Prof. Baroncelli, perchè occuparsi ancora oggi del Catasto Teresiano in Lombardia, svoltosi a metà del Settecento ?
Per molti e vari motivi: quello è stato un momento di svolta nella storia economica lombarda, e a dirlo è stato uno dei più ferventi protagonisti anti-austriaci che hanno partecipato alle 5 Giornate di Milano del 1848, cioè un secolo dopo, Carlo Cattaneo, considerato anche il teorico della dottrina politica del Federalismo
Andiamo con ordine: quali erano gli obiettivi del Catasto teresiano ?
Si chiama teresiano ma in realtà era già cominciato con il padre di Maria Teresa, e cioè l'Imperatore Carlo VI di Asburgo, intorno al 1735-36. Il suo obiettivo era quello di riformare un sistema di tassazione molto ingiusto, ereditato dalla dominazione spagnola di Milano (1525-1713) finita con il Trattato di Utrecht appunto del 1713, un sistema che gravava sui contadini e sui poveri lasciando praticamente intatti i patrimoni dei ricchi nobili e del clero, esentati sostanzialmene dall'esazione fiscale.
Un sistema fiscale molto simile a quello della Francia alla vigilia della Rivoluzione, allora.
Certamente, e torneremo su questo argomento. Carlo VI, che come i suoi successori era un Imperatore Illuminista, voleva una redistribuzione delle "gravezze",cioè dei carichi fiscali, che coinvolgesse anche i più ricchi, e stabilire con certosina misurazione quali erano le loro proprietà e i loro terreni (all'epoca la ricchezza era al 90% originata dalla rendita fondiaria) doveva servire esattamente a questo. Naturalmente dovette superare moltissimi ostacoli: molte mappe furono bruciate nel corso delle invasioni durante la Guerra di Successione Austriaca, e nel 1748 la nuova Giunta del Censimento, guidata dal toscano Pompeo Neri, dovette ricominciare quasi tutto da capo.
Stabilire le proprietà misurandole con precisione dava però anche dei vantaggi
Sicuramente, ed è questo che sottolinea Carlo Cattaneo: la misurazione dava la sicurezza del possesso fondiario, e soprattutto il livello della tassazione, che allora era circa del 5% sulle rendite (un livello molto inferiore a quello di oggi !) garantiva che la cifra da pagare, nel 1750, sarebbe rimasta uguale anche se il terreno fosse diventato molto più produttivo, come regolarmente successe nei decenni successivi.
Riforme quindi a vantaggio del popolo.
Nella storia italiana a mio parere abbiamo avuto solo due periodi di grandi riforme: quelle appunto asburgiche-teresiane di metà del Settecento, e quelle di Giovanni Giolitti all'inizio del Novecento. Riforme che veramente cambiarono in meglio la vita della popolazione. Oggi invece viviamo in un periodo contro-riformistico, o meglio, contro-riforme che vengono spacciate per riforme (pensi ad esempio alla cosiddetta Riforma Fornero sulle Pensioni).
Il figlio di Maria Teresa, e cioè Giuseppe II (1780-1790) continuò l'opera riformatrice della madre.
E con estrema decisione. Io sono meravigliato che nessuno storico abbia mai fatto un paragone con Robespierre, che sostanzialmente ne fu un imitatore. L'Imperatore Giuseppe II fece le stesse cose che ha fatto in Francia Robespierre qualche anno dopo, soprattutto negli anni del Terrore (1793-94). A differenza del leader giacobino però, che sacrificò decine di migliaia di teste con la ghigliottina, Giuseppe II fece le stesse Riforme senza torcere un capello a nessuno, gli bastava un tratto di penna e la sua autorevolissima firma.
A quali "riforme radicali" si sta riferendo ?
Sono tante: dall'abolizione del valore legale dei "titoli feudali" (Baroni, Marchesi, Conti) e dei loro diritti ancestrali sui dazi - ce n'era uno ad esempio che riguardava il passaggio di merci e animali sul Ponte Azzone Visconti di Lecco, i cui proventi andavano da secoli ai Marchesi Stampa di Milano - dazi che colpivano inutilmente l'economia. Pensiamo alle tasse nobiliari sui mulini di grano e sul vino imbottigliato. Un'economia lombarda che doveva liberarsi da tanti inutili fardelli per cominciare a correre : ne scrisse ad esempio Pietro Verri, in un suo importante trattato sul commercio.
Anche il clero venne colpito.
E anche molto: oltre all'abolizione della Compagnia di Gesù, moltissime proprietà ecclesiastiche vennero nazionalizzate da un giorno all'altro, e i terreni venduti ad acquirenti della nascente borghesia, dando vita agli "assegnati" proprio come in Francia. Prendiamo ad esempio il Monastero di San Pietro di Civate, che aveva una importanza enorme e una tradizione secolare (era citato addirittura nel Trattato di Costanza del 1153, cioè il trattato di pace fatto dal Papa con l'Imperatore Federico Barbarossa). Anche questo venne abolito da un giorno all'altro, e i monaci vennero invitati a dedicarsi all'istruzione dei bambini. Lo stesso per il Monastero di Cantello in Valsassina, fondato dalla Santa Guarisca Arrigoni come Ospedale nel 1438.
Uguale preciso alla Rivoluzione Francese, che però dovette uccidere molti "preti refrattari", gettandoli dalle finestre (dichiarati poi Santi due secoli dopo da Papa Woitila) ma invece in Lombardia a nessuno venne torto un capello e nessuno finì in prigione.
Decisamente un grande Imperatore !
Di queste cose parlerà nel suo incontro a Introbio Giovedi 17 Agosto ?
Sicuramente: questi ed altri argomenti verranno affrontati in una serata che spero sia utile e interessante, a Villa Migliavacca di Introbio giovedi sera