Gesù trascura di leggere una espressione presente nel testo di Isaia che aveva tra le mani. Compie una scelta importante. Gli preme evitare alcune parole presenti in un testo in cui si riconosce pienamente. Quel frammento di Isaia è per lui una Parola capace di descrivere la sua vocazione e missione. Evita così di leggere: “promulgare il giorno di vendetta del nostro Dio!”. Non vuole dire queste parole Gesù. Come se le percepisse come una smentita delle parole appena lette: “promulgare l’anno di grazia del Signore”.
Tutto il resto di questa citazione descrive la sua vita. Ne sentiamo il racconto nella lettura dell’intero Vangelo di Luca. Si è offerto ai poveri come buona notizia, come motivo profondo di gioia. Li ha cercati, li ha frequentati, ha condiviso tutto della loro vita e con loro, con la loro fede e con la loro accoglienza della sua presenza e del suo amore, ha costruito il Regno di Dio. Quante persone ha liberato Gesù da paure, da sensi di colpa e dai peccati, dalla disperazione, dalla solitudine e dalla emarginazione, da tante forme di oppressione (anche quella della “religione”). Ha regalato a molti la possibilità di vedere tutto con i suoi occhi limpidi, puri, pieni di speranza. Occhi capaci di vedere il male nascosto in tentazioni affascinanti, occhi capaci di vedere il bene nascosto nel profondo di tanti cuori di persone apparentemente tutte sbagliate. Occhi capaci di vedere il bene crescere come spighe piene di chicchi spuntate da semi posti sotto terra e non solo errori, difetti, peccati come zizzania che ingannando cresce e ruba tutto al buon grano. Occhi capaci di vedere vita nella morte e vita dopo la morte.
Ha proclamato con l’intera sua vita il desiderio/sogno di Dio di convincere gli uomini della sua volontà di salvezza, di grazia, di donare vita in abbondanza. Ha raccontato con l’intera sua vita la paternità/maternità di Dio, follemente innamorato dell’uomo, mai rassegnato alla sua infedeltà, al suo voltargli le spalle, al suo cercare altrove la felicità.
Giustamente quindi consideriamo le parole di Isaia come il suo programma di vita. Ma non dimentichiamo che erano parole capaci di descrivere quella che era già la sua vita. Gesù ritrova, in quelle di Isaia, parole capaci di descrivere la sua vita a Nazareth, la quotidianità della sua vita a Nazareth. Il figlio del carpentiere Giuseppe viveva già in pienezza ciò che annunciava Isaia. Quello che accadrà dopo quel sabato non è stato altro che l’esplicitazione per molti di ciò che aveva già scelto di vivere quotidianamente. Questa semplice precisazione ci permette di considerare le Parole di Isaia come parole per noi e per la nostra quotidianità. Ci regalano il desiderio di riuscire a dire anche noi che il nostro oggi è così, proprio oggi in questa nostra vita lo Spirito del Signore ci rende capaci di essere presenza gioiosa di un Dio che fa grazia.