L’ingresso agli appartamenti, ricavati dall’antico edificio storico, era costituito da un andito abbastanza lungo che collegava la strada a una piccola corte interna in cui trovavano posto una bella fioriera e una fontanella a ridosso della scala esterna.
Era un sottopassaggio ad archi piuttosto grazioso e con i muri di color giallo oro intonacati di fresco.
Da qualche tempo, però, si era formata in un angolo, in prossimità della fontanella, una macchia di umidità che causava scrostamenti al muro. Lo spigolo si era imbevuto d’acqua ma non era chiaro il motivo: forse si trattava di una infiltrazione.
Quando Patrizia rilevò la cosa, Giacomo rispose: - È che piove troppo.
Però l’intonaco continuava a scrostarsi e il bel lavoro di riparazione che Giacomo aveva realizzato, anche a beneficio delle altre quattro famiglie, era in parte da rifare.
Finché agli inizi di dicembre arrivò, proditoria, la comunicazione della L.H.R. che segnalava un consumo eccessivo di acqua dovuto verosimilmente a una perdita.
“Te lo avevo detto”, “Sarà una bella botta di bolletta”.
Già… le vecchie costruzioni, le vecchie tubature e le loro magnifiche sorprese.
Furono avvertiti subito quelli dell’agenzia perché mandassero i tecnici.
Flavio, che insieme alla moglie occupava l’appartamento con la maggiore cubatura, posto al piano terra, si rivolse al suo commercialista; che gli altri non si azzardassero a voler fare i conti tenendo presenti i millesimi, come ventilavano da tempo e soprattutto in estate: infatti, quando innaffiava il giardino, dai piani alti guardavano con occhi sgranati il gettito d’acqua dell’erogatore automatico.
Quindi, fece subito sapere che il suo commercialista riteneva conforme ripartire il pagamento tra tutti i residenti e non in base ai metroquadri posseduti.
Nell’ordinario si faceva così, dato che c’era un unico contatore, ma quella era una spesa straordinaria.
-Non gliela dobbiamo dare vinta- disse Patrizia a Giacomo- loro sono in due, possiedono una casa enorme, hanno un sacco di soldi, e devono sempre pagare meno di noi che siamo in quattro e abbiamo una casa più piccola.
Giacomo forse avrebbe optato per una soluzione pacifica, come faceva da anni, ma la lingua affilata della moglie a cui si aggiungevano quelle del figlio e della figlia, che si erano informati presso terzi, lo spingevano a imboccare la strada del contenzioso. Mediazione familiare e, allo stesso tempo, insidioso desiderio di rivalsa.
Il marito della terza coppia, Alessio, affermava di voler essere conciliante ma, nel retropensiero, sperava che prevalesse la tesi di Giacomo.
Poi, c’erano i Simonetti che possedevano un piccolo giardino, i quali si erano schierati con Flavio, ma non facevano pressioni perché quella era la seconda casa.
Soltanto la vedova, che occupava assieme alla figlia il trilocale dell’ammezzato, non si era espressa.
Arrivarono in una freddissima mattina di dicembre il muratore e l’idraulico.
Il muratore picconò in tre punti l’impiantito in corrispondenza del muro infradiciato: l’idraulico, un senegalese, si sdraiò sul pavimento gelido per individuare con l’apposito arnese il guasto dentro lo scavo.
Faceva un freddo cane sotto il portico attraversato dalle correnti: finalmente il senegalese riuscì a trovare il punto di perdita e a serrarlo con una fascia di metallo ma, immediatamente dopo, annunciò che sentiva ancora l’acqua frusciare e perciò dovevano esserci altri punti di rottura. Fu riconosciuta l'autorevolezza della sua voce.
Purtroppo, la L.H.R. non era stata tempestiva nel dare la comunicazione della perdita occulta. Era probabile che la dispersione dell’acqua fosse iniziata da tanto e chissà se aveva provocato danni alle pertinenze dei vicini e a quanto sarebbero ammontate le spese.
Flavio disse che esisteva una normativa secondo la quale si poteva avere una riduzione dell’importo e, siccome avrebbe dovuto sottoporsi a una serie di visite mediche, incaricò Alessio di documentarsi e di abbozzare una domanda da presentare alla competente agenzia dopo il recapito della bolletta, sulla cui entità si facevano tragiche previsioni.
Alessio scoprì che effettivamente era possibile avere una bella riduzione delle spese, previa presentazione fattura, ma ciò che non metteva ancora d’accordo gli interessati era sempre il criterio dell’attribuzione.
-Io pago quel che c’è da pagare- diceva Flavio- ma non voglio pagare ciò che non mi spetta e mi sembra quantomeno bizzarro attribuire le spese in base ai millesimi come qui si vorrebbe.
La discussione trovò il suo teatro nell’andito, mentre il senegalese, prono sul pavimento gelido, continuava a cercare i punti di perdita.
L’eco dei canti natalizi, “Tu scendi dalle stelle” e “Astro del ciel,” proveniente dall’esterno, venne sovrastata dalle voci degli attori in campo che avevano alzato i toni:
-Si tratta di una spesa straordinaria.
-Il mio commercialista dice…
-Il mio invece…
Nonostante il freddo, l’aria era arroventata.
Fu ignorato persino il suono pesante delle campane che invitavano a un momento di preghiera comunitaria nell’imminenza del Natale.
Finché non scese la figlia della vedova.
Altissima, magrissima, con i capelli cortissimi, deambulava piano con l’ausilio del tutore.
I condomini, quando avvertirono l’inattesa presenza, tacquero e guardarono la ragazza senza poter ricomporre i muscoli facciali leggermente alterati.
Lei si fermò. Estrasse dalla sacca un thermos e si rivolse all’idraulico sdraiato sul pavimento freddo:
-Vuole un po’ di the caldo, John?
L’uomo si mise carponi, leggermente imbarazzato scosse la testa e, con un fil di voce, rispose:
-No, grazie – poi, continuò a lavorare.
Flavio venne preso da un moto di eccitato sarcasmo e bofonchiò tra i denti:
“Questa è una patita di Annalena Tonelli e dei missionari: perciò conosce a memoria tutti i nomi degli africani!”
La ragazza rimise il thermos nella sacca mentre la madre la raggiungeva.
Le due donne salutarono con un cenno e si diressero verso l’uscita.
Gli altri, ammutoliti, non ripresero la discussione.
Giacomo e Flavio si ritirarono, ognuno nel proprio appartamento.
Rimase solo Alessio a fare assistenza al senegalese.
L’andito piombò nel silenzio, interrotto appena dai piccoli colpi dell’idraulico dentro gli scavi, mentre dall’esterno giungevano nitide e chiare le note di un canto di Natale: “Adeste fideles”.