Viene definita esclusione digitale e riguarda milioni di pensionate e pensionati italiani. Persone che, in pratica, non riescono a accedere a un gran numero di servizi per l’incapacità di usare adeguatamente gli strumenti informatici.
Una situazione che, con l’ormai annunciata eliminazione del Pin (Personal identification number, codice identificativo personale) e l’adozione dello Spid (Sistema pubblico di identità digitale), peggiorerà ulteriormente. La Fnp, il sindacato dei pensionati della Cisl, sta segnalando da tempo il fenomeno.
Perché il passaggio dal Pin allo Spid complicherà ancora di più l’accesso dei pensionati ai propri cedolini Inps e ai servizi online. «Nell’ultimo mese – spiega Beppe Saronni, segretario Fnp Cisl Monza Brianza Lecco – sono arrivate una sessantina di persone per avere informazioni su questo argomento. E poi c’è chi chiede delucidazioni telefonicamente. Come Cisl, ovviamente, non siamo contrari al ricorso alle procedure informatiche. Ma è altrettanto evidente come questo periodo di transizione debba essere gestito con molta attenzione. In caso contrario, si rischia di tagliare fuori una parte importante della popolazione italiana». L’Inps, del resto, già da sei anni ha eliminato le comunicazioni cartacee.
I pensionati, per accedere ai propri dati o per stampare il Cud (certificazione unica) o il modello ObisM (certificato di pensione), devono perciò utilizzare il Pin personale. Ma l’utilizzo di quest’ultimo non è molto diffuso. Secondo i dati comunicati da Cgil Cisl Uil all’Inps, solo 4,5 milioni di pensionati su 16 milioni usano il Pin. Intanto, dal 1° ottobre 2020 è stato sospeso il rilascio di nuovi Pin. Dal prossimo 1° ottobre lo Spid sarà l’unica forma di accesso ai servizi online, insieme alla carta di identità elettronica 3.0 e alla carta nazionale dei servizi. Lo Spid offre maggiori garanzie sotto il profilo della sicurezza, ma è più complicato da ottenere. Presuppone, per esempio, la disponibilità di un indirizzo di posta elettronica e di un telefono cellulare utilizzato in esclusiva dal pensionato. Una coppia di pensionati, per accedere con lo Spid rilasciato dallo stesso provider, dovrà perciò avere due cellulari.
La stessa Cisl Monza Brianza Lecco, naturalmente, continua ad assistere gli iscritti per la stampa del certificato unico e dell’ObisM. Ma il problema rimane: sono numerosi i Comitati Provinciali e Regionali Inps che hanno sollevato la questione e hanno chiesto all’Istituto previdenziale di trovare soluzioni adeguate. Gli esponenti delle organizzazioni sindacali dei pensionati hanno incontrato i responsabili dell’Inps e hanno ribadito la propria disponibilità per affrontare e risolvere la questione. «In ogni caso – aggiunge Saronni -, bisogna trovare le modalità per venire incontro alle esigenze della popolazione anziana». «Innovazione e semplificazione, necessarie e assolutamente utili per chi riesce a praticarle – commenta Mirco Scaccabarozzi, segretario generale Cisl Monza Brianza Lecco -, potrebbero essere accompagnate con un supporto istituzionale in presenza, dove i soliti “esclusi” possano trovare aiuto in queste quotidiane necessità. Mettere al centro la persona significa considerare anche quanti faticano a stare al passo: sono cittadini con gli stessi diritti e con più bisogni, che pagano le tasse spesso meglio di altri e che necessitano dell’attenzione di tutti».
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