Premessa doverosa: quest’anno, e il prossimo e (speriamo di no) quell’altro ancora, l’area del Centro Zootecnico sarà inagibile in quanto sede provvisoria della scuola elementare di Pasturo.
Il che, naturalmente, ha costretto gli organizzatori della mostra a dover fare delle scelte, e la scelta su dove collocare il ring e le vacche è caduta sull’area a sud di Prato Buscante dove, per intenderci quando c’è la Sagra girano le giostre e parcheggiano centinaia di auto.
Altra premessa: gli organizzatori vanno applauditi a prescindere perché mettere insieme un evento di questo tipo è complicatissimo e loro ci sono riusciti ancora una volta mettendoci tempo e, siccome qualcuno lo conosciamo bene, tanta ma proprio tanta passione.
Tornando alla scelta del capannone delle vacche ci siamo chiesti – come giornale - se sia stata azzeccata oppure no.
“Alla fine le vacche che dovrebbero essere le vere protagoniste delle Zootecniche sono state emarginate”, ci ha confidato un agricoltore locale.
“In più – è un altro allevatore a sussurrarlo – il capannone che le ospitava era scomodo da raggiungere e oscurato dai trattori con i tronchi e di segnalazioni non ne ho viste”.
Non c’è dubbio che nella due giorni di fiera di gente ne sia arrivata tantissima e che da questo punto di vista sia stato un grande successo: per rendersene conto bastava dare un’occhiata alla zona ristorante (gestita professionalmente per il secondo anno dalla famiglia Zanni, la stessa della Sagra, pardon, del fierone), ai parcheggi ed al flusso ininterrotto di gente che arrivava dalla ciclabile.
Oppure fare un giro sotto i capannoni del Country (da adolescente, lo confesso, ascoltavo quasi unicamente quel tipo di musica) dove centinaia di persone si muovevano al ritmo delle musiche proposte dai vari dj che si succedevano alla console.
Sempre bello vedere tante Harley e l’abbigliamento dei loro cavalieri; molto apprezzate e fotografate le supercar americane d’epoca (la mia preferita? Gioco facile: la Coupè de Ville) così come i van e i furgoni, senza dimenticare – sia ben chiaro – i trattori.
“Chi avrà pagato per tutto questo?” abbiamo sentito chiedersi un signore del posto probabilmente nostalgico di un passato che appare ormai lontano.
Il sempre apprezzatissimo Museo La Fornace – e questo sicuramente è positivo senza se e senza ma - ha fatto il pieno di visitatori curiosi di conoscere tradizioni, storia e lavoro del nostro territorio. Anche i vari spettacoli con i cavalli svolti in fianco alla ciclabile – e quindi in prima linea in quanto a visibilità - hanno attirato l’attenzione del pubblico che sostava volentieri a guardare.
È vero, lì vicino c’erano un paio di recinti con pecore e vitelli per la gioia dei più piccoli, ma le vacche?
Loro che dovevano essere protagoniste perché sono state ridotte a comprimarie?
“Se si vuole fare una manifestazione tipo fiera cavalli – ci dice un appassionato dell’equitazione che è anche allevatore di bovini – la si faccia ma slegata dalle Zootecniche. In una fiera cavalli ci può stare tutto, country compreso, ma non credo sia stata una scelta corretta quella di lasciare in periferia le vacche e tutto ciò che significano per il territorio”.
Quindi?
Quindi indubbiamente “queste” Manifestazioni Zootecniche dal punto di vista dell’affluenza di pubblico sono state non un successo ma un grande successo: restano le considerazioni di cui sopra che mi sembrano propositive e non fini a sé stesse come a volte purtroppo capita di sentire e leggere (e, credetemi, per la Sagra - pardon, il fierone - ne ho sentite e lette di tutti i colori).
Infine, due punti negativi oggettivi e quindi non discutibili.
Il primo è facilmente migliorabile, il secondo, invece, è solo da eliminare e basta.
Il primo: i servizi (intendiamo quelli igienici) sono apparsi largamente insufficienti e il prossimo anno andrebbero implementati.
Il secondo punto, questo veramente oscuro nella sua incomprensibilità, riguarda quel gazebo politico che sarebbe bello sapere da chi ha ricevuto l’autorizzazione per starsene lì tre giorni a fare propaganda.
Così, solo per dargli uno zero in condotta, metterlo dietro la lavagna e impedirgli di replicare alla prossima edizione.