Le firme apposte ieri a Introbio che danno il via alla realizzazione di un ospedale e di una casa di comunità in Valsassina aprono una nuova pagina nella storia della nostro amato territorio e meritano un paio di considerazioni.
La prima riguarda la consuetudine del lamento verso le istituzioni che, invece, hanno dimostrato, almeno in questa occasione, di essere state promotrici di un progetto che ci riguarda tutti e sul quale credo sia difficile anche per i più scalmanati avanzare critiche.
Suona molto strano, invece, che nessuno sui vari social abbia espresso commenti del tipo "un ottima notizia" e via discorrendo, confermando la sensazione che sia più divertente scendere in campo per criticare piuttosto che per elogiare e fare i complimenti per una decisione che ha messo in primo piano le esigenze di un'area di montagna, andando aldilà dei soliti parametri legati alla popolazione o indici vari in funzione dei quali noi, piccoli comuni tra i quali ormai da tempo non c'è più soluzione di continuità, spesso non possiamo godere di così ampia considerazione.
Questo per riaffermare che nulla era scontato e formulare un doveroso ringraziamento a tutti i soggetti che hanno concorso a dare concretezza ad un progetto che, sul piano sociale, fa compiere un enorme balzo in avanti alla Valle intera.
La seconda considerazione arriva da lontano, anzi, da lontanissimo e riguarda il mettersi insieme tra comuni.
Ora, potrà esembrare un discorso trito e ritrito, ma se non sfruttiamo queste occasioni che ci dimostrano che insieme si può fare molto di più che da soli, allora non so proprio cosa dovremmo aspettare per deciderci a fare queste benedette fusioni.
E personalmente vado oltre le solite suddivisioni geografiche.
Vado oltre perchè penso che anche queste siano superate e che si debba parlare di "Valsassina" come comune unico, dall'alta Val Varrone all'Altopiano, con la forza di 16.000 abitanti, di un tessuto economico e produttivo con pochi eguali, di un'attrazione turistica impressionante.
Ora, capisco che come idea possa essere poco "popolare", ma ho l'impressione che al "popolo" - se lo si spiega bene e senza l'ipocrisia di chi teme di perdere un minuscolo centro di potere - interessi più avere servizi efficienti (e magari meno costosi) che dover prendere atto di abitare, chessò, a Cortenova o Barzio intese come "frazioni" del Comune di Valsassina.
Qualcuno potrebbe obiettare che si rischia di "perdere le identità".
Ma è un'obiezione pretestuosa che prelude ad un falso problema: Premana sarebbe sempre Premana e Pasturo sempre Pasturo, con le loro specificità, le loro feste, i loro Santi Patroni, le loro associazioni, le loro tradizioni.
Sarebbe quello che c'è "sopra" a cambiare, a dare maggior forza a tutti e a tutto, e secondo me ci abbiamo pensato su sin troppo.
Le firme di ieri lo confermano: il Comune di Valsassina non è più un'opzione ma una necessità, e forse sarebbe bene prenderne atto.