Potremmo intitolare il Vangelo di questa domenica con il lamento di Gesù alla sua gente: “Ma non vi va mai bene niente!”. Lo esprime con la breve parabola dei bambini che invitati a piangere non piangono, e a ballare non ballano. Il riferimento è a Giovanni Battista considerato un indemoniato per la sua vita austera, e a Gesù accusato di essere un mangione e un beone perché sedeva a mensa con pubblicani e peccatori. Giovanni predicava la conversione per avvicinarsi a Dio; Gesù predicava la misericordia. Ma non c’è contrapposizione fra i due: ricordando alcune parole dello stesso Giovanni Battista, lui era l’amico che attendeva l’arrivo dello sposo (paragonato al piangere),
Gesù era lo sposo finalmente arrivato (motivo di gioia).
Come si fa ad avere l’atteggiamento giusto per saper accogliere l’invito severo e quello gioioso, ciascuno a suo tempo?
Vengono alla mente le virtù della prudenza e della semplicità raccomandate da Gesù nel Vangelo di domenica scor-sa, o la piccolezza e la docilità per le quali Gesù loderà il Padre subito dopo questo Vangelo.
Gesù conclude dicendo: “Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie”: sapienza è agire secondo il pensiero di Dio: così ha vissuto Giovanni Battista e ha ricevuto l’elogio di Gesù, così ha vissuto Gesù e ha ricevuto l’approvazione del Padre facendolo risorgere da morte.
È così che viene a noi il Regno di Dio, ed come se Gesù ci
dicesse: “Non perdetevi nel non farvi andar mai bene niente e perdere così il Regno!”.
Gesù poi si rivolge alle città di Corazin, Betsaida e Cafarnao rimproverandole perché non hanno accolto l’invito alla conversione e alla fede il Lui.
Da questo emerge anche in questo Vangelo la figura di Gesù: Lui è la ragione del nostro pianto o almeno della nostra attesa, Lui la ragione della nostra gioia.
Lui sarà alla fine Colui sul quale tutto e tutti verremo confrontati e giudicati.
Il tono minaccioso delle parole finali di Gesù: “Fino agli inferi precipiterai!”, devono sì metterci serietà, ma non devono però farci dimenticare mai che anche i rimproveri più severi di Gesù sono sempre finalizzati alla nostra conversione e quindi alla nostra salvezza.
Bellissima la risposta del bambino alla domanda: “Perché ringrazi se il tuo papà ti sgrida?”. “Perché se mi sgrida è segno che vuole che cresca bene”.