In quel tempo. Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito.
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
“Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo” Secondo me questa frase del vangelo è di una bellezza straordinaria. Gesù è definito sposo e noi sua sposa, Giovanni si definisce l’amico dello sposo. Dello sposo si esalta la gioia che gli dona la sposa. E Giovanni afferma che la sua gioia è piena.
Stupisce il percorso che ha compiuto Giovanni, la sua “conversione” a Gesù, alla novità imprevedibile che ha inaugurato Gesù: quella di un tempo in cui l’uomo pensando al suo rapporto con Dio deve innanzitutto essere pienamente consapevole di essere la gioia di Dio, il tempo in cui l’amore di Dio non deve essere conquistato ma accolto, il tempo in cui si deve vivere il santo timore di sciupare un amore così grande con l’ingratitudine, la superficialità, l’indifferenza, l’autoreferenzialità, l’egoismo.
Da voce tuonante a “l’amico dello Sposo che prova una gioia piena nel cuore”. Un bel cambiamento, una importante conversione. Mi chiedo fino a che punto anche noi siamo convinti che l’umanità è la gioia di Gesù perché sua sposa, amata di un amore incredibile.
C’è una bellissima inclusione nella vita di Giovanni. La gioia. “il bambino ha sussultato di gioia nel mio ventre” aveva detto Elisabetta nell’abbraccio con Maria. “Ora la mia gioia è piena”.
Gesù è colui che permette di vivere la gioia, quella vera, profonda, vitale.
A volte quando sento dire da qualcuno “Gesù è gioia, dona gioia”, subito sento il bisogno di capire, di osservare, di indagare la vita di chi parla così. Perché la vita è più eloquente delle parole. Solo la vita vissuta, le scelte compiute mi dicono se c’è verità in quelle parole o se sono affermazioni di circostanza o ipocrite o tentativi di nascondere insoddisfazioni e tristezze. Vita e scelte evangeliche, parole di Gesù incarnate anche a fatica consentono di poter parlare sinceramente di gioia vera. E allora accolgo e raccolgo meticolosamente queste vere testimonianze di gioia e le strade percorse per poterla vivere. E imparo e imito e provo gioia.
Un ultimo semplice pensiero rivolto a San Giovanni Battista, me lo immagino impegnato a intercedere affinchè aumenti sempre più la moltitudine delle persone che vivono la gioia di avere a che fare con la sorpresa di scoprire che Gesù è follemente innamorato della sua sposa, l’umanità. E timidamente, indegnamente, mi unisco alla sua preghiera.