Quando don Bosco iniziò a fare il prete, a Torino stavano arrivando migliaia di ragazzi poverissimi che, dalle campagne del Regno sabaudo, si spostavano in città per lavorare come operai o come manovali.
Arrivavano a frotte e spesso, prima di trovare un lavoro, vivevano di espedienti in una città che faceva di tutto per farli sentire stranieri.
Tanti non ce la facevano e alla fine morivano senza che nessuno li ricordasse. Altri ancora finivano in carcere dove don Bosco, grazie all'amicizia con don Cafasso, scoprì il grande degrado in cui erano costretti a vivere. Quelli che poi un lavoro lo trovavano, non riuscivano comunque a guadagnare i soldi per il cibo e un alloggio e si accorgevano che la miseria da cui erano fuggiti quando avevano lasciato le loro campagne se la ritrovavano appiccicata addosso anche in città.
L'avventura di don Bosco sotto la tettoia Pinardi di Valdocco cominciò proprio per questi giovani disperati e la Torino bene non vedeva certo di buon occhio questo prete che, al posto di curare le anime di quelli che potevano ricordarsi di averla un anima, si occupava di esseri che vivevano come bestioline in una città che le considerava delle bestie.
Sono passato poco meno di duecento anni e le cose, per molti giovani, qui in Italia, non vanno diversamente da come andavano per i ragazzi che don Bosco accolse nel suo oratorio.
Il mondo è più piccolo e ora, al posto di venire dal Cuneese, dall'Astigiano, dal Monferrato o dalle montagne di Alessandria, arrivano dall'Africa, dal Pakistan o dall'India. Cambiano le provenienze, i fossati culturali sono molto più impegnativi, ma il problema di trattare come esseri umani dei ragazzi che la maggior parte di noi cancella dai propri pensieri è ancora attualissimo.
E allora il ricordo di don Bosco dovrebbe suscitare in noi l'impegno per cercare di ripetere il grande miracolo che ha fatto lui cambiando la vita di migliaia di giovani che, altrimenti, si sarebbero perduti.
Dovrebbe suscitarlo nei nostri politici che si ricordano di essere cristiani solo quando vogliono raccogliere voti.
Dovrebbe suscitarlo nelle nostre parrocchie.
Dovrebbe suscitarlo nelle nostre coscienze.
«Don Bosco ritorna tra i giovani ora!!» cantano oggi i devoti e le devote del santo.
A me basta chiedere a Dio, attraverso l'intercessione di don Bosco, di regalarci altre persone come lui che, quando si sono trovate di fronte a un dramma simile a quello che vivevano i giovani migranti del XIX secolo e a quello che vivono tanti migranti di oggi, hanno avuto il coraggio, l'intelligenza e la fantasia di trovare una soluzione che riuscisse a salvarli.
«Don Bosco, fa che il tuo impegno ritorni nell'opera di tanti cristiani e di tante cristiane del nostro tempo e del nostro paese».