare un rapporto relazionale sempre più profondo con le nuove generazioni.
Il tema genitori-figli - sollecitato dall'intervistatore - era già presente praticamente nel suo terz'ultimo libro, "Sono mancato all'affetto dei miei cari", in cui un padre molto serio e responsabile, tenutario di una ferramenta (Vitali ha confessato di amare tutte le ferramenta in generale paragonandole alle biblioteche per la varietà di articoli disponibili) viene sostanzialmente sopraffatto dai continui problemi che lo stressano ogni giorno di più.
Da un figlio scapestrato, Alberto, che però poi rimette la testa a posto, collabora attivamente con il padre nella gestione della ferramenta, ma poi lo abbandona quando si sposa e va a lavorare come dipendente nella concessionaria di auto del suocero, al figlio "Ercolino", che mangia e studia tutta la vita, ma poi ritorna a casa dopo un soggiorno all'estero, ricercato dalla Guardia Civica per un hippy fricchettone, cioè un "barbone", ma soprattutto da Alice, la ragazza primogenita, che si sposa con un disgraziato che pensa solo a bere e a giocare, e per salvare la sua ferramenta il papà deve sganciare un sacco di milioni di lire ai malavitosi con cui questo aveva contratto grossi debiti.
Qui dunque il tema è rovesciato , anche se siamo sempre negli anni Sessanta.
Sempre in quel periodo è collocata un'altra storia raccontata in "Cosa è mai una firmetta", in cui in primo piano è un caseggiato, ancora oggi esistente al'incrocio della Strada per la Valsassina, dove al piano terra c'è un bar, affittato a diversi inquilini ma di proprietà della Tripolina, il cui nipote dovrebbe convincerla a cedere la proprietà, con una "firmetta" appunto, al suo genere per farne una integrale "ristrutturazione edilizia", con cui guadagnare parecchio.
Insomma come al solito sono tanti i personaggi e le trame delineate dal Vitali, sempre in tono ironico e spesso sarcastico: anche negli interventi del pubblico è stato paragonato a diversi Autori (Guareschi e tanti altri), ma sicuramente un posto in qualche Antologia italiana per le Medie o Superiori questo autore molto prolifico e originale se lo è sicuramente guadagnato.