Cosa dire del Nello Caddeo che qualcuno non abbia, almeno tra Grigna e Sodadura, già detto o scritto?
E, soprattutto, come raccontarne in poche righe la storia?
Che sia Sardo (e la “S” maiuscola non è un dettaglio da poco) è noto e stranoto.
E la “sardegnolità” (va’ che termine mi sono inventato) è un valore sul quale ha fondato una “carriera” (anche qui forse sarebbe stata utile un’altra parola che però non mi è venuta in mente) decisamente trasversale, tra esperienze come cuoco, lezioni da maestro di tennis, fotografie straordinarie, dedizione ad un piccolo paese di montagna come amministratore, promotore turistico con pochi eguali e, infine, suo lato più conosciuto alla moltitudine che ne affollava la bottega ricavata da una vecchia stalla ristrutturata, artista del legno e delicato nonché geniale creatore di presepi.
Per me è facile incensarlo, anche se a lui non farà piacere.
L’incenso va bene cosparso sui suoi mille crocifissi e sulle cento e più statue conservate in tante chiese e altri luoghi, non sulla sua testa.
No, sono sicuro che non gli farà piacere.
Ma quando un amico raggiunge un traguardo così importante, come si fa a non parlarne, visto che da qualche tempo dispongo nientemeno di un giornale?
Il Nello è un rifugio di saggezza, isolana o valligiana fate voi, tanto è lo stesso, cambia niente.
Le sue parole sono pesate e dirette, il suo pensiero nitido ed essenziale.
Come me aveva per amico il Comm. Renato Corbetta che lo aveva adottato tra i consiglieri di fiducia per la sua grande Sagra dove il Nello era protagonista indiscusso, punto di riferimento sostanziale, meta preferita e imperdibile per migliaia di turisti e curiosi.
Gli anni ottanta del Nello sono una festa per tutta la Valsassina e simboleggiano quell’inclusione che oggi vede tanti “sardegnoli” vantare, oltre al passaporto senza scadenza della nazione d’origine loro o delle loro famiglie, una carta di identità tutta valsassinese, perché dal mare alla montagna, cari amici di queste bande, alla fine siamo tutti fratelli, anzi “frades” o “fradei” (ma pensa te, quasi uguale!).
(L'amico) Riccardo Benedetti