Qualche giorno fa c’è stata la messa in onda di questa serie tv sulla storia di Sampa, del suo fondatore, scatenando il solito derby italico tra difensori e colpevolisti dell’ultima ora. Mi sono chiesto fin da subito se i commenti seguiti alla visione del film, non siano altro che contumelie isteriche, perché di riflessione e comparazione degli eventi esposti dalla fiction c’è difficoltà a reperirne.
Sul terreno educativo di Sampa, durante l’epoca dei dinosauri, dove ogni percorso per aiutare chi era in difficoltà a causa della droga, è stato inventato giorno dopo giorno, con tanta fatica e poca scienza, stiamo dunque parlando di un’era e generazioni totalmente addomesticati dall’eroina. Stiamo parlando di un tempo preda di comportamenti protestatari e contestatari, diversamente da questo tempo attuale di uso e abuso dell’agio. Da giorni e giorni c’è uno spreco inusitato di parole valigia, nel tentativo grottesco di farci stare dentro tutto e il contrario di tutto. Mi viene da dire ma come si fa a giudicare sempre e comunque,. Come si fa a puntare il dito perentoriamente senza conoscere fino in fondo le cose e le persone. Come si fa a giudicare sempre.
Forse occorrerebbe un battito di cuore in più per consegnare quell’emozione che se non salva le persone quanto meno le aiuta a mettere correttamente un piede davanti all’altro. Non è mai semplice raccontarsi quando le sofferenze, il dolore, le assenze, rendono la vita una perenne sopravvivenza, eppure anche nell’inciampo, nella caduta rovinosa, c’è la possibilità di un ritorno della consapevolezza di fare la cosa giusta, quella che non disprezza il valore della propria dignità, perché come ha detto pure Francesco: nessuno si salva da solo ed io aggiungo nessuno ha ragione da solo.
Ci sono parole che si pronunciano per fare colpo, ripetizioni ermetiche che fanno scalpore, altre parole invece tracciano la propria storia, il vissuto per quello che è, senza bisogno di rivendere niente di quanto è stato, piuttosto è pratica quotidiana per arginare il malcostume delle parole ridotte a comparse di se stesse, un fertilizzante velenoso che si espande a causa di tanta e troppa indifferenza. Il derby creato a misura per acclarare o meno il valore di un uomo, non possiede alcuna autorevolezza, in questo caso è un dovere ascoltare quel che può accadere a essere semplicemente un cittadino onesto, che fa del proprio diritto-dovere di cittadinanza, una responsabilità ulteriore per se stesso e per quanti sono in ginocchio, peggio, alla finestra ad aspettare un treno che spesso non arriverà mai. Personalmente nella Comunità terapeutica e di servizio Casa del Giovane ho imparato che il valore del bene quello vero di ogni persona, è l’unica dimensione autenticamente umana per tentare di accogliere e accompagnare.
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