Il Giir di Mont non è una competizione qualunque, e fin qui non abbiamo scoperto niente di nuovo.
Assieme a quello che fu il Trofeo Scaccabarozzi (il cui erede odierno è il Trail delle Grigne) è diventato negli anni una classica monumento, sì, proprio come la Parigi - Roubaix, o la Milano - Sanremo, o il Giro di Lombardia.
Il Giir di Mont, rispetto a tutto il resto del mondo delle corse in montagna (e non crediamo di far torto a nessuno affermandolo), ha però un suo proprio DNA che lo caratterizza in tutto e per tutto e lo ha reso famoso in ogni angolo del mondo dove ci sia un qualcuno che si misura con la corsa ad alte quote.
Un evento corale che lo scorso anno ha dovuto alzare bandiera bianca di fronte all'impetuosa avanzata del Covid e che anche quest'anno, è notizia di qualche ora fa, non avrà luogo.
E noi abbiamo chiesto all'amico Presidente dell'A.S.P., Massimo Sanelli, di spiegarcene i motivi.
"Il Giir non è solamente una gara - racconta - ma è anche una festa, e con le limitazioni che ci sono imposte perderebbe la sua anima".
Che, appunto, è la "festa" dello stare insieme e della condivisione di valori che danno allo Sport quel sapore che dovrebbe avere in ogni luogo dove lo si pratica.
"Non avremmo dovuto avere il pubblico nè in piazza e nemmeno lungo il percorso - continua - e niente premiazioni, nessun pasta party".
Ma ve la immaginate, voi, una festa a Premana a base di cibo preconfezionato? Impossibile. Inaccettabile.
Massimo non nasconde la tristezza quando deve spiegare di aver dovuto scegliere, lui che per lavoro chissà quante volte si sarà trovato di fronte a un bivio, ma lì, appunto, è lavoro, qui, scusate, è amore per il proprio paese, la propria comunità.
"Ci siamo chiesti a lungo se dovevamo privilegiare la competizione rispetto alla partecipazione della gente e abbiamo scelto, a malincuore di rinunciare".
Noi aggiungiamo che la scelta è stata tra organizzare una semplice gara e fare il Giir di Mont. Una differenza non da poco per un popolo che avrà anche qualche difetto come tutti gli altri, ma quando si tratta di "fare" (e bene) non è secondo a nessuno.
"Come avremmo fatto ad impedire alla gente di andare in Larec o a Premaniga?" si chiede il Presidente.
E così, onde evitare problemi, l'arrivederci è al 2022.
"Ci saremmo sentiti, seppur indirettamente, responsabili per eventuali problemi Covid - conclude Massimo Sanelli - e ci dispiace immensamente per i premanesi, per i nostri sponsor e per tutti gli atleti che vengono da noi abitualmente".
C'è anche una mezza promessa che da quelle parti di solito diventa una intera realtà.
"Speriamo di riprendere l'anno prossimo con tranquillità e con nuove idee".
Già, perchè a Premana, Covid o non Covid, si guarda comunque sempre avanti.
Riccardo Benedetti