E' purtroppo ancora fresco il ricordo del runner che nei giorni scorsi é stato aggredito e ucciso da un orso mentre correva nei boschi di una vallata in Trentino dove questi plantigradi sono stati reintrodotti dalle autorità locali.
E non era questo il primo e unico episodio. Considerato che anche queste località sono frequentatissime in gran parte dell'anno da turisti e escursionisti oltre che dai cultori della corsa in montagna é scoppiata una forte polemica tra favorevoli e contrari e questo accade puntualmente dopo ogni incidente derivato dal fortuito e occasionale incontro con gli animali selvatici reintrodotti nel nostro ambiente nazionale.
Il tragico episodio avvenuto a centinaia di chilometri da casa nostra consiglia di esaminare e tener presenti analoghe situazioni che sono già accadute anche in provincia di Lecco, Como e Sondrio, per parlare soltanto delle aree geografiche dove viviamo e a noi confinanti e che spesso sono le mete preferite per le abituali escursioni all'aria aperta.
Non é infatti un segreto di stato che nei nostri boschi hanno abbondantemente prolificato i cinghiali che sempre più spesso si spingono fino all'interno dei centri abitati provocando timori e di fatto impedendoci di transitare soprattutto nelle ore serali e con tranquillità nelle zone boscose. Cosa che invece può accadere anche in occasione del rientro da lunghe escursioni in compagnia delle quali non si possono certamente calcolare con esattezza i tempi di percorrenza e i sempre possibili imprevisti lungo il tragitto.
A volte per la stanchezza ci si attarda ma questo non può di certo essere la causa di un grave pericolo.
La cosa ha creato crescente preoccupazione nella popolazione perché gli animali si spingono tra le case e pascolano indisturbati nei terreni coltivati e sulle strade di maggior traffico, in ogni ora del giorno e della notte, creando evidenti problemi per la sicurezza delle persone e danni crescenti all'ambiente, al mondo agricolo e alla zootecnia anche in montagna.
L'invasione dei cinghiali non ha infatti risparmiato neppure i pascoli sulle Terre alte: in tutto il territorio della Comunità montana é di pubblico dominio la devastazione che é sotto gli occhi di tutti dal fondovalle della Valsassina fino a Morterone ma anche nei prati sulla Riviera e in Valvarrone.
Non sono certamente contrario alla presenza dei selvatici in natura ma visto che alcuni sono stati reintrodotti dall'uomo si provveda ora a risolvere il problema creato, utilizzando lo strumento del trasferimento in altri luoghi meno popolati e dunque più adatti agli stessi animali.
Si tenga inoltre presente che sulle nostre strade e paesi oltre ai cinghiali circolano indisturbati e non solo nottetempo altri quadrupedi che evidentemente sono diventati troppo numerosi per starsene nelle più isolate zone di montagna dove sono stati improvvidamente collocati, forse sperando che se ne stessero lì buoni buoni e senza mai "disturbare" gli esseri umani.
La situazione descritta dovrebbe urgentemente consigliare agli amministratori degli Enti sovraccomunali competenti per ambito, consci delle loro gravi responsabilità, di porre in essere, una volta per tutte, gli interventi necessari a ripristinare l'abituale e corretta fruizione dei nostri territori: non é infatti concepibile che non si possa più fare, in sicurezza, un'escursione in montagna con la propria famiglia senza correre il rischio di essere aggrediti, magari anche nell'orto e sulla porta di casa da qualche cinghiale o di venir incornati a morte da un ungulato che se ne va a spasso nei boschi nelle vicinanze di zone così densamente popolate.
In tal senso non sono ovviamente mancate le segnalazioni dei sindaci più direttamente coinvolti e ci si augura per davvero che si intervenga con tempestività, competenza e decisione e non si debba attendere che capitino altre tragedie assolutamente da evitare e non più accettabili dopo quanto é già più volte accaduto.