Notizie non buone dal fronte.
Le varianti si diffondono così come gli esperti avevano previsto e l'ipotesi di tornare in zona rossa si sta facendo sempre più concreta.
Oggi abbiamo appreso che per tornare alla normalità ci vorranno dai 7 ai 15 mesi, sempre che si riesca a vaccinare 240.000 italiani al giorno.
In più i dati che arrivano dall'ATS della Brianza (la nostra, anche se con la Brianza c'entriamo poco) segnalano che nell'Ambito di Bellano (in pratica tutto il territorio della Comunità Montana più Lierna, Mandello e Abbadia) si sarebbero superati i 250 casi ogni 100.000 abitanti, soglia oltre la quale in modo automatico si dovrebbe finire in "rosso".
Una buona notizia, in questo freddo inizio di marzo, fortunatamente c'è, ed è che al Presidio di Introbio le vaccinazioni degli over 80 continuano: i nostri anziani stanno ricevendo cure ed affetto, e questo non può che rassenerare un po' il clima.
Che però continua ad essere molto nuvoloso soprattutto sul versante scuola, visto che corre voce di una manifestazione che un gruppo di genitori starebbe organizzando per protestare contro la didattica a distanza anche dalle nostre parti così come avvenuto e avviene in grandi città.
A cosa possano portare iniziative simili (del tutto legittime e comprensibili naturalmente) non è chiaro: il contagio (a meno che ci stiano vendendo numeri falsi o che "il covid non esiste" come affermano i negazionisti della prima e dell'ultima ora) cresce, e con il contagio crescono i ricoverati in reparto e quelli in intensiva.
Le testimonianze degli operatori sanitari confermano una situazione al limite e non si vede come qualsiasi autorità possa oggi responsabilmente disporre un rientro nelle aule prima che la buriana sia passata almeno un po'.
E' vero che la scuola è un posto sicuro: temperature all'ingresso, distanziamento, mascherine, finestre aperte nonostante la stagione, ricreazioni iper controllate. Ma allora se i maggiori contagi nelle ultime settimane riguardano la fascia di età dagli 11 ai 19 anni, il Covid questi ragazzi dove lo prendono? Solo sui mezzi di trasporto?
Con il senno di poi il pensiero che tre settimane e quattro weekend in giallo forse siano stati un azzardo (a fin di bene) circola anche se fa logicamente fatica ad emergere. La decisione si basava su speranza e fiducia, entrambe, come abbiamo visto, mal corrisposte.
E così oggi, ad un anno dal lockdown del 2020, siamo qui ad attenderci un provvedimento simile, come se dodici mesi non fossero serviti a niente, e poco serve come consolazione il vedere che in tutta Europa, tranne rari e forse rivedibili casi, la situazione è la stessa, indipendentemente da chi governa e dagli sforzi che fa.
Il Covid non ha risparmiato (e non sta risparmiando) nessuno e solo una campagna vaccinale "da guerra" potrà tirarcene fuori (in Israele ci sono riusciti, ma, si sà, quella terra prima di tutto è santa e poi straricca di risorse, oltre che abituata da millenni alla guerra).
L'anno scorso, però, i vaccini non c'erano. Oggi sì, ed è questo che ci deve aiutare ad accettare altri probabili sacrifici con la consapevolezza che stavolta non saranno inutili.
E nei sorrisi dei nostri anziani che escono vaccinati dal Presst di Introbio possiamo trovare conforto ed esempio.
Riccardo Benedetti