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Sabato, 22 Aprile 2023 07:18

BANDO PER TERRAZZAMENTI IN MONTAGNA

 MONTAGNA. TERRAZZAMENTI, ASSESSORE SERTORI: AL VIA DOMANDE PER BANDO REGIONE LOMBARDIA DA 5 MILIONI DI EURO

DEFINITI MODALITÀ E TEMPI PER ASSEGNAZIONE RISORSE

Dopo il successo raggiunto col Bando terrazzamenti 2020, Regione Lombardia ha deciso di rinnovare l'iniziativa con l'apertura di un nuovo bando finanziato con 5 milioni di euro per interventi di ripristino, conservazione e parziale completamento dei terrazzamenti e dei muretti a secco, oltre che interventi connessi, come la manutenzione straordinaria di sentieri e strade interpoderali e la sistemazione di sistemi di convogliamento delle acque.

"Il nuovo bando - ha spiegato l'assessore a Montagna, Enti locali, Risorse energetiche e Utilizzo risorsa idrica Massimo Sertori - definisce modalità e tempi della procedura per l'assegnazione delle risorse regionali messe in campo. Per l'iniziativa, infatti, Regione Lombardia ha stanziato 5 milioni di euro che saranno concessi a fondo perduto". "Abbiamo l'obiettivo - ha sottolineato - di aiutare concretamente questa attività eroica che svolge una funzione importante sia per i prodotti che genera, sia per la manutenzione del territorio".

 "Un tassello importante - ha concluso Sertori - in direzione di una politica che, facendo leva sul fattore 'identità', mira allo sviluppo territoriale".

Le risorse sono destinate a enti pubblici e a soggetti privati, imprese agricole e non con la finalità della realizzazione di interventi nel territorio dei Comuni lombardi 'montani' o 'parzialmente montani'.

Il contributo massimo riconoscibile è pari al 50% della spesa ammissibile e per un importo massimo pari a 50.000 euro.

 

Per i Comuni con popolazione sino a 5.000 abitanti e per gli Enti Gestori di Parchi il contributo è riconosciuto fino al 90% della spesa per gli interventi.

 

Le domande potranno essere presentate a partire da giovedì 20 aprile ore 10 ed entro la chiusura del bando prevista per il 20 giugno 2023 ore 16. Le richieste dovranno essere inserite esclusivamente tramite la piattaforma bandi online, all'indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it

 

Gli interventi finanziabili sono:

 

- ripristino, attraverso interventi di manutenzione straordinaria, di terrazzamenti già posti a coltivazione e che presentino fenomeni di dissesto (con o senza rinforzi di pietrame);

 

- ripristino, attraverso interventi di manutenzione straordinaria, di muretti a secco presenti a margine di porzioni di terrazzamenti coltivati e che presentino fenomeni di dissesto, con possibilità di realizzazione di piccoli nuovi tratti, ove necessario.

 

- interventi di recupero a fini colturali dei terrazzamenti precedentemente coltivati e oggetto di colonizzazione da parte di boschi o macchie di vegetazione, da meno di 30 anni.

 

- realizzazione o ripristino di sistemi di convogliamento, ruscellamento o raccolta delle acque a tutela della stabilità e dell'integrità di terrazzamenti coltivati esistenti.

 

- interventi di manutenzione straordinaria o sistemazione di sentieri e/o strade interpoderali integrati con interventi sui terrazzamenti esistenti. (LNews)

Giovedì, 03 Febbraio 2022 11:30

MIGLIORARE IL VALORE AGGIUNTO

Fa purtroppo riflettere il caso ormai noto della Gimap di Premana, a cui sono state inizialmente bloccate dalla Dogana 126.000 paia di forbici provenienti dalla Cina. Non vogliamo mettere in dubbio quanto affermato dai responsabili Gimap, ma alcune considerazioni sono inevitabili.

Più di una ventina di anni fa, era circa la metà degli anni '90, quando ancora in Italia non eravamo in molti a occuparci di Internet, avvisavo il Consorzio Premanese che in Pakistan producevano grandi quantità di forbici che costavano un decimo di quelle che arrivavano dalla Val Varrone. Di più bassa qualità ? Di inferiore lega metallica ? Sicuramente: ma a me consumatore interessa una cosa sola, e cioè che le forbici taglino !

Il vero problema della produzione industriale italiana di oggi si può definire con solo due parole: "Valore Aggiunto" (da cui anche il nome dell'imposta IVA). La Confindustria giustamente da molti anni ha fatto centinaia di convegni su questo argomento.

A partire dagli anni Sessanta, l'epoca del felice "boom" economico italiano, moltissime imprese sono state fondate da un papà che metteva al torchio, al telaio o al laminatoio la propria famiglia, zii e cugini compresi, per iniziare l'attività imprenditoriale.
Erano attività, per il 90% , a "basso valore aggiunto": magliettine e t-shirt, scarpe , indumenti, minuterie metalliche e altri oggetti per il pubblico.

Bastava poco, all'epoca , e si sono creati interi distretti industriali (come ad esempio quello tessile di Prato).
Poi è arrivato il XXI secolo, e con esso la più ampia apertura dei mercati e la temibile concorrenza sia dall'Est Europa che cinese, soprattutto per il baso costo della manodopera , a cui purtroppo molti imprenditori italiani non hanno saputo resistere, trasportando all'estero la propria attività.

Se all'inizio però il termine "cinesata" aveva un valore dispregiativo, indicando un oggetto di scarso valore aggiunto (cosa che però non ha impedito ai Cinesi di distruggerci la produzione autoctona soprattutto nel tessile, di cui sopra) oggi le cose non stanno più così.

Anche se i livelli dei salari degli operai cinesi ancora sono più bassi di quelli italiani, a partire da una quindicina d'anni la produzione cinese ha fatto dei passi da gigante (come bene illustra nei suoi libri Federico Rampini, esperto conoscitore dell'Estremo Oriente).

Lo vediamo per esempio anche nel campo delle moto: se prima i Cinesi si limitavano a copiare dagli Occidentali o dai Giapponesi, adesso sono in grado di produrre veicoli di ottima qualità (penso a CF Moto e a Voge, ad esempio).

Ma sicuramente anche in molti altri campi. Quale la risposta quindi da dare a queste nuove "sfide" ? O arrendersi (ma non è una ipotesi plausibile) o migliorare la propria "qualità". Aumentare il tasso di "Valore Aggiunto" cioè: migliorare il prodotto (funziona nel campo della moda) aumentare il livello di qualità (un esempio encomiabile la Gilardoni di Mandello) passare cioè dal "Basso" all'"Alto Valore Aggiunto". E' difficile, è molto difficile, anche perchè ci vogliono investimenti e potenziare la strada della Ricerca, e quindi reinvestire quasi tutto l'utile operativo, altrimenti non se ne esce.

E' l'unica strada ( e lo dice la Confindustria, non il sottoscritto) se non vogliamo trasformarci da paese di produttori a paese di meri consumatori, e quindi impoverirci tutti. Le strade facili, purtroppo, non ci sono più !

ANCMA E FMI CONTRO DIVIETO DI CIRCOLAZIONE IN FUORISTRADA

L’associazione dei costruttori e la Federazione Motociclistica Italiana: norma miope e con possibili profili di incostituzionalità che crea un grave danno economico al settore delle due ruote, lavoriamo per una correzione

Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) e FMI (Federazione Motociclistica Italiana) prendono posizione contro i contenuti del Decreto 28 ottobre pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 1° dicembre, che vieterebbe la viabilità forestale e silvo-pastorale al transito ordinario (non solo delle moto ma anche delle mountain bike ndr) . E lo fanno, insieme, al termine di un anno che ha paradossalmente visto trionfare i piloti italiani proprio nella più importante manifestazione sportiva off-road a livello internazionale, la Sei Giorni di Enduro ospitata nelle colline dell’Oltrepò pavese.

 

Da una parte, quindi, l’industria delle due ruote che genera in Italia un valore complessivo di oltre 7 miliardi di euro e occupa nella sua filiera più di 100mila addetti, dall’altra tutta l’attività sportiva di settore con più di 117mila tesserati strutturati in 1760 Moto Club sul territorio nazionale.

Si tratta di una norma miope, che può creare potenzialmente un grave danno economico al mercato, all’intera filiera, alle attività ludiche e sportive e a quelle legate all’accoglienza e al turismo. Vi sono inoltre possibili profili di incostituzionalità, perché manca evidentemente il bilanciamento degli interessi in gioco e di diritti costituzionali come la libera circolazione, il diritto alla libera iniziativa economica e quello di svolgere attività sportiva e ricreativa.

ANCMA e FMI, in attesa di ulteriori iniziative, hanno attivato in queste ore un’interlocuzione con il Governo al fine di ottenere chiarimenti ed una correzione delle disposizioni contenute nel Decreto.

Giovedì, 16 Dicembre 2021 07:10

POSITIVO L'ACCORDO ALLA GILARDONI DI MANDELLO

Intesa sull’ipotesi di accordo alla Gilardoni Cilindri di Mandello del Lario (LC)

Le assemblee delle lavoratrici e dei lavoratrici della Gilardoni Cilindri di Mandello del Lario (LC) hanno dato il via libera all’ipotesi di Accordo Quadro sottoscritto tra l’azienda, le Organizzazioni sindacali (FIOM CGIL e FIM CISL) e le RSU. Il voto favorevole espresso nei due siti produttivi mandellesi e in quello di Barberino del Mugello (FI) conferma così la volontà dei lavoratori di arrivare a questo risultato, già emersa con l’importante partecipazione allo sciopero di 8 ore organizzato da FIOM e FIM per raggiungere l’intesa.

I temi contenuti nell’Accordo Quadro sono diversi, dai premi di risultato ai nuovi inquadramenti professionali, dalla formazione continua alla stabilizzazione dei lavoratori somministrati. Quest’ultimo aspetto è particolarmente significativo e rappresenta la grande novità nel panorama industriale del territorio: viene ribadito, infatti, che non si può abusare del lavoro somministrato, ma vi si deve fare ricorso solo nei momenti di picchi di produzione; pertanto, la Gilardoni si impegna a internalizzare e assumere a tempo indeterminato tutti i somministrati che superano i 24 mesi di collaborazione (anche non continuativi) con l’azienda stessa. In termini numerici, questa stabilizzazione coinvolge oltre 80 lavoratrici e lavoratori nei tre siti produttivi.

Nelle prossime settimane, tra l’azienda e i sindacati partirà anche il confronto sull’inquadramento contrattuale. Si tratterà di mappare le attività dei vari reparti con l’obiettivo di introdurre la figura del lavoratore polivalente/polifunzionale, più flessibile in quanto formato per poter assumere diverse mansioni, e di conseguenza soggetto a un inquadramento economico più alto. Per quanto riguarda il premio di risultato, la scelta di arrivare a un accordo ponte con piccole ma significative modifiche dà risposta alle necessità economiche immediate delle lavoratrici e dei lavoratori, demandando al 2022 la contrattazione per rinnovare il meccanismo premiante.

Le Organizzazioni sindacali vogliono così dimostrare che è possibile combattere la precarietà, ed è quello che ci si aspetta faccia anche la politica. Considerato che molti tra i lavoratori somministrati sono giovani, stabilizzarli significa innanzitutto garantire loro una sicurezza economica che si ripercuote positivamente su tutti gli altri aspetti del vivere quotidiano, ma vuol dire anche rivitalizzare il sistema industriale e, dal punto di vista padronale, avere dipendenti più motivati poichè vengono finalmente riconosciuti parte integrante della realtà produttiva in cui operano.

Quello della precarietà, tuttavia, è uno dei temi esclusi dalla Legge di Bilancio, che, oltre a disegnare una riforma fiscale iniqua in quanto premia i redditi alti, nulla prevede a favore del lavoro di qualità. I dati più recenti (ottobre 2021) relativi all’occupazione nel nostro Paese, forniti dalla Fondazione Di Vittorio, evidenziano che, mentre l’occupazione nel suo complesso è ancora sotto i livelli pre-pandemia, i dipendenti a termine sono 3 milioni e 67 mila, un numero maggiore di quello pre-pandemico. La forte crescita economica dell’anno in corso (+6,2%) si sta quindi trasmettendo troppo lentamente all’occupazione, sia nella sua dimensione quantitativa che, soprattutto, in quella qualitativa. Una discontinuità lavorativa che causa oggi bassi salari e buchi contributivi, e che domani determinerà basse pensioni.

“I dati della Fondazione Di Vittorio confermano, anzi rafforzano, le ragioni dello sciopero generale proclamato da CGIL e UIL per giovedì 16 dicembre”, dichiara Maurizio Oreggia, Segretario generale della FIOM Lecco. “La crescita sostenuta del Pil non ha adeguate ricadute sull'occupazione, un’occupazione che cresce poco e con scarsa qualità, considerata la preponderanza di contratti precari”. Per questa e altre ragioni, la FIOM CGIL Lecco giovedì 16 dicembre sarà in piazza insieme a tutta la Camera del Lavoro territoriale.

Coldiretti Como Lecco: no all’offensiva Ue sul vino, “a rischio 1 bicchiere su 4”.

COMO-LECCO – “E’ del tutto improprio assimilare l’abuso di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol.” Lo rimarca il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi nel sottolineare che la relazione dell’Europarlamento “colpisce ingiustamente il vino Made in Italy che ha conquistato la leadership in Europa per produzione ed esportazioni con un fatturato record di 12 miliardi nel 2021”. Nelle due province di Como e Lecco si produce un’Igt, il Terre Lariane che si inserisce in un sistema lombardo forte di diverse denominazioni di qualità, con il 90% dei vini prodotti che rientra tra le 5 Docg, le 21 Doc e le 15 Igt.

La relazione non si limita a proporre aumenti delle tasse ma – sottolinea Coldiretti Como Lecco– spinge ad introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche come per i pacchetti di sigarette. Una decisione che ne scoraggerebbe il consumo da parte di quasi un italiano su quattro (23%) che smetterebbe di bere o ne consumerebbe di meno, secondo il sondaggio on line sul sito www.coldiretti.it. Ma a preoccupare, a livello nazionale, sono soprattutto gli effetti sulle esportazioni, che superano i consumi interni, per un valore destinato a sfondare per la prima volta quota 7 miliardi di euro, secondo le proiezioni di Coldiretti.

Si tratta peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dal provvedimento alla Dieta Mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, tra cui il cancro, ma che si fonda anche – ricorda la Coldiretti - sul consumo regolare di un bicchiere di vino ai pasti.

Ad essere colpite dalla relazione – continua la Coldiretti – sono anche le carni a poche settimane dal finanziamento concesso dall’Unione europea con risorse pubbliche al business privato della “carne Frankenstein” dietro il quale si nascondono rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale. A beneficiare dello stanziamento di 2 milioni di euro sono state due aziende olandesi (Nutreco e Mosa Meat) impegnate nella produzione di “carne” in laboratorio da cellule in vitro, dove ha investito anche il famoso attore americano Leonardo DiCaprio che non ha certo bisogno dei soldi dei cittadini europei. Si rischia di sostenere una abile operazione di marketing che – sottolinea Coldiretti – non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato. L’Italia – ricorda la Coldiretti – è il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che senza sostegni alla promozione rischiano invece di essere condannate all’estinzione.

Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale – conclude la Coldiretti Como Lecco – va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto.

Martedì, 16 Novembre 2021 18:04

CARREFOUR LICENZIA 769 LAVORATORI IN ITALIA

Carrefour Italia formalizza la procedura di licenziamento collettivo con 769 esuberi. Nel Piano Aziendale 2022 prevista la dismissione di 106 negozi della rete vendita diretta

Dell’Orefice: «Strada non percorribile. Necessari investimenti sulla rete commerciale, il rilancio del canale iper e la definizione di un protocollo per il ramo franchising e appalti»

La multinazionale francese della grande distribuzione organizzata Carrefour Italia, che è presente anche in Valsassina a Primaluna e a Casargo,  ha formalizzato ai sindacati la procedura di licenziamento collettivo annunciata nelle scorse settimane nell’ambito del confronto attivato tra le Parti sul Piano Aziendale 2022.

Sono 769 i lavoratori coinvolti dalla procedura di riduzione del personale in 9 Regioni: Valle D’Aosta, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Sardegna. Sono 261 gli esuberi in 27 Ipermercati, 313 in 67 market, 168 in 10 cash&carry e 168 posti di lavoro presso le sedi amministrative di Milano, Nichelino, Roma, Airola, Gruliasco, Napoli, Rivalta e Moncalieri.

“I motivi alla base della situazione di eccedenza - si legge nella nota aziendale - sono da individuarsi nella grave situazione economico gestionale. Il complessivo calo del fatturato e dei clienti da un lato, e l’incidenza del costo del lavoro dall’altro, hanno determinato una situazione di grave squilibrio che ormai non è più sostenibile e costringe la società ad un intervento strutturale volto a riequilibrare il rapporto tra personale e fatturato”.

Nel Piano prospettato dalla direzione aziendale anche la dismissione di 106 negozi della rete vendita diretta, di cui 82 Express e 24 Market, con il trasferimento a terzi imprenditori della rete in franchising.

«La Fisascat Cisl - ha dichiarato il segretario generale aggiunto della federazione cislina Vincenzo Dell’Orefice - ritiene non percorribile la strada di un confronto finalizzato unicamente a consentire licenziamenti e cessioni di negozi a terzi».

Il sindacalista sollecita «Carrefour Italia ad integrare il proprio piano d’azione con delle parti relative alla prospettiva futura della rete a gestione diretta in Italia».

A cominciare da «un dettagliato piano di investimenti sulla rete commerciale fisica, che presenta, in moltissimi casi, difetti strutturali che rendono sempre meno fruibili i punti di vendita e che, sovente, finiscono per allontanare la clientela dal marchio».

Per poi intervenire con «un focus sull’ipermercato, format che nell’ambito dell’organizzazione aziendale della multinazionale francese in Italia riveste un ruolo significativo, anche in termini di occupati, e che, pertanto, va necessariamente rilanciato, se effettivamente Carrefour vuole restare nel nostro Paese». E quindi «dalla definizione di un protocollo sulle condizioni di lavoro e di trattamento del personale dipendente impiegato nel ramo franchising e nelle attività terziarizzate».

«Affrontare un negoziato solo per consentire alla Società di arrivare al breakeven point nel 2022, senza che questa assuma precisi impegni sul rilancio della sua attività e sulla conservazione dell’occupazione – ha chiosato Dell’Orefice - non è proponibile».

«La Fisascat Cisl – ha concluso il sindacalista - ritiene di fondamentale importanza che il negoziato intrapreso con la direzione di Carrefour Italia sia finalizzato a stabilire soluzioni che vadano anche oltre il 2022, per verificare concretamente se gli interlocutori di parte aziendale abbiano realmente l’intenzione di operare fattivamente per la creazione di un equilibrio gestionale di medio periodo».

Confcommercio Lecco : Progetto "Pronti per il futuro" - Divulgazione sondaggio agli esercizi commerciali

Confcommercio Lecco sta portando avanti "Pronti per il futuro", un progetto di ampio respiro che vede i suoi inizi da un sondaggio, mirato a rilevare le esperienze fatte e individuare le esigenze post-pandemia del tessuto commerciale della Provincia di Lecco.

Confcommercio vuole ripartire insieme a noi e agli esercizi commerciali del territorio, creando un progetto comune per guardare al futuro utilizzando la tecnologia per ammodernare le imprese, anche le più piccole.

"Pronti per il futuro" è un progetto che inizia da un sondaggio per rilevare le esperienze fatte e individuare le esigenze post-pandemia del tessuto commerciale della Provincia di Lecco.

Il questionario è rivolto a tutti gli esercizi commerciali del Comune di Primaluna e puo' essere compilato, entro il 28 novembre 2021, tramite link oppure scansionando il QR CODE come meglio specificato nella locandina qui sotto riportata.

 
• al link https://forms.gle/eHqkCttN8Y6tWqqeA
• oppure scansionando il QR CODE alla pagina https://www.comune.primaluna.lc.it/.../729-confcommercio...

 

Mentre le vendite di auto in Italia a Settembre sono crollate di quasi un terzo rispetto a Settembre 2020, cioe` del 32,7 % , anche a causa della mancanza di chip elettronici provenienti dall`Estremo Oriente (le immatricolazioni di nuove auto sono state 105.175) a gonfie vele invece quello delle moto, + 16% rispetto a l Settembre dell` anno precedente, anche se pure esso risente della mancanza di componenti elettronici, gli ordini spesso sono evasi con medi di ritardo, cosa mai successa prima.

Diverse sicuramente le cause: dalla paura di contagiarsi salendo su mezzi pubblici tornati ad essere troppo affollati (la moto e` un mezzo prevalentemente individuale che garantisce dal contagio Covid) , al traffico urbano sempre piu` impossibile: la moto svicola in mezzo alle auto, a volte anche un po` pericolosamente, e non devi perdere ore a cercare un parcheggio libero, ma la lasci praticamente dove vuoi. Gli Italiani stanno quindi riscoprendo la moto, soprattutto le basse cilindrate piu` facili da manovrare, scooter e 125, ma tutto il settore e` da piu` di un anno che sta andando veramente benissimo.

Ricordiamo poi che dal 23 al 28 Novembre tornera` quest` anno EICMA alla Fiera Rho di Milano, la piu` grande rassegna internazionale di moto e bici elettriche, che durera` fino al , rassegna a cui, dopo il forfait dell`anno scorso, hanno gia` dato la loro adesione tutte le maggiori case internazionali.

Di seguito il comunicato dell`ANCMA (la rappresentanza dei produttori di moto associati alla Confindustria) a proposito delle vendite a Settembre 2021

 

MERCATO MOTO, ANCMA: SETTEMBRE A + 16%

Il presidente dell’associazione Magri: Con mercato cresce anche rilevanza delle due ruote nella mobilità, legislatore ne tenga conto

MILANO, 1 OTT. – “Con l’andamento positivo del mercato si conferma anche il protagonismo delle due ruote a motore nella mobilità post Covid e questa è una tendenza di cui anche il legislatore deve tenere conto. L’attuale discussione del Ddl di conversione in legge del Decreto trasporti in Parlamento, ad esempio, rappresenta auspicabilmente già un’occasione importante per accogliere alcune nostre proposte di revisione del Codice della Strada come, molto concretamente, quella di un maggior riconoscimento della diffusione dei motocicli elettrici, normalizzandone la circolazione su autostrade e tangenziali”. Così Paolo Magri, presidente di Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori), commentando i dati delle immatricolazioni di ciclomotori, scooter e moto del mese di settembre diffusi oggi dalla stessa associazione, che descrivono una crescita complessiva del 16,6% su un più indicativo e opportuno confronto con il 2019. Meno significativa invece la comparazione con il 2020 (- 10,3%), anno contraddistinto da instabilità e forti rimbalzi nelle vendite legate alle restrizioni Covid-19.

“Alla luce del valore delle due ruote – ha rimarcato Magri - l’associazione ha davanti a sé l’inizio di un nuovo e concreto percorso di relazione con le istituzioni e gli stakeholder teso non solo a tutelare nuovi utenti della strada, ma anche ad affermare la rilevanza di un settore industriale e di una filiera trainanti per il Sistema Paese”.

IL MERCATO DI SETTEMBRE – Passando all’analisi dei dati, nel mese di settembre sono stati immessi sul mercato complessivamente (ciclomotori + immatricolato) 23.259 veicoli (-10,37%). Particolarmente significativo il calo dei ciclomotori che, con 1.627 mezzi venduti, fanno registrare una flessione del 28,86% sullo stesso mese del 2020; anche gli scooter, con 12.743 veicoli immatricolati, arretrano, ma sulle dimensioni del calo (-14,79%) incidono le turbolenze del mercato elettrico descritte sotto; tendenza contraria per le moto che, con 8.889 venduti registrano un segno positivo (+2%) anche rispetto al 2019. Come anticipato, il confronto con lo stesso mese del 2019 evidenzia una crescita complessiva del 16,6%.

DA GENNAIO A SETTEMBRE – Nei primi nove mesi del 2021, ciclomotori, scooter e moto segnano un aumento complessivo del 25,87% pari a 250.761 mezzi targati. Nel dettaglio, i ciclomotori immettono sul mercato 14.990 mezzi, lo stesso numero di veicoli venduti nei primi nove mesi del 2020; cresce di un quarto rispetto al 2020 il mercato degli scooter che raggiungono quota 131.988 (+24,94%) e di un terzo quello delle moto che targano 103.783 veicoli (+32%). Rispetto ai primi nove mesi del 2019 il mercato cresce complessivamente del 17,3%.

MERCATO ELETTRICO – L’elettrico chiude il mese di settembre con 1.004 veicoli venduti, pari a un calo del 48,11% imputabile principalmente a una commessa dello scorso anno. Positivo invece il progressivo annuo con 8.153 mezzi e un incremento del 5,17%. Rispetto ai primi nove mesi del 2019 la crescita del settore si attesta al 140%.

 

Di seguito l’analisi dettagliata del mercato di motocicli e scooter per fasce di cilindrata e segmento, mentre gli elaborati di mercato sono disponibili al seguente link: https://we.tl/t-WaMeEF028p

“La Riello chiude lo stabilimento di Villanova di Cepagatti
(Pescara). Preoccupazione per i lavoratori e le lavoratrici dell’intero Gruppo.
“A Lecco si proclama la prima ora di sciopero”
Forte preoccupazione è emersa questa mattina in occasione delle assemblee indette da FIM, FIOM
e UILM presso il sito Riello di Lecco per la dismissione del sito di Pescara.
Oltre 70 lavoratori licenziati nell’anno in cui sono stati emanati incentivi per gli Ecobonus sulle
Caldaie.

Inspiegabile le ragioni della dismissione in una delle più importanti Unità Produttive di Riello. Un sito
impegnato a pieno regime per rispondere alle innumerevoli richieste di mercato in un periodo per
Riello pieno di opportunità.
L’unica spiegazione plausibile non può che essere legata alla perversa politica delle Multinazionali
presenti in Italia, le quali aprono e chiudono senza alcuna regola in virtù del proprio profitto e a
discapito del sistema socio economico del territorio.

Il “Piano Industriale” mostra chiaramente come la produzione non verrà dismessa ma
semplicemente delocalizzata: gli scambiatori e la carpenteria rispettivamente a Legnago (Verona) e
Volpago (Treviso) mentre il cablaggio della caldaia verrà trasferita in Polonia.
A nulla è servito che lo stabilimento abruzzese sia stato capace di produrre, modificare e sviluppare
prodotti innovativi.
Anche gli incontri tenutesi presso il MiSE e Regione Abbruzzo sono valsi a poco in quanto il Gruppo
è determinato nel portare avanti le proprie decisioni.
Inevitabile il dramma sociale che si può generare a seguito di una scelta scellerata in un territorio
come quello abruzzese.

Preoccupazione anche sul sito lecchese anche perché questa decisione risponde solo a scelte
finanziarie e non fa intravedere alcuna strategia industriale di rilancio e competitività.
Per queste ragioni le Organizzazioni Sindacali di FIM, FIOM e UILM hanno proclamato nella giornata
di domani venerdì 24 settembre un’ora di sciopero.
Nei prossimi giorni si andrà al rinnovo della nuova RSU aziendale ed in rappresentanza dei lavoratori
e delle lavoratrici si richiederà un incontro alla Direzione Aziendale per manifestare tutta la nostra
preoccupazione e per chiedere certezze sulla stabilizzazione di tutti i siti produttivi a supporto
dell’attuale vertenza sindacale nazionale.

FIM CISL MBL
FIOM CGIL Lecco
UILM UIL Lario

Sabato, 18 Settembre 2021 06:41

«Smart working? Deve continuare»

«Ritengo che lo smart working debba continuare, anche dopo la crisi pandemica, a rappresentare una possibilità di lavoro delle pubbliche amministrazioni da concepire non più come uno strumento di gestione della sicurezza ma come una leva organizzativa per realizzare – al tempo stesso – una maggiore flessibilità delle prestazioni lavorative, al fine di migliorare i servizi per cittadini ed imprese, e una più efficace conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro» Così, Angelo Murabito, della Cisl Fp Monza Brianza Lecco, commenta la decisione di Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione, che prevede il ritorno in presenza anche dei dipendenti della Pubblica amministrazione, sostenendo che il rientro generalizzato negli uffici possa permettere il recupero degli arretrati accumulati e favorire la ripresa.

In realtà, secondo il sindacalista Cisl, «lo smart working adottato durante l’emergenza nella pubblica amministrazione non dovrebbe essere demonizzato, ma valorizzato. In molti casi l’esperienza – se pur diversificata tra le varie amministrazioni – del lavoro agile è stata un’esperienza positiva che ha migliorato la produttività di alcuni enti anche del 20% e migliorato le competenze e responsabilità dei lavoratori pubblici procurando un importante salto evolutivo. Si pensi, ad esempio, al un miglioramento dell’utilizzo della firma digitale, la condivisione delle banche dati, le Pec, digitalizzazione dei processi amministrativi, accesso telematico ai servizi della Pa. Risultati importanti, necessari alla ripresa del Paese, che non è possibile perdere. Senza dimenticare i vantaggi indiretti ecologici e sociali in termini di riduzione degli spostamenti dell’emissione di Co2 , spese di manutenzione stradale, incidenti e relativi costi sociali».

La percentuale massima del 15% di posti riservati al lavoro agile si scontra quindi con le esperienza dell’ultimo anno, durante il quale sono stati circa il 46% i posti del pubblico impiego nel 2020 “gestiti” con lo smart working, di cui circa il 70% nelle funzioni centrali e poco meno del 30% funzioni locali, mentre solo una minima parte ha interessato la sanità.

Importante è stato il Patto del lavoro pubblico del 10 marzo sottoscritto dal Governo e da Cgil, Cisl e Uil che traccia una visione del lavoro pubblico con un’organizzazione più flessibile e più in linea con le esigenze della società. «Anche il miglioramento dei tempi vita lavoro, infatti, genera possibilità di emancipazione professionale. Per questo – conclude Murabito -, il tema delicato del lavoro agile deve transitare necessariamente da un confronto e una regolamentazione pattizia tra enti e parti sociali e non può essere lasciata alla discrezionalità del solo datore di lavoro».

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